Ucraina: l'offensiva di Kursk, mossa politica non militare
Tante le sfaccettature della nuova offensiva ucraina nella regione russa di Kursk, attacco concordato con gli americani, come annota il sito ucraino Strana commentando le dichiarazioni del Capo del Dipartimento di Stato Tony Blinken, che l’ha benedetta sottolineandone l’importanza “in vista di un negoziato che potrebbe aver luogo nel prossimo anno”.
L’offensiva di Kursk, tra centrali atomiche e merci di scambio per le “prossime” trattative
Tale offensiva, cioè, è tesa a conquistare ulteriori territori russi per farne merce di scambio con i territori ucraini controllati da Mosca nell’ambito delle trattative annunciate dalla nuova amministrazione americana, determinata a porre fine alla guerra.
La posta sarebbe stata ancora maggiore se l’offensiva avesse conseguito il suo obiettivo principale, che era – come nella precedente offensiva lanciata nella medesima regione – la centrale atomica di Kursk.
Gli ucraini, infatti, come annota Strana, hanno “cercato di sfondare a nord-est di Sudzha, verso Bolshoi Soldatskoye, che si trova lungo l’autostrada che porta a Kursk, e a Kurchatov, dove si trova la centrale nucleare di Kursk”; che l’obiettivo fosse proprio la centrale atomica lo si può desumere anche dalle parole di Zelensky che, in un’intervista rilasciata in parallelo all’attacco, si è lamentato del fatto che il suo Paese non possieda armi nucleari (Kyiv Indipendent).
Se le forze di Kiev avessero preso la centrale, infatti, avrebbero potuto ricattare Mosca, potendo brandire la minaccia di sabotarla per creare un’emergenza in stile Chernobyl (senza ovviamente rendere esplicita tale minaccia; sarebbe bastato addossare ai russi eventuali danni al complesso). Peraltro, come avvenuto nel precedente attacco alla centrale atomica di Kursk, anche stavolta, sfumato quello, gli ucraini hanno provato ad attaccare la centrale atomica di Zaporizye (senza esito).
Le cose non sono andate secondo i piani degli strateghi di Kiev-Nato: non solo non hanno conquistato la centrale, ma neanche un qualche altro obiettivo significativo, come annota Strana, che registra come “al temine della giornata di ieri tutti i commenti ufficiali si erano attenuati”. Ciò sembra confermare le dichiarazioni dei russi, secondo i quali l’attacco è stato vanificato.
La variante
Secondo Strana la controffensiva in corso potrebbe celare una variante, potrebbe cioè essere solo un diversivo portato a segno con forze limitate per attaccare in modo più massivo altrove. Ma perché un tale piano possa avere successo avrebbe dovuto “distrarre” forze russe da altre aree, come annota Strana, lasciandole relativamente sguarnite e quindi vulnerabili alla nuova ondata.
In realtà, registra Strana, i russi sono riusciti a frenare l’onda d’urto senza ricorrere a massicci spostamenti di forze, per cui anche un’eventuale nuova ondata, sempre che sia stata predisposta, dovrà superare difese russe ancora solide.
A minare l’attacco ucraino su Kursk anche il fatto che l’iniziativa fosse più che prevedibile. Infatti, l’aveva prevista Strana, che aveva preannunciato un attacco delle forze di Kiev a ridosso dell’insediamento di Trump; e l’avevano previsto, ovviamente, anche i russi, che hanno martellato duramente l’area nella quale si stavano concentrando le forze ucraine poi usate nell’attacco, erodendone la capacità di impatto.
Così abbiamo introdotto la causale dell’attacco ucraino, che Strana spiega così: “L’obiettivo è ovvio e, per la maggior parte, politico, non militare: dimostrare agli Stati Uniti che le forze armate ucraine possono vincere sul campo di battaglia e che quindi la tesi secondo la quale l’Ucraina è destinata a perdere la guerra, se questa continuerà, è sbagliata”. L’attacco, quindi, ha lo scopo di convincere la Nato a “continuare a sostenere Kiev e a non fare concessioni alla Russia”.
Nell’immediato c’era da sventare il primo serio tentativo di porre le basi per un negoziato da parte della nuova amministrazione Usa, avviato prima ancora del suo insediamento. Infatti, in questi giorni era prevista la visita a Kiev dell’inviato per l’Ucraina di Trump, il tenente generale in pensione Keith Kellogg. La visita è stata rinviata a dopo l’insediamento del presidente (Reuters). Non sfugge la coincidenza temporale tra l’attacco e il forfait del generale.
Né sfugge un’altra coincidenza temporale, cioè che l’attacco è stato portato proprio mentre i russi conquistavano Kurakhovo, come da previsioni, dopo mesi di guerra d’attrito. Città importante e obiettivo di primaria rilevanza militare, peraltro protetto da difese formidabili e da forze cospicue, la perdita di Kurakhovo è un grave vulnus per l’Ucraina anche perché apre alle forze russe nuove e meno difese aree del Donbass da conquistare. La sua caduta poteva rafforzare la spinta a chiudere una guerra dal destino manifesto, invece la controffensiva hollywoodiana su Kursk ha offuscato tale disfatta.
L’inutile, tragica, offensiva
Infine, va ricordato che i russi hanno più volte dichiarato che le trattative potranno aprirsi solo dopo il ripiegamento, o la cacciata, delle forze ucraine dal proprio territorio. Perseverare in questi attacchi, benché inutili e controproducenti a livello militare e umanitario, serve però a prolungare la guerra, in linea con i desideri della leadership ucraina e di influenti circoli Nato che stanno lucrando su di essa, sia a livello geo-politico che economico.
Sulla tragicità dell’offensiva, il commento lapidario della deputata della Verkhovna Rada Maryana Bezuglaya: “I russi stanno prendendo il controllo delle nostre risorse minerarie, conquistando fortificazioni abbandonate che potranno essere più che utili a loro, uccidendo militari e civili, penetrando per decine di chilometri nella nostra terra. Presto, molto presto arriveranno alla ‘fortezza di Pokrovsk’, che fortezza non è”
“Sembra che le priorità militari e politiche [delle nostre autorità] non siano legate alla protezione delle risorse naturali dell’Ucraina del distretto di Dnieper-Donetsk, alla difesa delle città e delle persone o alla riforma dell’esercito. I generali devono dimostrare un’altra volta che si può ‘andare avanti’, per dimostrare quanto sia indispensabile la loro leadership politica e la loro capacità nella ‘gestione in modalità eccelse’ delle Forze Armate ucraine, suscitando vana euforia e fatue speranze nella popolazione al fine di riuscire mantenere le proprie posizioni senza cambiare nulla e per nascondere i propri crimini consumati nel Sud [dell’Ucraina – ndr] nel 2023 e nella regione di Kursk nel 2024” (cioè i tragici errori che hanno perso il Paese e tanti, tanti soldati).
Offensiva tanto tragicamente inutile all’Ucraina quella di Kursk, quanto preziosa per il partito della guerra globale. Trump continua a ripetere di voler chiudere il conflitto, ma deve confrontarsi con la veridicità del detto che vuole certa la data in cui iniziano le guerre, sfuggente il giorno della loro conclusione.