Una delegazione cinese in Ucraina per una soluzione politica della guerra
Tempo di lettura: 2 minuti“Ho avuto una lunga e significativa conversazione con il presidente Xi Jinping. Credo che questa chiamata, così come la nomina di un ambasciatore dell’Ucraina in Cina, darà un forte impulso allo sviluppo delle nostre relazioni bilaterali”, Così Zelensky su twitter. È la prima volta che i due leader si parlano da quando è iniziata la guerra.
Il rappresentante speciale del governo cinese
Più lungo report di Xinhua, nel quale si legge che il presidente cinese ha affermato che “il dialogo e i negoziati sono l’unica via d’uscita praticabile per la crisi ucraina e che nessuno vince una guerra nucleare”. Cenno quest’ultimo significativo, dal momento che il mainstream occidentale sta nascondendo questa possibilità sotto il tappeto, mentre purtroppo esiste.
Infatti, riportando i documenti segreti trapelati dal Pentagono, dai quali si sa che Kiev voleva attaccare Mosca nell’anniversario della guerra e che ha pianificato attacchi contro i militari russi in Siria e Mali, The American Conservative commenta: “Non sono questi piani per una guerra mondiale? Gli Stati Uniti non sarebbero responsabili se il governo ucraino, che sia militarmente che finanziariamente sarebbe defunto senza i quasi 100 miliardi di dollari di aiuti statunitensi, decidesse di andare avanti con tali piani?”.
Per fortuna, dalla documentazione trapelata si apprende anche che Washington ha fatto sapere a Kiev di non gradire tali iniziative, ma non si sa gli ucraini abbiano rinunciato o solo procrastinato, da cui la drammaticità della domanda del media Usa.
Al di là del particolare, pure significativo, si apprende con certo sollievo che, nel corso della conversazione con Zelensky, Xi ha affermato che “la Cina invierà un rappresentante speciale del governo cinese […] in Ucraina e in altri paesi per intraprendere un dialogo approfondito con tutte le parti sulla soluzione politica della crisi”. Evidentemente il suo interlocutore ha accettato, altra nota di rilievo.
Interessante anche che nella conversazione Xi abbia ribadito quanto scritto nel piano di pace cinese proposto al mondo il 24 febbraio, cioè che i negoziati debbano tendere a tutelare “l’integrità territoriale” ucraina, punto di accesa controversia tra Kiev e Mosca, che rivendica l’annessione del Donbass.
Donbass e Taiwan
Tale sottolineatura potrebbe dividere Mosca e Pechino, ma è un punto fermo per quest’ultima data la spinta indipendentista di Taiwan, che la Cina continentale non può ammettere. E, però, questo approccio alla crisi ucraina apre possibilità, anche perché Mosca non può prescindere da Pechino (né questa da Mosca).
Insomma, Xi punta a risolvere insieme le due maggiori querelle internazionali. Gli Stati Uniti potrebbero accogliere con favore l’iniziativa cinese, dato che la prosecuzione della guerra ucraina, come scritto da Foreign Affairs, rischia di fargli perdere la competizione globale. Ma deve recedere dall’alimentare il secessionismo di Taiwan.
E soprattutto l’accordo non deve apparire come una vittoria di Pechino, cosa inammissibile per gli Stati Uniti (preoccupatissimo un commento del Washington Post, nel quale si paventa con orrore l’ipotesi che la Cina emerga come pacificatore anche di quell’area – dopo i successi mediorientali).
Temi più che complessi, ma che si possono risolvere con fantasia diplomatica e buona volontà. Intanto un passo è compiuto. Vedremo.