24 Gennaio 2017

Trump, Israele e il nucleare iraniano

Trump, Israele e il nucleare iraniano
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«L’intelligence israeliana mette in guardia Netanyahu dal far pressioni su Trump per annullare l’accordo con l’Iran» riguardo lo sviluppo del nucleare. Inizia così un articolo di Amos Harel pubblicato il 21 gennaio sul quotidiano Haaretz.

 

«Secondo una valutazione dell’intelligence – spiega Harel – che è stata consegnata a Netanyahu di recente, la decisione degli Stati Uniti di revocare l’accordo di Vienna potrebbe essere un grave errore».

 

Secondo Harel, diverse Agenzie di intelligence in passato molto critiche sull’accordo, che al momento della ratifica avrebbe contenuto «lacune» ed «errori», hanno cambiato idea. E hanno messo in guardia su un’eventuale denuncia dello stesso, come da programma di Trump e da auspici di Netanyahu.

 

Infatti, da quando è andato in vigore – un anno e mezzo circa – tale accordo «è abbastanza stabile e l’Iran è vi si è conformato in tutto», secondo tali agenzie.

 

I servizi di informazione israeliani temono che la sua revoca «possa creare una frattura insanabile tra Washington e gli altri firmatari, in particolare Mosca e Pechino. Inoltre, uno scontro diretto tra l’Iran e gli Stati Uniti sulla questione significherebbe perdere quanto conseguito con tale intesa: l’impegno dell’Iran di astenersi dal creare armi atomiche, aver ritardato il suo progetto  [di sviluppo atomico ndr.] per almeno diversi anni e aver allungato il “tempo del successo”, quello necessario a Teheran per produrre una sola arma nucleare».

 

Nota a margine. Questione più che delicata quella del nucleare iraniano. Muoversi con imprudenza può creare un incendio difficilmente gestibile. Merito dell’intelligence israeliana è quello di aver messo in guardia i potenziali incendiari, che non sono solo nella nuova amministrazione americana.

 

Difficilmente Trump conserverà l’intesa così come gli è stata consegnata dalla passata presidenza, dal momento che ha più volte espresso la sua contrarietà, conquistandosi consensi preziosi in ambito ebraico (non ultimo quello del premier Netanyahu).

 

Ma dall’improbabile acquiescenza, che i suoi sostenitori potrebbero vedere come un tradimento delle promesse elettorali, allo scatenare un incendio c’è tanto spazio per possibili mediazioni. Tra i propositi di Trump c’è quello di riallacciare un dialogo con Mosca: è auspicabile (e ad oggi probabile) che si cerchi un compromesso nell’ambito di tale dialogo.