Ucraina: chi era legato a Yanukovich muore
Tempo di lettura: 2 minutiIl 23 marzo muore, in un incidente d’auto, il figlio di Viktor Yanukovich, «incidente strano, visto che delle sei persone che si trovavano nel minibus caduto in acqua, lui sembra essere l’unico a non avercela fatta», scrive Fabrizio Dragosei sul Corriere della Sera del 24 marzo.
Ma Viktor Yanukovich junior non è l’unica persona vicina all’ex presidente dell’Ucraina ad aver trovato la morte in questi ultimi tempi nel Paese. Dettaglia Dragosei: «Il 1° marzo si è gettato dal diciassettesimo piano di un palazzo a Kiev Mikhail Chechetov, ex vicecapogruppo in Parlamento del partito di Yanukovich», che aveva gestito un fondo statale che aveva svolto un ruolo di primo piano nelle privatizzazioni […] «Prima di lui si era uccisa con un colpo di fucile Valentina Semenyuk-Samsonenko, che aveva guidato lo stesso fondo dopo Chechetov. Il 26 gennaio si è tolto la vita, sempre con un colpo di fucile, l’ex vicecapo delle ferrovie Nikolaj Sergienko […] Tre giorni dopo si è impiccato il vicepresidente del Parlamento di Kharkiv Aleksej Kolesnik. Ancora un mese e appeso a una corda hanno trovato Sergej Valter, sindaco della città di Melitopol».
«Le morti, più o meno misteriose, si sono succedute a distanza di pochi giorni. Stanislav Melnik, deputato del Partito delle Regioni, quello di Yanukovich. Altro colpo di fucile. Il dodici marzo è la volta del capo della regione di Zaporozhje a spararsi: Aleksandr Peklushenko era legatissimo a Yanukovich. Tredici marzo e un altro personaggio cade dalla finestra, si tratta di Sergej Melnichuk, che lavorava alla Procura in un distretto di Odessa».
Dragosei riporta l’ipotesi che tali suicidi e morti eccellenti nascano nell’ambito di un regolamento di conti «ancora in sospeso» che hanno a che vedere con gli affari di Yanukovich in patria. Immaginiamo se tale catena di morti misteriose fosse accaduta altrove, ad esempio in Russia: i giornali mainstream avrebbero profuso fiumi di inchiostro per spiegare che Putin stava liquidando l’opposizione interna attraverso suicidi e incidenti “procurati” (d’altronde anche il Corriere scrive nel titolo: «Una lunga catena di decessi sospetti»).
La cosa avviene altrove – punta di un iceberg di chissà quali altre nefandezze -, in un Paese diventato la punta di diamante del conflitto che vede opposto l’Occidente alla Russia. Un Paese giubilato dalla gloriosa rivoluzione di piazza Maidan – finanziata profumatamente anche dalla Fondazione Clinton, mentre Hillary era a Capo del Dipartimento di Stato Usa – che sta rivelando sempre più il suo lato oscuro.