Ucraina: si intensificano i contatti Russia-Usa
Ieri il Cremlino ha annunciato che negli ultimi giorni si sono “intensificati” i colloqui con gli Stati Uniti, specificando che si tratta di contatti a livelli di Agenzie. Le trattative sono iniziate, come era ovvio che fosse, in via riservata. Immaginare la scena di Trump e Putin che tengono una conferenza stampa congiunta e magari si scambiano una stretta di mano nell’attuale situazione geopolitica era più che irrealistico. I negoziati seri si fanno sottotraccia.
Ed è più probabile che non si limitino all’Ucraina, ma riguardino i dossier più caldi del momento (tra cui la tragedia mediorientale, come denota la visita a Mosca di una delegazione di Hamas di alcuni giorni fa). Per restare sul conflitto ucraino, la spinta per chiudere la guerra è stata data e ormai si procede per inerzia.
Zelensky in zugzwang (1)
La consapevolezza che la finestra per prolungare ad libitum il conflitto si sta lentamente chiudendo ha fatto letteralmente impazzire Zelensky, il quale sa che tale prospettiva lo destina ai giardinetti, se non peggio.
La morsa si sta stringendo non solo ad alti livelli, ma anche a livelli più bassi. Lo denotano le rivelazioni di Oksana Romanyuk, direttrice dell’Istituto di informazione di massa, secondo la quale dall’inizio della guerra il 90% dei media ucraini ha iniziato a dipendere dai finanziamenti dell’Usaid, l’Agenzia utilizzata da Washington per gestire il suo soft power globale che l’amministrazione Trump ha chiuso. Senza il supporto di tali media, l’immagine di Zelensky è destinata a erodersi ancora di più presso l’opinione pubblica ucraina.
Disperato, il presidente ucraino alterna aperture alla Russia, dicendosi addirittura disponibile a un incontro con Putin, a follie estreme, come la richiesta di ottenere testate nucleari per il suo Paese, richiesta avanzata in un’intervista a Piers Morgan, il conduttore televisivo più seguito del Regno Unito.
La sede della richiesta è indicativa, si stava cioè rivolgendo alla Gran Bretagna, che più di altre nazioni ha spinto per prolungare il conflitto, nel disperato tentativo di ottenere l’arma definitiva per bloccare le iniziative di Trump e far addivenire i russi a più miti consigli, nulla importando che la comparsa di bombe atomiche in Ucraina potrebbe avviare la terza guerra mondiale, dal momento che Mosca non può permetterlo (per inciso, il Consigliere di Zelensky Mikhail Podolyak ha dichiarato che una guerra diretta Usa-Russia sarebbe vantaggiosa per l’Ucraina, tale la follia che alberga a Kiev).
In risposta alla richiesta nucleare di Zelensky, l’inviato Usa per l’Ucraina Keith Kellog ha prontamente dichiarato che le possibilità in tal senso sono pari a “zero” o “minime”, dove quel minime allarma un po’ perché tiene aperte possibilità, seppur remote (se è parte di una tattica negoziale, è alquanto folle).
La resistenza della Ue e della Nato ai negoziati per l’Ucraina
Per finalizzare i negoziati, però, occorre vincere resistenze, dal momento che l’amministrazione Trump si aspettava che Europa e Nato obbedissero prontamente alla nuova linea americana, ma così non è stato.
Ue e Nato non hanno certo la forza di proseguire la guerra senza gli Usa, ma possono e vogliono mettere i bastoni tra le ruote alle trattative, anche perché vorrebbero sedere al tavolo dei negoziati che al momento li vede esclusi, come accade per Kiev.
Da qui le spinte, ad oggi residuali, per tentare di prolungare la guerra. Non sfugge, ad esempio, che il giorno in cui Kellog ha avuto il primo approccio ufficiale con una delegazione ucraina, le forze di Kiev hanno lanciato una controffensiva nella regione russa di Kursk.
L’attacco non ha avuto un grande successo, anzi, ma non serviva (2). L’importante era far arrivare il messaggio che la guerra deve proseguire e che gli Usa non possono trattare in solitaria con Mosca. Una scommessa che sembra persa in partenza, ma la questione è talmente delicata e presenta talmente tante variabili che non è possibile indicare prospettive definitive.
Da notare che il primo approccio ufficiale di Kellog si è tenuto nella sede dell’ambasciatrice ucraina a Washington Oksana Markarova. Kellog ha cioè evitato di recarsi a Kiev e soprattutto di incontrare Zelensky, particolare che denota certo disinteresse-fastidio per il governatore della colonia.
Intanto le truppe russe avanzano, anche se hanno limitato il ritmo delle operazioni militari, particolare che evidenzia come l’attenzione si sia spostata altrove, cioè al tavolo negoziale. A metà febbraio si terrà l’usuale Conferenza di Monaco sulla Sicurezza, chiamata a confrontarsi anzitutto sulla guerra ucraina.
Riportiamo quanto si leggeva nel manifesto che annunciava quella del 2023: “A quasi un anno dall’avvio della guerra di aggressione da parte della Russia nei confronti dell’Ucraina, la Conferenza rappresenta un’opportunità per discutere di come continuare a sostenere la difesa dell’Ucraina e l’ordine internazionale basato sulle regole e su come affrontare le conseguenze della guerra a livello mondiale e le sfide globali e regionali in materia di sicurezza”. Ne è passata di acqua sotto i ponti. Tanta.
(1) Negli scacchi è una situazione in cui un giocatore, costretto a muovere, è destinato a perdere qualsiasi mossa faccia.
(2) Da notare che l’attuale controffensiva a Kursk segue, dopo mesi di arretramento delle forze di Kiev, quella avvenuta agli inizi di gennaio, che era coincisa con l’annunciata visita di Kellog in Ucraina, annullata a causa di essa (vedi Piccolenote). La reiterazione non appare casuale.