22 Novembre 2023

Gaza. La tregua e le domande sull'ospedale al Shifa

Tregua di 4 giorni a Gaza, tensioni fra ultradestra e parenti degli ostaggi israeliani. I misteri dell'ospedale al Shifa e la guerra delle notizie.
Tregua a Gaza
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Iniziata la tregua tra Israele e Hamas, Gaza tira un sospiro di sollievo. Netanyahu ha dichiarato che la guerra riprenderà alla scadenza, cioè tra quattro giorni, ma la diplomazia può tentare di prolungare e magari elaborare un Endgame alla mattanza che si sta consumando nella Striscia.

Knesset: l’ultradestra contro la tregua e la lite con parenti degli ostaggi

I partiti dell’ultradestra hanno votato contro la pausa del conflitto, ma d’altronde avevano già tentato di mandare all’aria i negoziati in tutti i modi, in particolare portando alla Knesset un disegno di legge che condannava a morte i rapitori, contro il quale si sono scagliati i familiari degli ostaggi perché condannava a morte i loro cari.

Ne è nata una lite furibonda tra gli esponenti dell’ultradestra e questi ultimi, con scene alquanto disgustose, come hanno sottolineato diversi giornali israeliani.

In attesa, resta la distruzione di Gaza, sulla quale rimandiamo all’articolo del Washington Post dal titolo: “Israele ha completamente devastato Gaza”. Si stanno avverando, cioè, i desideri di tanti esponenti dell’establishment israeliano, che hanno chiesto l’espulsione dei palestinesi o, in subordine, l’annichilimento della Striscia, renderla inabitabile per anni.

L’ospedale di al Shifa e i miliziani scomparsi

Controversie accese restano sull’ospedale al Shifa e sul quartier generale di Hamas che sarebbe ubicato nelle sue viscere, che giustamente Paul Pillar, sul National Interest accosta alle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, come fondante la narrativa mainstream su questa guerra.

Riportiamo quanto ha scritto il Jerusalem Post della scorsa settimana: “I 200 miliziani di Hamas, che secondo l’intelligence dell’IDF [Israel defence force] erano presenti all’ospedale di Shifa dopo l’attacco di Hamas contro Israele del 7 ottobre, sono svaniti nel nulla?”

“Quel che seguirà potrebbe cambiare radicalmente, sempre che l’IDF trovi una pistola fumante più consistente nel corso della notte tra mercoledì e giovedì, ma al momento della stesura di questo articolo, l’IDF aveva presentato al mondo prove molto più deboli del previsto riguardo la presenza di Hamas nell’ospedale”.

“L’IDF ha annunciato che non è stato effettuato nessun arresto e anche i media stranieri hanno riferito solo di due arresti, con cinque terroristi di Hamas uccisi fuori dall’ospedale, ma nessuno all’interno – nemmeno un solo scontro a fuoco“.

“[…] Prendere il controllo di al Shifa avrebbe dovuto essere il momento più importante della guerra, il momento in cui Hamas sarebbe stato colpito al cuore e sarebbero stati catturati o uccisi i più importanti leader di Hamas”.

“Invece, prenderne il controllo ha suscitato ulteriori interrogativi sulla capacità di Israele di raggiungere il suo obiettivo principale, quello di tenere sotto controllo Hamas a lungo termine […] Ma forse giovedì l’IDF troverà la sua pistola fumante…”.

Il tunnel “fumante”

La pistola fumante, secondo l’IDF sarebbe il fantomatico buco, che nasconde un tunnel che apparentemente si insinua nei meandri dell’ospedale, come da video diffusi dall’esercito israeliano.

Il filmato è stato fatto da un drone che s’incunea nel tunnel incriminato per arrestarsi davanti alla porta blindata, che ha fermato l’IDF, che da giorni medita su come violare l’uscio senza correre rischi… tanto indugiare suscita legittime domande.

Interessante quanto riferiva al Jazeera sul video in questione: “La prima sezione del video mostra il tunnel verticale che scende. Si notano particolari come colonne portanti in cemento. Sembrano essere costruiti con le normali tecniche dell’ingegneria civile, che richiedono macchine grandi e rumorose come le betoniere”.

“Una simile costruzione non può essere realizzata in segreto, come normalmente vengono costruiti i tunnel di Hamas. Lo scopo di questa costruzione rimane ignoto”.

A chiarire il mistero la rivelazione dell’ex primo ministro israeliano Ehud Barak alla CNN: “È [noto] da molti anni che [Hamas] ha dei bunker, originariamente costruiti da costruttori israeliani, sotto al Shifa”. Insomma, Israele sapeva perfettamente dov’era quel tunnel.

La messinscena dei soldati che accompagnano i cronisti del New York Times a toccare con mano la scoperta fatta per caso, dopo attenta perquisizione dell’edificio, è quindi parte di una propaganda di basso livello.

Resta da capire se davvero Hamas abbia usato quel luogo o se ne sia tenuto alla larga, come ha affermato la milizia e come confermato da medici e personale di al Shifa, molti dei quali occidentali (in tal senso anche le affermazioni di un alto funzionario dell’OMS).

Al Shifa, una manovra di tattica della narrazione?

Riportiamo dal New York Times: “Prendere di mira l’ospedale Al-Shifa ‘non è stato il risultato di una strategia’, ha affermato Giora Eiland, maggiore generale in pensione delle forze di difesa israeliane ed ex capo del Consiglio di sicurezza nazionale israeliano. ‘Si tratta più di un’importante manovra tattica’ nel tentativo di controllare la narrazione su Hamas”,

Il focus, dunque, non erano i capi di Hamas annidati nel quartier generale di al Shifa – che quindi non c’erano o se c’erano erano stati evacuati, come afferma il generale israeliano, – ma “controllare” la narrazione su Hamas. Cosa voglia dire tale affermazione resta nel vago.

Anche perché se anche là sotto verranno rinvenute cose, il tempo trascorso dal  rinvenimento del tunnel non può che suscitare dubbi su possibili messinscene. Allestire un set in un sotterraneo segreto è alquanto facile, d’altronde l’ospedale è ormai stato svuotato, nessun testimone scomodo da tenere d’occhio.

Non giova alla credibilità dell’esercito i tanti errori commessi dall’Hasbara, la propaganda aggressiva di Tel Aviv, che ha spacciato un calendario per un ordine di servizio di Hamas, ha diffuso video falsi sull’esplosione che ha sventrato al Shifa prima dell’invasione di Gaza etc.

Il Dayli Beast dedica una pagina a queste cadute di stile, con un articolo dal titolo: “La disinformazione comicamente pessima di Israele dimostra che stanno perdendo la guerra delle pubbliche relazioni” (non è così, l’informazione mainstream è stata solo scalfita dalle cadute di stile di cui sopra).

Da parte nostra ci limitiamo a una piccola notazione sulle bandiere dell’Isis che sarebbero state trovate vicino ai corpi di alcuni miliziani di Hamas uccisi nel corso dell’attacco del 7 ottobre.

Riportiamo il titolo di un articolo del Financial Times del 2015: “Hamas cerca di eliminare l’Isis da Gaza”. Già, Hamas ha sempre combattuto l’antagonista Isis e l’ha anche eliminata dal territorio che controllava. Peraltro, nel 2016 il Timesofisrael spiegava anche che per l’Isis la Palestina non era un “obiettivo primario”, anzi… potremmo continuare, ma non vogliano annoiare i lettori.

TITOLO DEL FINANCIAL TIMES