9 Settembre 2023

Ucraina. La visita di Blinken e quella di Johnson

Zelensky con Blinken e Johnson
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“Iniziano a sentirsi scricchiolii nel lago ghiacciato delle relazioni Usa – Russia”. Con questo titolo M.K. Bhadrakumar  su Indianpunchline mette in fila alcuni segnali che starebbero a indicare l’apertura di una finestra di opportunità per avviare negoziati sull’Ucraina.

Primo di questi segnali sarebbe l’incontro tra il ministro degli Esteri russo Lavrov e il suo omologo indiano S. Jaishankar a Giakarta, a margine del vertice dell’Asia orientale, avvenuto lo stesso giorno dell’arrivo a sorpresa del Capo del Dipartimento di Stato USA Antony Blinken a Kiev.

Cose distanti tra loro, ma l’India il giorno successivo avrebbe ospitato il G-20, vertice che si preannunciava difficile a causa delle diverse valutazioni sulla guerra ucraina, divergenze che potrebbero portare a non stilare un comunicato congiunto finale, la prima volta nella sua storia.

L’India aveva fatto capire all’America di non avere intenzione di discostarsi dalla sua posizione neutrale, come denotava peraltro il niet al petulante Zelensky che aveva chiesto di essere invitato. L’incontro con Lavrov sarebbe servito a cercare con i russi una formula conclusiva di compromesso con l’America. L’india, da Paese ospitante, vuole che il vertice abbia successo.

Interessante, però, data la coincidenza dell’incontro Lavrov-Jaishankar col viaggio a Kiev di Blinken, quanto annota Bhadrakumar: “I due gli eventi sono accaduti mercoledì.  Il traffico di codici tra Giakarta, Kiev, Mosca e Washington sarà stato piuttosto intenso in quelle 48 ore”.

L’insolito viaggio di Blinken a Kiev

Più incisivo quanto Bhadrakumar riferisce sulla visita del Capo del Dipartimento di Stato, nel corso della quale sono ovviamente riecheggiate le usuali dichiarazioni richieste dalla propaganda. E, però, scrive l’analista indiano, “Blinken ha fatto una visita piuttosto insolita a Kiev. Nel suo petto non ardeva l’usuale fuoco sacro. Per una volta non ha minacciato la Russia né messo in ridicolo Putin […]. Né ha mostrato molto entusiasmo per la controffensiva di Kiev […] non si è parlato vanagloriosamente di liberare la Crimea, di portare la guerra in territorio russo o di costringere la Russia a lasciare i territori annessi e di negoziare con la Russia solo da una posizione di forza”.

Ancora più interessante l’altra annotazione: “La cosa più insolita della visita di Blinken è che si è protratta per un secondo giorno. Deve essere la prima volta che Blinken trascorre una notte in Ucraina. Blinken aveva un programma piuttosto serrato il primo giorno, dovendo incontrare Kuleba, Zelenskyj e il primo ministro Denis Shmigal, ma l’itinerario del secondo giorno [7 settembre] è rimasto ignoto. Ovviamente è venuto a Kiev per parlare di cose serie”.

Già, non un viaggio come altri, di quelli simbolici, atti solo a palesare la ferrea prossimità con l’Ucraina, ma operativo. E certo non per dare istruzioni militari; per queste cose serve la Nato, non un diplomatico.

Il negoziatore Umerov e la Turchia

Ancora Bhadrakumar; “Per un’interessante coincidenza, il 6 settembre il parlamento ucraino Verkhovna Rada ha approvato la nomina di Rustem Umerov a nuovo ministro della Difesa in sostituzione di Alexei Reznikov […] Ciò che contraddistingue Umerov è che è stato un negoziatore chiave nei colloqui di pace con la Russia a Istanbul che si sono svolti nel marzo dello scorso anno, che di fatto hanno portato a un documento congiunto (dal quale Zelenskyj si è successivamente ritirato sotto la pressione anglo-americana)”. Sempre a Istanbul, Umerov ha “negoziato la Black Sea Grain Initiative (il cosiddetto accordo sui cereali tra Ucraina e Russia)” che ha retto per alcuni mesi.

Il 7 settembre, un altro cenno  da tenere presente: il Ministero della Difesa turco ha emanato un comunicato nel quale si leggeva: “Confermiamo la nostra disponibilità a svolgere un ruolo attivo e di assistenza nel garantire un cessate il fuoco e una pace stabile, nonché a fornire un sostegno globale per alleviare la crisi umanitaria”. Riguardo tale comunicato, Bhadrakumar sottolinea che “il ministro della Difesa turco Yasar Guler era appena tornato dalla Russia, facendo parte della delegazione che accompagnava lunedì il presidente Recep Erdogan a Sochi”.

Il messaggio del Cremlino e la visita di Johnson

“Per un’altra coincidenza, il 7 settembre, il governatore ad interim della regione di Zaporozhye (incarico ricevuto dal Cremlino) Yevgeny Balitsky ha detto all’agenzia TASS che Russia e Ucraina hanno bisogno di una piattaforma neutrale che permetta ai due paesi di negoziare soluzioni pragmatiche ai problemi comuni, tra cui quello dello scambio di prigionieri”. L’avvio di negoziati in campo neutro, ha aggiunto Balitsky , “potrebbe dare l’abbrivio a colloqui più ampi. E da ciò potrebbe nascere qualcosa. E forse riusciremo a risolvere pacificamente il compito proposto dal nostro presidente”. 

Data la formazione militare e politica di Balitsky, e suoi consolidati rapporti con Mosca, annota Bhadrakumar, “senza dubbio, ha parlato su istruzioni del Cremlino. A proposito, Putin aveva incontrato Balitsky al Cremlino due settimane fa. Le osservazioni di Balitsky sono state tempestive e precise, e Blinken e i suoi ospiti ucraini non hanno di certo mancato di recepire il messaggio trasmesso: Mosca è aperta ai negoziati”. 

Qualcosa si muove, insomma, a causa del fallimento della controffensiva ucraina e altro. Tanto che ieri Boris Johnson si è precipitato a Kiev per incontrare Zelensky. Johnson era stato il killer degli accordi raggiunti nel marzo dello scorso anno a Istanbul, avendo fatto pressioni sul presidente ucraino perché rigettasse l’intesa. La storia sembra ripetersi. Tanto che ieri Zelensky ha tuonato: “Nessun compromesso con i russi”. Vedremo.