Ucraina. Gli Usa e la guerra decennale
“I piani di guerra degli Stati Uniti per l’Ucraina non prevedono più la riconquista del territorio perduto”. Questo il titolo di un articolo del Washington Post che spiega come gli Usa stiano rimodulando la strategia per l’Ucraina. Infranta tragicamente l’utopia coltivata finora della riconquista del Donbass, si tratta di portare avanti una guerra di logoramento e di impedire ai russi di avanzare.
La guerra infinita in Ucraina
Così il WP: “Il piano degli Stati Uniti è parte di uno sforzo multilaterale da parte di quasi tre dozzine di paesi che sostengono l’Ucraina per garantirne la sicurezza a lungo termine e il sostegno economico […] come dimostrazione di una risolutezza duratura nei confronti del presidente russo Vladimir Putin”. Ognuno di questi Stati “sta preparando un documento che delinea i propri impegni specifici per il prossimo decennio. La settimana scorsa la Gran Bretagna ha reso pubblico il suo accordo decennale con l’Ucraina”, un impegno simbolicamente suggellato dalla visita di Rishi Sunak a Kiev. E presto, spiega il WP, sarà la volta della Francia, anch’essa prossima a suggellare tale impegno con la visita a Kiev di Macron.
“Ma il successo di questa strategia – scrive il WP – dipende quasi interamente dagli Stati Uniti, che è di gran lunga il più importante donatore di denaro e armi all’Ucraina, nonché l’attore preposto a coordinare lo sforzo multilaterale. Questa primavera l’amministrazione spera di stilare il proprio impegno decennale, ora in fase di elaborazione da parte del Dipartimento di Stato con la benedizione della Casa Bianca, presupponendo che la richiesta di 61 miliardi di dollari del presidente Biden per inviare finanziamenti supplementari all’Ucraina sia approvata dal riluttante Congresso” (a frenare sono i repubblicani di rito trumpiano).
Serve una nuovo Yalta
Tornano in mente le parole di Oleksij Arestovych nell’intervista a UnHerd citata in una nota pregressa, laddove spiega che l’Ucraina non riuscirà a riconquistare i territori passati sotto il controllo russo e che sperare in un negoziato tra Russia e Ucraina è vano.
In realtà, spiega Arestovich, per chiudere questa maledetta guerra servono “negoziati sulla sicurezza dell’intera Europa orientale. […] Dobbiamo creare un nuovo sistema di sicurezza europeo, perché il precedente cosiddetto sistema Potsdam/Yalta, creato nel 1945, non funziona affatto”.
E rimarca come sia assolutamente impossibile che Kiev e Mosca raggiungano un accordo: “È profondamente stupido parlare di questa trattativa. Dobbiamo negoziare un sistema di sicurezza completamente nuovo per l’Europa, tenendo conto di tutti gli aspetti del problema”.
“La Russia non si sente sicura. Possiamo riderci sopra e dire che non abbiamo mai avuto un approccio aggressivo nei confronti della Russia, ma i russi non la pensano così […] abbiamo bisogno di un grande negoziato, che coinvolga entrambe le parti, tutti i membri della NATO, tutti i Paesi alleati dell’UE, tutti gli stati interessati naturalmente alla sicurezza europea, per creare un nuovo sistema Potsdam/Yalta, perché l’alternativa saranno 10 o 15 anni di guerra“.
I neocon e la pelle degli altri
I neocon e la Gran Bretagna hanno imboccato la strada più devastante e stanno trascinando il mondo in questo abisso. Se prevarranno, come attualmente sembra, hanno davanti due criticità. La prima è se l’Ucraina riuscirà a sostenere tale sforzo. Serve personale che vada al fronte e che, allo stesso tempo, mandi avanti il Paese. Le risorse in tal senso iniziano a scarseggiare. Tanti, troppi, i morti e i feriti.
Si potrebbe sopperire con una leva generalizzata, ma un progetto di legge in tal senso è stato bocciato dalla Rada. Certo, potrà attuarsi in altra forma, ma anche in tal modo il logoramento delle risorse umane è certo. Né basta a sopperire a tale mancanza l’invio di mercenari, peraltro già presenti sul fronte.
Infatti, non sono tanti i mercenari disposti ad andare in Ucraina. Un conto è ammazzare negri in Africa, esercizio facile e poco pericoloso, un altro è rischiare di essere ammazzati in Ucraina. Si può ricorrere all’invio di truppe regolari dell’Europa dell’Est (sacrificabili nei piani neocon), ma anche qui le criticità sono tante: sia a livello interno, perché la popolazione di tali Paesi potrebbe non gradire, sia a livello esterno, con la Russia che potrebbe reagire contro i Paesi interessati.
L’altra criticità grande sulla guerra decennale riguarda la posizione russa. Mosca, infatti, potrebbe decidere di forzare la mano adesso, quando ancora la seconda fase della guerra non ha ancora preso forma e le forze ucraine sono oggettivamente degradate. Potrebbe, cioè, dar vita a una manovra su grande scala, tale da far collassare l’Ucraina.
Alternativa ardua da percorrere, perché subirebbe perdite gravose, finora evitate (se non all’inizio dell’invasione, ma perché pensava di vincere in fretta). Peraltro, il rischio di controllare territori abitati da una popolazione ostile sono tanti ed è gravoso e dispendioso controllarli.
La realtà ucraina
Al di là della querelle, quel che la guerra decennale non considera affatto è il fattore umano, cioè le perdite che subirà l’Ucraina, già ad oggi un Paese fantasmatico. Ne parla Maria Mateiciuc, reduce da una visita in Ucraina, sul suo blog. Riportiamo.
– Secondo le loro stime, hanno perso più di un milione tra figli, padri e mariti; se n’è andata un’intera generazione.
– Anche nel Sud-ovest, dove il sentimento anti-russo è forte da tempo, i cittadini sono riluttanti o addirittura spaventati nel criticare pubblicamente Zelensky perché andrebbero in prigione.
– In ogni villaggio e città, nelle strade, nei negozi e nei ristoranti si vedono raramente uomini.
– I pochi uomini rimasti sono terrorizzati all’idea di lasciare le case per paura di essere rapiti e costretti alla leva. Alcuni sono ricorsi a supplicare gli amici di rompergli le gambe per evitare il servizio.
– Le squadre di ricerca dell’esercito si muovono la mattina presto, quando gli uomini escono di casa per andare al lavoro. Tendono un’imboscata e li rapiscono per strada e nel giro di 3-4 ore vengono arruolati nell’esercito e portati direttamente in prima linea, con un addestramento minimo o nullo; è “una condanna a morte”.
– Diventa ogni giorno peggio. Dove alloggiavo, un dentista era stato appena preso dalle forze di sicurezza mentre si recava al lavoro, lasciando dietro di sé due bambini piccoli […].
– Madri e mogli combattono con le unghie e con i denti contro le forze armate, implorando di non portare via i loro uomini. Tentano di corrompere, cosa che a volte funziona, ma la maggior parte delle volte subiscono violenza fisica e minacce di morte.
– Il territorio celebrato come “riconquistato” dalla Russia è ridotto in macerie ed è ormai inabitabile. In ogni caso, non è rimasto nessuno a viverci e le famiglie sfollate probabilmente non ci torneranno mai più.
– Vedono il modo in cui viene raccontata la guerra, in patria e all’estero. È uno “scherzo” e mera “propaganda”. Dicono: “Guardatevi intorno: questo è vincere?”.
[…] Non c’è ambiguità in queste persone. La guerra è stata inutile: una presa in giro. Il suo esito è sempre stato, ed è, chiaro. Le persone sono senza speranza, sono devastate e vivono in un incubo senza fine. Chiedono una fine, una qualsiasi fine – molto probabilmente la stessa “pace” che avrebbe potuto essere raggiunta due anni fa. Nella loro mente hanno già perso, perché i loro figli, padri e mariti se ne sono andati e il loro paese è stato distrutto. Non c’è “vittoria” che possa cambiare la situazione.
Non siate indotti in errore: sono infuriati contro Putin. Ma ce l’hanno anche con Zelensky e l’Occidente. Hanno perso tutto, peggio di tutto, la speranza e la fede, e non riescono a capire perché Zelensky voglia continuare in questa strada, che porta solo devastazione.
Tutto ciò stride con le testimonianze degli ucraini riportate dai media mainstream, in genere improntate all’orgoglio nazionale e proiettate verso la vittoria. Ma il quadro descritto dalla blogger appare alquanto più realistico.