Ucraina: l'assassinio di Darya Dugina e il rischio nucleare
Tempo di lettura: 3 minutiL’assassinio a sangue freddo di Darya Dugina, figlia di Aleksandr Dugin, fatta esplodere sulla sua auto, segnala un salto di qualità della guerra ucraina, dal momento che è la prima volta che viene imboccata la via del Terrore sul territorio russo, finora limitata alle sole aree del Donbas con alcuni attentati contro le autorità locali stabilite nelle aree controllate dai russi.
Dal momento che è davvero difficile credere che a compiere l’attentato contro la figlia del consigliere dello Zar sia stata l’intelligence ucraina – troppo sofisticata l’azione – l’ipotesi più probabile è che si tratti di una feroce declinazione di quell’idea di guerra personalizzata e ibrida in cui si è impelagato l’Occidente, avviata con le sanzioni emanate contro amici e conoscenti di Putin, tra cui addirittura la sua presunta amante (sciocco corollario dell’altrettanta stupida idea di “punire” lui, come se le guerre fossero assimilabili a un duello western).
L’assassinio di Darya Dugina sdogana il terrorismo
L’autobomba in cui è morta la ragazza segnala, dunque, una brutta svolta del conflitto: qualcosa che ha più a che fare con l’Isis che con una battaglia di resistenza. Viene così sdoganato il terrorismo, che è altra cosa da una guerra partigiana che può anche prendere di mira figure isolate, ma non prendere di mira deliberatamente e in maniera mirata degli innocenti.
E se ciò da una parte costringerà l’intelligence russa a una maggiore e più capillare vigilanza del territorio nazionale, dall’altra accrescerà le pressioni sullo Zar perché aumenti l’uso della Forza nel conflitto ucraino, nel quale finora ha frenato, evitando, per esempio, i bombardamenti a tappeto in stile Iraq.
Ed è alquanto disgustoso che, a fronte dell’omicidio di una ragazza, i media d’Occidente facciano a gara per spiegare come il padre sia un nazionalista della peggior specie, come se ciò, se anche se fosse vero, giustificasse l’assassinio della figlia.
Peraltro, a questo omicidio rischia di aggiungersi qualcosa di molto più grave, dal momento che la centrale atomica di Zaporizhzhia resta a rischio di incidente, non essendo stata rimossa dai target dei missili ucraini, anzi.
E l’allarme di Zelensky, che ha dichiarato che questa settimana, in concomitanza con la celebrazione dell’indipendenza di Kiev, i russi potrebbero fare qualcosa di grave, suona piuttosto come una minaccia che altro.
D’altronde se i media occidentali continuano a giocare col fuoco, perseverando nella stolta propaganda che indica nei i russi i responsabili di un eventuale disastro radioattivo – propaganda che ricorda quella che circolava durante la guerra siriana prima degli attacchi chimici attribuiti falsamente ad Assad -, nulla importando i gravi rischi del caso, la cosa è ancora più seria.
Come spiegato ampiamente in un’altra nota, i russi stanno vincendo questa guerra e non hanno alcun interesse per un incidente del genere, che invece potrebbe consentire alla controparte di ribaltare il tavolo, che li vede sicuri perdenti, e magari portare a un intervento diretto della Nato nel teatro di guerra (giustificato dalla gravità del disastro), con i rischi di escalation connessi.
A conferma di quanto scritto sullo sviluppo del conflitto, la nota del New York Times che relativizza i recenti attacchi ucraini alla logistica russa, celebrati dai media mainstream come dei grandi successi militari, che preluderebbero a un ribaltamento delle sorti della guerra.
In realtà, scrive il Nyt, questi attacchi in profondità, se pure hanno rallentato l’esercito russo, rendendo meno martellante l’azione della sua artiglieria, non l’hanno affatto arrestato. I momenti di tregua ottenuti dall’Ucraina, scrive infatti il giornale della Grande Mela, “potrebbero essere solo temporanei, perché le forze russe si adattano alle minacce contro le loro linee di rifornimento e trovano altri modi per trasportare le munizioni al fronte”.
“E sebbene i funzionari occidentali abbiano lodato la strategia di questi attacchi in profondità dell’Ucraina, la Russia ha continuato a fare progressi striscianti nel territorio dell’Ucraina orientale usando una tattica collaudata di scatenare enormi raffiche di artiglieria contro città e villaggi, con il sostegno di carri armati e truppe di fanteria”.
Non c’è modo di evitare la sconfitta ucraina, che prima o poi arriverà. E se la guerra prosegue con questa intensità, Kiev rischia la disfatta totale, con l’esercito messo in rotta e una leadership privata, in tal modo, di un qualche potere negoziale. Tutto il contrario di quanto affermano tanti analisti e politici d’Occidente secondo i quali più armi si inviano in Ucraina più essa sarà forte al tavolo dei negoziati.
E resta il pericolo incombente del Generale Inverno, che porterà severe restrizioni ai cittadini europei a causa delle sanzioni anti-russe, rafforzando la posizione di Mosca.
Anche per questo si vuole chiudere la guerra in fretta, ma senza concedere la vittoria a Putin. Un incidente nucleare, nelle menti malate degli Stranamore che affollano i circoli atlantisti, potrebbe essere foriero di una risoluzione siffatta. Per fortuna, anche se ridotti al silenzio, non tutti i politici d’Occidente sono incantati da queste sirene di guerra.
Ps. L’Fsb ha comunicato di aver risolto il caso della Dugina, senza per ora dare dettagli, Probabile che cercheranno di circoscrivere la vicenda per evitare di evidenziare la vulnerabilità interna e di essere costretti a rispondere in maniera dura, come richiederebbe l’efferata azione (si immagini la reazione, se solo si sospettasse la mano russa su un eventuale assassinio di un figlio di un politico Usa…).