13 Aprile 2022

Ucraina: in attesa dei profetizzati attacchi chimici dei russi

Ucraina: in attesa dei profetizzati attacchi chimici dei russi
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“Cosa facciamo se Putin usa armi chimiche?” Questa l’angosciosa domanda che si pone Bret Stephens sul New York Times, riecheggiando un rumore di fondo che sta accompagnando la nuova fase della guerra ucraina, che si aprirà ufficialmente con la caduta di Mariupol ormai prossima.

Perché, caduta Mariupol, il conflitto potrebbe protrarsi per breve tempo, riaprendo una finestra per i negoziati di pace. Da qui la necessità di rilanciare, perché la guerra non finisca, ma prosegua per poter logorare la Russia. E un attacco chimico sarebbe una manna per i produttori di guerra.

Forse è un caso, ma anche no, che a scrivere il pezzo del NYT, che minaccia sfracelli contro la Russia se userà armi chimiche, sia un cronista molto particolare. Al tempo, Bret Stephens usò la sua penna per sostenere le ragioni della guerra in Iraq, dal momento che le armi di distruzione di massa di Saddam erano provate da informazioni “molto dettagliate” dell’intelligence.

Non solo, si spingeva anche ad accusare l’allora capo dell’Aiea, Hans Blix, secondo il quale drammatizzazione della minaccia di Saddam era solo una scusa per invadere l’Iraq, di propalare “calunnie a buon mercato”. Tale la dinamica della propaganda ufficiale, che anche oggi, sulla guerra ucraina, usa derubricare a bugiardi e ingannatori quanti la mettono in dubbio.

Le pose muscolari dei neocon americani hanno eco in Europa, in particolare nella Gran Bretagna, nazione che vede nella guerra ucraina un’occasione d’oro per rilanciarsi, che ha dichiarato solennemente che se la Russia userà armi chimiche “sono possibili tutte le opzioni”…

Tale la follia di certi circoli atlantisti, che aspetta solo di essere scatenata. Ovviamente la Russia non ha alcun motivo di usare certi armamenti, dal momento che ne ha a sufficienza per incenerire l’Ucraina, ma l’incidente chimico arriverà, a meno di miracoli.

D’altronde è lo stesso gioco che abbiamo visto in Siria, dove attacchi chimici attribuiti ad Assad hanno alimentato la propaganda di guerra e portato i Paesi occidentali, in particolare gli Stati Uniti, a essere sempre più aggressivi nei confronti di Damasco, fino a sfiorare lo scontro con Mosca.

Il fatto che tali attacchi chimici siano stati smentiti più volte e in maniera autorevole, addirittura messi in dubbio dalla stessa Difesa americana, nulla ha cambiato nella propaganda, nella narrativa e nell’aggressività occidentale contro Damasco, placatasi solo dopo che la situazione sul campo di battaglia è arrivata a uno stallo (ancora precario).

A smentire quegli attacchi furono cronisti del calibro di Robert Fisk, giunto su uno dei luoghi incriminati, nel quale ha svolto un reportage esplosivo (Indipendent); un’inchiesta di alcuni professori del Mit pubblicata sul New York Times; il cronista della BBC Riam Dalati; il premio Pulitzrer Seymour Hersh (che rivelò al mondo la strage di Mỹ Lai); Wikileaks, che ha rivelato come il report degli ispettori incaricati di indagare sull’attacco di Douma dicesse l’opposto di quello ufficiale che, mentendo, accusava Damasco.

Ma gli attacchi con le armi chimiche di Assad ormai sono narrativa consolidata e consegnati alla storia, che è sempre scritta dai vincitori. E così avverrà per gli attacchi chimici russi che presto, a meno di miracoli, dovremo registrare in Ucraina, provocando un’escalation del conflitto e un ingaggio più diretto della Nato.

Tale il gioco al massacro che l’America sta guardando e guidando da lontano, limitandosi a fornire armi, intelligence, apparato mediatico e mercenari, con l’Ucraina sempre più devastata e l’Europa sempre più dipendente, per non dire schiava, di Washington. Tra i due litiganti il terzo gode è un proverbio popolare che in lingua inglese deve risuonare alquanto bene.

Ad oggi la prima denuncia di un attacco chimico russo, che ha suscitato indignazione globale, è stata respinta al mittente. Si tratta di un asserito uso di armi chimiche a Mariupol, denunciato da fonti locali, che ha suscitato scetticismo tra gli esperti (Dagospia), ma soprattutto non è stato “confermato” dal Pentagono, che pure monitora ogni centimetro quadrato dell’Ucraina.(Nbc). Si inizia così, poi, normalmente, si va in crescendo.