28 Gennaio 2025

Ucraina: i negoziati che ancora non ci sono

Trump apre a un incontro con Putin, Putin accetta, ma ancora non si vede nulla. Negoziati procrastinati, per motivi dicibili e indicibili
di Davide Malacaria
Ucraina: i negoziati che ancora non ci sono
Tempo di lettura: 5 minuti

L’avanzata delle forze russe continua, giorno dopo giorno, inarrestabile. Di ieri la conquista di Velyka Novoselka, baluardo fortificato la cui caduta mette a repentaglio tutta l’area all’intorno, rimasta senza difese. Per i russi si aprono altre possibilità per aggirare parte del fronte meridionale e velocizzare l’avanzata verso Zaporozhye e il Dnepr, obiettivi strategici finali.

Allo stato delle cose, la situazione è impossibile da invertire o arrestare, eppure l’Ucraina, invece di aprire decisamente ai negoziati per chiudere la guerra persa e salvare il salvabile, continua nelle sue ambiguità e a combattere. Non eroismo, ma l’esatto contrario, perché la leadership ucraina sta mandando letteralmente al macello, senza alcuno scopo, i suoi cittadini.

Pace procrastinata

Da parte sua, l’amministrazione Trump, che aveva promesso di chiudere la guerra, non sta facendo nulla in tal senso. Le armi continuano a fluire, anche se in maniera ridotta, verso Kiev, in contrasto con tali promesse, ma, allo stesso tempo, sono stati bloccati i fondi diretti a scopi assistenziali, che poi tanto assistenziali non erano, segnalando la prima riduzione dell’impegno Usa.

Did Trump Halt Aid to Ukraine?

Ma, al di là delle aperture di Trump per incontrare Putin, nulla si muove. Lo denotano tante cose, ma soprattutto il fatto che l’inviato per l’Ucraina della nuova amministrazione, al di là di alcune interviste nelle quali ha ribadito la missione affidatagli, cioè di chiudere a breve il conflitto, non ha fatto nulla né, cosa ancora più significativa, si è recato in Ucraina come ci si sarebbe aspettato, quantomeno per iniziare un dialogo con la leadership di Kiev.

C’è chi pensa che le promesse di Trump erano solo parole al vento, ma il fatto che siano state ribadite e declinate in vario modo praticamente da tutti i membri della sua amministrazione segnala che così non è (occorre ri-orientare l’America per il confronto commerciale con la Cina, che ieri ha devastato le Big Tech con l’AI DeepSeek, evidenziando in maniera ancor più plastica che la vampirizzazione delle risorse Usa da parte dell’Ucraina è controproducente).

A shocking Chinese AI advancement called DeepSeek is sending US stocks plunging

Un paradosso che probabilmente si spiega in due modi. Il primo è che Trump e la sua squadra stanno lavorando in silenzio per creare le condizioni per aprire il tavolo dei negoziati.

A tale proposito occorre superare gli ostacoli frapposto da una parte della leadership europea, anzitutto la Gran Bretagna, e di quasi tutta la leadership ucraina collegata a questa e al precedente potere americano (politici e apparati).

Per tali ambiti non si tratta solo evitare la perdita del potere, problema che al momento riguarda la sola Ucraina, ma, oltre a sperare in un coup de théâtre (sempre possibile) che renda più arduo chiudere il conflitto, si tratta anche di aver tempo per operare in modo da impedire l’emergere delle nefandezze consumate durante la guerra (corruttela, abusi, crimini, alimentazione del nefando circuito della pedofilia, per fare qualche esempio).

Sta all’America avviare la macchina del negoziato, ma deve creare un minimo di convergenze o quantomeno smussare gli ostacoli per evitare che tali forze ostative facciano deragliare il dialogo appena questo sarà avviato.

Trafficking of Ukrainian children including for sexual and labour exploitation: risks in spotlight

L’avanzata russa e la variabile mediorientale

L’altra ragione, indicibile, è che il negoziato dovrà necessariamente riconoscere che la Russia conservi i territori conquistati, cosa che peraltro ormai è opinione più che diffusa. E, visto che al momento Mosca non controlla tutto il territorio che si era prefissata di conquistare all’inizio dell’operazione speciale, gli si deve dare il tempo per farlo.

Tempo che gli serve anche per riconquistare tutto il territorio della regione di Kursk, parte della quale è ancora sotto il controllo delle forze ucraine, che Kiev vorrebbe barattare con parte dei territori conquistati dai russi.

Certo, Kiev potrebbe cedere tali territori, o parte di essi, in ambito negoziale, evitando altre inutili stragi; sarebbe la cosa più ragionevole, ma la ragionevolezza da tempo latita in tale leadership, da cui la coda del conflitto.

Ci è ignoto se nella trattativa quadro l’amministrazione Usa voglia far rientrare anche il Medio oriente, cioè che Mosca aiuti gli Stati Uniti alla stabilizzazione della regione secondo i desiderata della destra israeliana (in pratica che acconsenta alla creazione della Grande Israele a scapito dei palestinesi). Mosca ha leve in Medio oriente che Washington non ha (con l’Iran, l’Egitto e altrove) e potrebbe favorire tale processo.

Ma, se così fosse, si rischia di inserire nei negoziati ucraini una variabile impazzita che potrebbe far saltare tutto. Infatti, difficilmente Putin potrà accogliere tale prospettiva, perché gli allontanerebbe i favori di tanti Paesi del Terzo Mondo che hanno iniziato a guardare a Mosca e ai Brics per allontanarsi dai vincoli post-coloniali.

Le rivelazioni di Tucker Carlson

Al di là della digressione mediorientale, resta che l’apertura dei negoziati con Mosca è stata procrastinata, anche se è ovvio che sottotraccia i contatti informali sono di certo iniziati.

In attesa, c’è da registrare la rivelazione di Tucker Carlson, il quale, nel suo show, ha fatto due rivelazioni, una più importante dell’altra. La prima è che l’amministrazione Biden aveva pianificato di uccidere Putin, iniziativa che il cronista ha definito folle (non c’è altro termine per definirla: sarebbe stata la terza guerra mondiale).

https://www.dailymail.co.uk/news/article-14332701/Tucker-Carlson-makes-bombshell-claim-attempt-kill-Putin-Moscow-jumping-allegation.html

La seconda è che, di fatto, a gestire l’amministrazione del debole Biden è stato in realtà il Capo del Dipartimento di Stato Tony Blinken, ed è stato sempre lui, tra le altre cose, a spingere per far proseguire la guerra ucraina ad libitum (come anche il genocidio palestinese, si può aggiungere).

Nulla di nuovo per quanto ci riguarda, dal momento che l’abbiamo scritto più volte sul nostro sito, aggiungendo che il debole Biden ha tentato più volte di frenare la bellicosità del suo Segretario di Stato, che poteva contare sull’appoggio dei potenti circoli americani e internazionali consegnati alla guerra senza fine.

Prima o poi si dovrà rivalutare la figura del senescente presidente, al quale vengono attribuite, pure a volte a ragione, tante nefandezze: senza la sua azione frenante la follia di Blinken e dei suoi sodali avrebbe portato il mondo nell’abisso della terza guerra mondiale.

Così è del teatro del mondo: non sempre quel che si vede è reale. Tanto è nascosto, occulto per meglio dire. Va tenuto presente anche per giudicare l’attuale amministrazione Usa.

Ps. Carlson ha detto anche che sono stati gli Usa a sabotare il Nord Stream 2, parlando giustamente di un “attacco alla Germania“. Cosa nota, ma è bene ribadirlo.