Ucraina: il ritorno dei fantasmi nordcoreani
Il 7 febbraio Zelensky ha annunciato che i soldati nordcoreani sono stati inviati a contrastare le forze ucraine lanciate nella nuova controffensiva di Kursk (vedi nota pregressa). Parole che stridono con quanto registrava il 30 gennaio il New York Times, che annunciava il ritiro delle truppe di Pyongyang.
I fantasmi nordcoreani in Ucraina e gli ATACMS
La partecipazione o meno delle truppe nordcoreane al conflitto ucraino è uno dei tanti misteri di questa guerra. La loro presenza sul fronte russo-ucraino, stimata tra le 10mila e le 12mila unità, è stata segnalata da tempo da leader e media d’Occidente ma, come annota Ted Snider su Responsible Statecraft, tale notizia finora non è stata supportata da “prove concrete”.
Le prime notizie risalgono allo scorso ottobre. Secondo l’intelligence americana, la Corea del Nord sarebbe accorsa in aiuto della Russia che, a detta dell’allora segretario della Difesa, Lloyd J. Austin, “si trovava in evidente difficoltà” – da notare come, nello stesso periodo, chiedesse a Kiev di abbassare l’età per il reclutamento degli ucraini dai 25 ai 18 anni, richiesta che strideva con le asserite difficoltà dei russi.
Peraltro, nel dare la notizia della presenza dei nordcoreani, il 25 novembre, il Wall Street Journal concludeva che “nessun soldato con cui ha parlato con il Journal li ha incontrati in battaglia”. E così la BBC che, una settimana dopo, nel ribadire la notizia, concludeva che “i soldati con cui siamo stati in contatto non li hanno ancora incontrati”.
Nonostante le forze nordcoreane restassero una presenza fantasmatica, gli Usa conclusero che ciò rappresentava “una grave escalation da parte della Russia” e decisero di concedere all’Ucraina l’autorizzazione – a lungo negata – all’uso dei missili ATACMS contro obiettivi in territorio russo.
Una decisione dirompente, perché si trattava di attaccare la Russia con armi Nato. Un passo che, come rileva Ted Snider, “avrebbe richiesto delle prove concrete” che andassero al di là delle “dichiarazioni di funzionari americani, ucraini e sudcoreani”. Insomma, delle evidenze verificabili che tuttora mancano all’appello.
Zelensky e i ghostbusters ucraini
L’occasione per confermare il coinvolgimento di Pyongyang nella guerra sembrava arrivare l’11 gennaio, quando il presidente ucraino Volodymyr Zelensky annunciava la cattura di due soldati nordcoreani. Impresa ardua, tra l’altro, perché lo stesso Zelensky aveva affermato che “le forze russe normalmente eliminano i militari nordcoreani feriti, per cancellare ogni traccia della loro presenza” (non c’è limite alla fantasia propagandistica).
A riprova della cattura dei fantomatici nordcoreani “furono diffuse due immagini e le dichiarazioni dei prigionieri: uno avrebbe affermato di essersi arruolato nell’esercito nordcoreano dal 2021, mentre l’altro, impossibilitato a parlare a causa di una lesione alla mandibola, avrebbe scritto di essere un cecchino dal 2016”.
L’ufficio stampa del presidente, ricorda Snider, consegnò ai media internazionali un breve video dell’interrogatorio, ma i volti dei prigionieri erano “sfocati”, come “oscurata” era la loro fisionomia, né il video fu verificato in via indipendente per confermarne l’autenticità.
“l’Ucraina – annota Snider – avrebbe dovuto consentire ai giornalisti occidentali di intervistare direttamente i prigionieri” per confermare in modo indipendente i fatti ed evitare che “sorgessero legittimi dubbi sulla veridicità delle dichiarazioni ucraine”.
Pochi giorni dopo l’annuncio della cattura dei due, ricorda Snider, le autorità ucraine e statunitensi annunciarono che le truppe nordcoreane avevano lasciato il fronte. Media occidentali e ucraini spiegarono che si trattava di un duro colpo per la Corea del Nord e la Russia perché il ritiro sarebbe stato costretto dalle pesanti perdite subite.
Il comandante delle forze ucraine, il generale Oleksandr Syrsky, affermò che il contingente nordcoreano si era dimezzato e che il presidente Kim Jong-un aveva pagato un prezzo altissimo per il suo sostegno a Vladimir Putin. Secondo la BBC, l’inesperienza e la scarsa coordinazione con i russi avrebbero portato questi ultimi a sacrificare inutilmente i soldati nordcoreani “mandandoli all’assalto attraverso campi minati” e a immolarsi “sotto il fuoco ucraino”.
Il ritorno dei fantasmi nordcoreani
Tuttavia, anche l’annuncio del ritiro delle truppe nordcoreane non è scevro da interrogativi. L’articolo del New York Times citato annotava che erano circa due settimane che non si vedevano tracce dei soldati di Pyongyang. Il giorno successivo, la CNN citava il colonnello Oleksandr Kindratenko, portavoce delle forze speciali ucraine, secondo il quale la loro assenza perdurava ormai da tre settimane.
Ciò strideva con quanto dichiarato dal generale Syrsky il 22 gennaio alla BBC, il quale affermava che i soldati nordcoreani rappresentavano ancora una minaccia significativa per l’esercito ucraino, con un contingente stimato di circa 12mila unità impegnate in operazioni offensive (come si può notare, Syrsky una settimana dopo dirà che il contingente si era dimezzato). Insomma, tanta la confusione e le contraddizioni).
Secondo Snider, se anche fosse vero che i nordcoreani hanno partecipato ai combattimenti di Kursk, la loro presenza non avrebbe comunque reso meno grave il rischio di escalation derivante dal via libera americano all’uso dei missili ATACMS contro la Russia. Se, al contrario, la loro partecipazione è stata solo una costruzione propagandistica, allora, chiosa Snider, “l’intera vicenda era un mero pretesto per giustificare quella pericolosa decisione”.
Ieri l’ennesimo colpo di scena: a stare alle parole di Zelensky, i fantomatici nordcoreani sarebbero riapparsi, in aperta contraddizione con le recenti informazioni provenienti da Seul – Paese alleato della Nato e con informazioni di primo livello per quanto riguarda la confinante Corea del Nord – che il 7 febbraio ne comunicava il ritiro (vedi The Guardian).
L’annuncio di Zelensky corre in parallelo alla chiamata alle armi dei ragazzi tra i 18 ai 24 anni, finora esclusi dalla leva. Il presidente ucraino ha dichiarato che saranno arruolati su base volontaria, attirandoli con stipendi munifici.
Difficilmente tale decisione muterà le sorti della guerra, ma lo scopo dell’abbassamento dell’età della leva e del ritorno dei fantasmi nordcoreani è un altro: prolungare il conflitto e tentare di inserire nuove variabili nelle trattative in corso tra Usa e Russia, per guadagnare tempo nella speranza che un imprevisto vanifichi il negoziato.
Bizzarro, o forse no, l’annuncio di Zelensky sul ritorno dei nordcoreani giungeva proprio mentre Trump rilanciava il dialogo con Pyongyang (The Hill), già tentato nel suo precedente mandato, complicando l’eventuale processo di distensione.