Ucraina: urge cercare un Endgame
Tempo di lettura: 3 minutiTempo di lettura 3.5 minuti – “Nel 1942 Winston Churchill cercò di preparare il popolo britannico a un lungo conflitto. ‘Questa non è la fine’, disse, riferendosi alla vittoria degli Alleati in Egitto. ‘Non è nemmeno l’inizio della fine. Ma è forse la fine dell’inizio’. Quando pensiamo in questi termini, a quale fase stiamo assistendo nella guerra in Ucraina?” Inizia così un articolo del Washington Post di Fareed Zakaria dal titolo: “È ora di iniziare a pensare a un Endgame in Ucraina”.
A questa domanda, Zakaria risponde che in questo momento siamo ancora in una fase intermedia, nella quale i due eserciti tentano di ottenere conquiste sul campo prima di iniziare a trattare. Ma prima o poi si arriverà a una fase finale, che si raggiunge quando una parte vince o “si palesa una situazione di esausto stallo”, come avvenne in Corea.
E se ora la decisione di trattare è ancora nelle mani di Mosca e Kiev, “nella fase finale della guerra, diventerà protagonista l’Occidente, e gli Stati Uniti in particolare”, tanto che Zakaria ipotizza un negoziato collegato al ritiro delle sanzioni emanate contro la Russia e al ritorno di questa nell’agone internazionale.
Ciò perché, sebbene l’Ucraina, secondo Zakaria, faccia bene a ripetere di voler riprendere il controllo di tutto il Donbass, è improbabile che riesca con le armi, mentre sarà possibile con negoziati ad ampio spettro.
“L’alternativa a una qualsiasi soluzione negoziata – conclude Zakaria – sarebbe una guerra senza fine in Ucraina, che devasterebbe ulteriormente quel paese […]. E le conseguenti interruzioni delle forniture di energia, di cibo e la contrazione dell’economia aumenterebbero vorticosamente a livello globale, con l’intensificarsi di disordini politici in tutto il mondo. Sicuramente vale la pena cercare un endgame che eviti questo cupo futuro”.
Tesi interessante, quella di Zakaria, anche se presenta alcune criticità, anzitutto riguardo al Donbass, al quale la Russia non rinuncerà, tantomeno per la promessa di un reintegrazione nella comunità internazionale, sulla quale non ha nessun motivo per fidarsi – così sui media russi.
Peraltro, al momento Mosca non sembra aver bisogno di essere reintegrata, perché non è affatto isolata (vedi anche del Washington Post); né la sua economia ha subito eccessivi danni a causa delle sanzioni, anzi, come peraltro riconosce lo stesso Zakaria. Tanto che questi spera ne producano in futuro.
Previsioni sbagliate, quelle sulle sanzioni, da parte degli analisti nostrani, i quali, abituati a vivere in un mondo virtuale – dominato dalla Tecnofinanza che vive nel virtuale – hanno perso il contatto con la realtà.
Detto questo, pur tenendo presenti le tesi di Zakaria, la sua analisi si fonda sull’assunto che per Kiev la situazione è ancora sostenibile.
E magari è così, ma qualche dubbio viene leggendo un altro articolo del Washington Post, che già nel titolo annuncia come per l’Ucraina “le prospettive sul campo di battaglia si attenuano”.
Il quadro che dipinge è grave, tanto che, ribadendo quanto riferito da un consigliere di Zelensky, il quale parlava di 200 ucraini uccisi al giorno, spiega che ciò vuol dire che, sommando i feriti, ogni giorno almeno “1000 soldati vengono eliminati dal campo di battaglia”.
Cifra monstre, che rende l’idea di quanto la prosecuzione di questa guerra sia sconsiderata. Tanto che, considerando le perdite, la sproporzione di forze e il successo delle tattiche russe, Oleksandr Danylyuk,, un consigliere di Zelensky, ha confidato al WP che “le probabilità contro gli ucraini stanno iniziando ad apparire schiaccianti”.
L’articolo spiega come l’Occidente spera che l’arrivo dei lanciamissili Nato possa cambiare le sorti del conflitto. Di certo, nonostante dicano il contrario, i generali Usa non si aspettano un ribaltamento della situazione, ma sperano almeno di ottenere l’agognato stallo con controffensive mirate.
Non sappiamo se abbiano ragione loro o quanti affermano che, anche se utili sotto un profilo tattico, tali armi serviranno a poco a livello strategico, Sappiamo solo che quanti affermavano che quella ucraina è una guerra per procura della Nato contro la Russia condotta “fino all’ultimo ucraino” descrive appieno quanto avvenendo.
Né sappiamo se gli ucraini siano davvero d’accordo sulla prosecuzione della guerra. Ce lo dicono i media ingaggiati in questa guerra, ce lo dice Zelensky, ma la popolazione vuole davvero che questa inutile strage continui?
Non possiamo saperlo, perché ormai in Ucraina, stante la guerra, si è instaurato un regime ferreo, con i partiti dell’opposizione eliminati e la caccia ai non allineati, indistintamente annoverati nella categoria dei nemici della patria (12.500 i procedimenti penali avviati dall’inizio della guerra contro i traditori, ma i conti si regolano anche in modo più sbrigativo).
Intanto si registra la visita di Sholz e Macron (e Draghi sì…) a Kiev. La prima visita di così alto profilo dall’inizio della guerra. Sui media si riferisce che abbiano portato la loro solidarietà e promesso a Zelensky l’Europa (come un tempo di prometteva l’America), In realtà, come riferisce Der Spiegel, e com’era ovvio, lo hanno esortato ad avviare i negoziati, abbandonati dall’ex comico dopo la stretta dei neoconservatori (e dai britannici).
Probabile che l’invito serva a poco, ma è evidente che Francia e Germania hanno fatto questo passo, impossibile prima, perché l’isteria collettiva di cui era preda l’Occidente si è placata. C’è da evitare il collasso dell’Europa. Urge la pace.