Ucraina: cade Ugledar, ritorno alla realtà
Cade Ugledar, villaggio minerario trasformato in fortezza, l’avanzata dei russi prosegue inesorabile. L’idea di dissanguare la Russia con un conflitto estenuante inizia a vacillare: il fronte potrebbe collassare e l’Occidente si troverebbe a dover gestire una disastrosa sconfitta, con le conseguenze geopolitiche del caso.
Da qui l’opzione di chiudere le ostilità con un accordo che salvi il salvabile. Così, i media hanno iniziato a cambiare i toni della narrazione, come sintetizza il titolo di un articolo del Wall Street Journal: “La retorica sull’Ucraina vira verso la realtà”.
Una nota pregna di cinismo, dal momento che rivela come l’amministrazione Biden abbia visto l’invasione russa solo come un “enorme errore strategico [di Putin], che ha consegnato grandi dividendi strategici agli Stati Uniti e all’Occidente. Il team Biden è sempre stato interessato solo a consolidare questi guadagni”.
Così Washington è pronta ad abbandonare Kiev al suo destino e a trovare un accordo con Putin, che sarà compito della prossima amministrazione Usa, perché anche nel caso vincesse la Harris, si “rimangerebbe” le parole di sostegno profuse all’indirizzo di Zelensky nel suo recente viaggio negli Usa.
Certo, “certi opinionisti repubblicani conservatori e never-Trump”, ora pro Harris, e gli “analisti militari online, che hanno guadagnato nuovo pubblico e importanza grazie alla guerra ucraina” moltiplicheranno le accuse di “tradimento” già in circolazione, scrive il WSJ, ma “un ottimista intuisce che si apre una fase necessaria verso un qualche tipo di sviluppo. Un cessate il fuoco si inizia a intravedere nelle carte”.
Del 1 ottobre, poi, un articolo del Financial Times che ammette la stanchezza degli ucraini, tanto che “persino i soldati al fronte ora vogliono negoziare con la Russia per porre fine alla guerra”.
La caduta di Ugledar: il momento più buio
Infatti, “l’Ucraina si sta dirigendo verso quello che potrebbe essere il momento più buio della guerra. Sta perdendo sul campo di battaglia nell’Est del paese, con le forze russe che avanzano senza sosta”.
Inoltre, “Sta lottando per ripristinare i suoi ranghi impoveriti con soldati motivati e ben addestrati, mentre una leva militare arbitraria sta causando una forte tensione sociale”.
Infatti, “in base alla nuova legge, milioni di ucraini sono costretti a registrarsi per l’eventuale servizio di leva o affrontare pesanti multe. Allo stesso tempo, molti ucraini sanno di uomini che, fermati casualmente nelle stazioni della metropolitana o dei treni, spesso a tarda notte, vengono portati nei centri di mobilitazione, quindi dopo un breve periodo di addestramento, mandati in prima linea”. È così da tempo, un segreto di pulcinella, ma è significativo che quanto prima censurato dai media mainstream ora viene rivelato.
Peraltro, sempre il Financial Times, a proposito dei soldati di leva, in precedenza aveva riferito che le Forze armate ucraine “perdono più della metà delle reclute, tra uccisi e feriti, subito dopo il loro arrivo al fronte”. Una mattanza che ha permesso enormi dividendi agli Usa, come notato dal WSJ…
Per tornare al FT del 1 ottobre, dopo aver accennato ai problemi che si presenteranno in inverno, con le infrastrutture energetiche distrutte dai missili russi, si riporta il commento tranchant di Oleksandr Merezhko, presidente della commissione per gli affari esteri del parlamento ucraino: “la società è esausta“.
“[…] Allo stesso tempo – prosegue il FT – il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è sottoposto a crescenti pressioni da parte dei partner occidentali affinché trovi una via per una soluzione negoziata […]. ‘La maggior parte dei partner vuole una de-escalation’, afferma un alto funzionario ucraino”.
Quanto all”amministrazione Biden, scrive il FT, essa è “consapevole che la sua strategia attuale non è sostenibile perché ‘stiamo perdendo la guerra’, come afferma Jeremy Shapiro, capo dell’ufficio di Washington dell’European Council on Foreign Relations. Urge, dunque, un ri-orientamento verso una de-escalation.
Quindi, dopo aver accennato alla variabile Trump, fermo nell’intenzione di porre fine alla mattanza, il FT riferisce che “i più convinti sostenitori dell’Ucraina in Europa potrebbero volere che il conflitto prosegua, ma non hanno le scorte di armi per farlo né piani per colmare il vuoto lasciato dagli Stati Uniti”.
“Molti diplomatici europei che hanno partecipato all’Assemblea generale delle Nazioni Unite tenutasi la scorsa settimana a New York affermano che si è verificato un cambiamento tangibile nei toni e nei contenuti delle conversazioni riguardo un possibile accordo“.
Il modello Germania post Seconda guerra mondiale
Si nota, infatti, “una maggiore apertura da parte dei funzionari ucraini nel parlare della possibilità di raggiungere un cessate il fuoco che tolleri che i russi di restino a controllare il loro territorio, e un dialogo più franco tra i funzionari occidentali sull’urgenza di un’intesa”.
Inoltre, “il nuovo ministro degli Esteri ucraino, Andrii Sybiha, ha sfruttato gli incontri privati con le controparti occidentali durante il suo primo viaggio negli Stati Uniti per discutere di possibili soluzioni di compromesso, hanno affermato i diplomatici, e ha adottato un tono più pragmatico sulla possibilità di negoziati ‘terra in cambio di sicurezza’ rispetto al suo predecessore” (Kuleba, dimissionato da Zelensky).
“Stiamo parlando sempre più apertamente di come finirà e a cosa l’Ucraina dovrà rinunciare per ottenere un accordo di pace permanente”, afferma uno dei diplomatici, presente a New York. “E questo è un grande cambiamento rispetto a sei mesi fa, quando questi discorsi erano tabù”.
“[…] Il più grande problema interno per Zelensky potrebbe derivare da una minoranza nazionalista contraria a qualsiasi compromesso, alcuni dei quali adesso sono armati e addestrati a combattere”.
“Ci sarà sempre un segmento radicale della società ucraina che accuserà di capitolazione qualsiasi negoziato. L’estrema destra in Ucraina sta crescendo. La destra è un pericolo per la democrazia“, afferma Merezhko, parlamentare del partito Servo del Popolo di Zelensky” (prima erano celebrati come eroi e guai a chi diceva il contrario… tant’è).
“La cosa più importante per noi sono le garanzie di sicurezza. Quelle giuste. Altrimenti non si porrà fine alla guerra, se ne innescherà un’altra”, afferma un funzionario ucraino. “La terra in cambio dell’adesione [alla NATO] è l’unica strategia in circolazione, lo sanno tutti”, afferma un alto funzionario occidentale. “Nessuno lo dirà ad alta voce… ma è l’unica strategia sul tavolo”.
Si tratta del modello tedesco, quando la Germania Ovest entrò nella Nato convivendo con la Germania Est in orbita sovietica. Un inizio per aprire una trattativa. Significativo, quanto simbolico in tal senso, che il Cancelliere tedesco Olaf Scholz si sia detto disponibile a dialogare con Putin.