Un appello da Aleppo, dove i ribelli hanno deciso di far morire di sete un'intera città
Tempo di lettura: 2 minuti«Il mio popolo sta soffrendo da ormai tre anni a causa di una guerra civile atroce. La città di Aleppo […] sta soffrendo terribilmente. I ribbelli hanno tagliato l’acqua. Sono 10 giorni senza avere una goccia d’acqua […] Aleppo ha sete, Aleppo muore castigata, È una vergogna di questo 21° secolo assistere all’agonia di un popolo in mezzo all’indifferenza generale […] Come dire a un bambino che Dio gli vuol bene quanto soffre la sete? Come dire a un bambino che Dio lo ama quando ha paura? Come dire a un bambino che Dio gli vuole bene quando quel che vive è inumano? Per favore, dal profondo gridiamo con quel poco di voce che finisca». È con certa commozione che pubblichiamo questo appello che ci è stato recapitato dalla Siria e che rilanciamo sul nostro povero sito, unendo la nostra povera voce a quella del nostro lontano, prossimo, fratello in Cristo. L’orrore in Siria non ha fine e il silenzio dei media su questo nuovo crimine perpetrato dai ribelli anti-Assad appare assurdo, per non dire (molto) peggio. Nell’appello, il nostro lontano, prossimo, interlocutore, chiede che si faccia qualcosa per far conoscere al mondo questa nuova tragedia precipitata in terra siriana; che si solleciti chi può per fare qualcosa per tentare di porre fine a questo strazio. Difficile immaginare quali uomini possano compiere crimini del genere, che colpiscono indiscriminatamente un intero popolo (anche se ricordiamo come in Ucraina alcuni giorni fa il governo di Kiev aveva minacciato di punire la Crimea tagliando l’acqua potabile, evidentemente è un crimine che ultimamente va di moda… si sono passati parola?). Ci è venuto in mente, per associazione di idee, il titolo di un libro: Se questo è un uomo, di Primo Levi.