Un sindaco islamico per Londra
Tempo di lettura: 2 minuti«“La speranza ha battuto la paura, l’unità ha sconfitto la divisione”. Simboli, parole, applausi: si è svolta all’insegna dell’inclusione la prima giornata da sindaco di Sadiq Khan. Lui musulmano ha scelto di insediarsi in una cattedrale cristiana, a Southwark […]».
«La folla davanti alla cattedrale, dentro ogni posto era pieno. Tanti i volti conosciuti, dall’attore Ian McKellen all’ex leader laburista Ed Miliband, dal capo della polizia Bernard Hogan-Howen a Doreen Lawrence, madre di Stephen, adolescente nero pugnalato e lasciato morire da una banda di bianchi, in quella che oggi sembra un’altra era, quasi un’altra Londra
». Così Paola De Carolis dà notizia del primo giorno da sindaco del figlio di un autista londinese di origine pakistana e di fede islamica che ha battuto, in una competizione che ha assunto toni simbolici, l’ebreo Zac Goldsmith, candidato dei Tories.
Nota a margine. Due direttrici simboliche in questa vittoria. La prima riguarda la sconfitta dell’islamofobia, alimentata su fronti opposti dai fautori dello scontro di civiltà. Peraltro in una campagna elettorale in cui al candidato laburista non sono state risparmiate accuse di rapporti con l’estremismo islamico. Accuse che si sono intrecciate con quelle di antisemitismo, piovute contro l’intero partito laburista a seguito di improvvide esternazioni di suoi esponenti (anche per questo il neo-sindaco, appena eletto, ha voluto partecipare a un evento in memoria della Shoah).
L’altra direttrice è quella dell’integrazione, in un tempo in cui tale tema è al centro di accese controversie, nelle quali ragioni di accoglienza si scontrano con i problemi posti da scellerate scelte geopolitiche dell’Occidente, che contribuiscono non poco alla destabilizzazione globale, causa di flussi migratori epocali.
Ma la di là dei simboli, Sadiq Khan farà il sindaco di Londra, non altro. L’unica vera conseguenza politica della sua affermazione è il ritorno di Ed Miliband, suo sponsor politico, che torna così prepotentemente sulla scena.
Grazie a questa vittoria, il labour subisce uno stop meno bruciante delle previsioni in questa tornata di elezioni amministrative. Ma resta il nodo Corbyn, il leader laburista che ha fatto virare così a sinistra l’asse del partito da marginalizzarlo. Questa almeno l’accusa dei suoi avversari interni e la convinzione di quelli esterni. Il ritorno di Ed Miliband, fautore di un partito più aperto alle ragioni del Capitale, riapre i giochi interni.
Se le due anime della sinistra riusciranno a trovare un compromesso, per il labour si aprirà una nuova stagione politica. Se invece tale conflittualità non sarà risolta, sarà a tutto vantaggio dei seguaci di Tony Blair, oggi in affanno, che della terza via – che poi è la consegna del partito alla finanza globale – hanno fatto bandiera.