Ucraina. Droni su Mosca: la nuova escalation dettata dalla frustrazione
Tempo di lettura: 4 minutiAltra svolta nella guerra ucraina: ieri otto droni hanno attaccato Mosca. Era già accaduto che Kiev inviasse un drone sulla capitale russa, ma allora, era il 3 maggio, aveva un obiettivo specifico, cioè il Cremlino. Stavolta, invece, l’attacco era diretto contro edifici residenziali, un bombardamento indiscriminato.
I droni su Mosca
Pochi, stavolta, i droni attaccanti, ma a stare alle dinamiche di questa guerra, caratterizzata da escalation graduali, potrebbe essere solo l’inizio di una nuova fase del conflitto, nella quale Kiev prenderà di mira le città russe.
Di per sé si tratterebbe di legittima difesa: essendo bombardate le sue città, Kiev ha diritto di fare altrettanto con le città russe. Sul punto, però, appare ineludibile quanto scrive Anatol Lieven su Responsible Statecraft a proposito degli attacchi in territorio russo: “Dato il ruolo fondamentale degli Stati Uniti nell’armare e sostenere l’Ucraina, l’amministrazione statunitense ha anche il diritto di dire la sua su come vengono utilizzati gli aiuti. Anzi, non ha solo tale diritto, ha anche il dovere nei confronti del popolo americano di esercitare questa influenza”.
Tale diritto-dovere di influenza, spiega Lieven, pone dei limiti alle iniziative ucraine, esplicitamente segnalati dalla Casa Bianca: non devono dar vita a uno scontro Russia-Nato. Bombardare le città russe va esattamente in questa direzione, dal momento che rischia una reazione di Mosca a più ampio raggio (si pensi se fosse accaduto negli Stati Uniti).
Lo stesso diritto-dovere dovrebbe essere proprio anche degli altri Paesi che sostengono l’Ucraina, ma la totale subordinazione all’autoritarismo di Washington non offre spazi in tal senso.
Date le considerazioni di Lieven, appare inquietante che l’amministrazione Usa non abbia sconsigliato le azioni di Kiev, ma abbia addirittura raddoppiato. Ieri, infatti, interpellato sulla possibilità di inviare a Kiev i missili a lungo raggio ATACMS, il presidente Biden, che finora si è opposto a tale fornitura, ha dichiarato che la questione “è ancora in gioco“.
Tenendo ancora una volta presenti le dinamiche di questa guerra, quando l’amministrazione Usa inizia a ventilare l’ipotesi di consegnare a Kiev un più avanzato tipo di arma, prima o poi l’ipotesi si concretizza (è accaduto per i carri armati, per i Patriot, per gli F-16).
Gli ATACMS non hanno una gittata tale da arrivare a Mosca, ma si tratta di un’ulteriore escalation, che ne prelude altre.
Sempre tenendo presenti le dinamiche della guerra, in genere, quando Kiev si esibisce in operazioni che irritano particolarmente Mosca, l’amministrazione Usa si premura di far pubblicare sui media, in forma anonima, note che segnalano la propria contrarietà all’azione.
Una presa di distanza che però non incide affatto sul conflitto, come denotano le ripetute escalation, il che denota quanto sia spuntata, se non falsa, la contrarietà in questione. Da vedere se usciranno indiscrezioni similari anche per il bombardamento della capitale russa.
Al di là, resta appunto la nuova escalation, che avvicina sempre più la guerra verso uno scontro diretto Est-Ovest. Non per nulla il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov alcuni giorni fa ha dichiarato che l’America sta “giocando col fuoco“.
Perché L’escalation
Resta da capire la ragione di questa escalation ad alto rischio. Tre i motivi. Anzitutto si tratta di silenziare la notizia della caduta di Bakhmut offrendo in pasto ai media notizie altre e che segnalino che è ancora Kiev ad avere l’iniziativa, così che la disfatta di cui sopra possa essere derubricata a incidente di percorso.
Inoltre, si tratta di coprire il vuoto prodotto dal continuo rinvio della controffensiva ucraina. Un rinvio che inizia a porre domande, che il diuturno susseguirsi di rassicurazioni da parte ucraina, che tutto è pronto e sta per iniziare, non fa che moltiplicare.
Evidentemente c’è un problema. Nonostante tutti i preparativi, gli ucraini, presumibilmente gli alti gradi militari, non si sentono affatto sicuri. Temono di mandare allo sbaraglio il loro esercito, cosa che potrebbe peraltro aprire la strada a più incisive iniziative russe.
La visita del falco Lindsey Graham a Kiev sembra che abbia avuto come scopo proprio quello di vincere tali resistenze. Peraltro, anche il video girato sul web del suo incontro con Zelensky appare istruttivo sul tema.
Nel filmato, il senatore repubblicano afferma: “La morte dei russi è il miglior denaro che abbiamo mai speso”. Frasi raccapriccianti per le quali la Russia ha emesso un mandato di cattura contro il guerrafondaio (qui un video nel quale Graham, insieme all’altro falco repubblicano, oramai defunto, John McCain, offre il sostegno dell’America agli ucraini per la loro guerra contro la Russia…era il 2016, ma era già tutto pronto, come disse Graham: ” il 2017 sarà l’anno dell’attacco”, vedi fotogramma in apertura).
Quella di Graham non è solo un’epifania del cinismo che alberga nei circoli neocon, ma è anche il punto della questione. La controffensiva ucraina, anche se non raggiungesse gli scopi prefissati, avrà comunque l’esito di uccidere altri russi, nella speranza di fiaccare le forze di Mosca e indebolire il morale del suo popolo. Da cui la vanità delle resistenze di Kiev e l’ineluttabilità della controffensiva.
Ultimo motivo dell’attuale escalation, la frustrazione di Kiev e dei suoi sponsor per gli sviluppi della situazione. Avevano appena incassato una grande vittoria, stavano festeggiando l’arrivo degli agognati F-16, che i russi hanno iniziato a bombardare con più determinazione gli aeroporti ucraini (nell’ultimo mese si erano concentrati sui depositi di munizioni e sulla logistica, per spuntare le ali alla controffensiva).
Colpire gli aeroporti non ha solo una valenza nel breve, cioè quella di precludere alla controffensiva la residua copertura aerea, ma serve anche a riportare gli antagonisti alla dura realtà.
Gli F-16 avranno bisogno di aeroporti da cui decollare e i russi hanno fatto capire che, quando arriveranno, prenderanno di mira tali aeroporti con una certa efficacia, relativizzando ancor più l’impatto delle nuove armi magiche sul conflitto (peraltro, la mossa russa era di facile intuizione, ne avevamo scritto in tempi non sospetti).
Tale la situazione, la macelleria continua.