Ucraina: lo scontro tra escalation e distensione (1)
Tempo di lettura: 2 minutiUna notizia buona e una cattiva si usa dire, frase utile per descrivere le prospettive aperte in questa fase della guerra ucraina. La prima è l’escalation, la seconda è una finestra di distensione.
Bombe sporche in Ucraina?
In questa nota diamo conto della notizia cattiva, che vede la possibilità di un evento catastrofico in Ucraina, ad esempio l’uso di una bomba sporca, come da allarme lanciato dal ministro della Difesa Shoigu nei colloqui telefonici intercorsi con i suoi omologhi di Francia, Gran Bretagna e Stati Uniti, che, al solito, hanno ritorto contro la Russia le accuse da questa rivolte alle autorità ucraine.
In alternativa, il disastro potrebbe darsi attraverso la distruzione della centrale idroelettrica di Kakhovskaya (diventata bersaglio dei missili ucraini), una tragedia della quale sarebbero ovviamente responsabili i russi (d’altronde se sono riusciti ad attribuire a Mosca il sabotaggio del Nord Stream 2…).
Tale evento, reputano i suoi ideatori, darebbe luogo a uno sdegno internazionale che renderebbe impossibile ai Paesi che ancora intrattengono rapporti con Mosca conservarli, ma soprattutto potrebbe giustificare un intervento diretto dei fanti americani nel conflitto.
NATO o intervento internazionale
È quanto ha spiegato all’Express il generale Petraeus, che fu il propugnatore del surge americano nella guerra afghana, riuscendo a piegare il riluttante Obama a tale follia, che peraltro non andò benissimo.
Petraeus ha spiegato che, in caso dell’innesco di incidente di grave portata, gli Stati Uniti potrebbero intervenire in Ucraina anche al di là delle prerogative della Nato, cioè alla guida di una forza internazionale alla quale aderirebbero anche Paesi che non sono membri all’Alleanza Atlantica.
Tale scenario non è affatto aleatorio, come dimostra l’arrivo in Romania della 101ª divisione aviotrasportata dell’esercito americano, schierata nel Vecchio Continente per la prima volta dalla Seconda guerra mondiale.
Questo “non è un dispiegamento di addestramento”, ha dichiarato il generale John Lubas, vice comandante della divisione, ma piuttosto un “dispiegamento di combattimento”: le sue forze “devono essere pronte a combattere stasera stessa, a seconda di come la situazione si intensificherà oltre il confine”.
Uno scenario oscuro pronto a esplodere, al quale manca solo l’innesco. Ma a tale prospettiva si sta contrapponendo una spinta distensiva (la notizia buona di cui all’incipit). Ne scriveremo nella prossima nota.