5 Ottobre 2020

Usa: il Covid di Trump e l'assassinio di Byrd

Usa: il Covid di Trump e l'assassinio di Byrd
Tempo di lettura: 3 minuti

In attesa di sviluppi dal Walter Reed, l’ospedale in cui è ricoverato Donald Trump, val la pena accennare ai contenuti di un articolo del Fatto Quotidiano di Pino Corrias.

In una nota titolata “‘House of Cards’ con Trump al posto di Frank: è stata la Cia?” Corrias gioca con la fortunata serie di Netflix, ipotizzando, sempre sul filo della leggerezza propria della fiction, che il presidente sia stato vittima di un attentato, usando allo scopo il “deterrente al momento più diffuso”, cioè il coronavirus.

E, per contagiarlo, un vettore inconsapevole, “l’adorabile Hope, che vuol dire Speranza, ex modella, 31 anni, passata da Vogue all’Air Force One in un batter di lunghissime ciglia”.

Sarebbe stata lei, infatti, a contagiare il presidente, recitano tutti i media. E sarebbe avvenuto alla cerimonia in cui Trump ha lanciato la candidatura alla Corte Suprema di Amy Coney Barret al posto della defunta Ruth Bader Ginsburg, iniziativa che ha suscitato feroci critiche dei suoi antagonisti, dato che rischia di scippargli la vittoria (vedi Piccolenote).

Secondo Corrias, il tycoon prestato alla politica, che minaccia di non sloggiare dalla Casa Bianca (come dimostra l’iniziativa di cui sopra), avrebbe irritato non poco “Agenzie di sicurezza, qualche banchiere d’alto rango, qualche cartello di multinazionali legali e illegali”, che lo vogliono fuori dalle scatole.

Da cui la domanda conclusiva: “Ce la farà Donald ad accettare la sconfitta in cambio di un vaccino?”. Domanda con un piccolo errore finale, veniale e forse voluto per dare adeguata leggerezza alla nota, dato che ormai il vaccino sarebbe inutile: servono cure adeguate.

Nota leggera, ribadiamo, ma che contiene un cenno puntuale, un rimando a Dallas,”quando per riparare i danni di un altro presidente, bastarono tre colpi di fucile da tre punti diversi di Elm Street, più un tale Lee Oswald da sacrificare davanti all’opinione pubblica”.

Le preoccupazioni dei trumpiani

Insomma, leggera ma anche no, si può notare che la nota riflette certa preoccupazione dell’ambito trumpiano. Infowars, sito di riferimento di tale ambito – più volte incappato nella censura per il suo estremismo -, dedica due articoli al tema. Questi i titoli: “L’ospedale Water Reed sta uccidendo Trump con medicine sperimentali”; “La vita del presidente è in pericolo, riceve medicine molto pericolose”.

Note che possono essere tacciate di complottismo, ma queste sono le preoccupazioni dell’ambito trumpiano e vanno registrate per capire possibili reazioni.

Detto questo, anche le cure del Trump britannico, Boris Johnson, anch’egli alle prese col Covid-19, ebbero a tingersi di un piccolo giallo, quando il fratello ebbe a dichiarare che nessun medico aveva visitato il premier dopo il riscontro del suo contagio; e ciò per dieci lunghi giorni, circostanza che per poco non risultava fatale (fu costretto a una terapia semi-intensiva).

Le critiche furono derubricate a pettegolezzo grazie al felice decorso della malattia, ma sono sintomatiche per capire come in certe situazioni le polemiche siano inevitabili.

Né aiuta a smorzare toni e inquietudini la feroce opposizione a Trump. Sul punto è utile ricordare quanto dichiarò Philip Mudd alla Cnn l’11 agosto del 2017.

L’ex agente della Cia, lamentando un asserito distacco del presidente dalle ragioni dell’Agenzia, concludeva: «Il governo ucciderà questo ragazzo» (vedi Piccolenote). Da allora, peraltro, lo scontro si è fatto più duro.

Trump è un lottatore, come ha dimostrato anche ieri, quando, sfidando i medici, ha fatto una scappatella fuori dall’ospedale per salutare i suoi fan attestati nel piazzale antistante. Ed è certo meno isolato del suo omologo democratico ucciso a Dallas. Ma questo non lo mette al riparo da incidenti di percorso. Vedremo.

Obama e l’omicidio di Thomas Jefferson Byrd

Momenti critici negli Stati Uniti, dove ad angustiare la nazione si è aggiunto l’assassinio di Thomas Jefferson Byrd, definito dai media mainstream “attore feticcio di Spike Lee”, regista di fama internazionale.

Un omicidio eclatante: l’attore è stato freddato per strada, colpito alla schiena da numerosi colpi d’arma da fuoco, ad Atlanta. Se ne accenniamo è perché l’assassinio deve aver destabilizzato non poco l’ambito democratico.

Il regista, infatti, è legato a filo doppio con l’ex presidente Barack Obama, che proprio sabato celebrava il 28° anniversario di matrimonio con Michelle, condividendo sui social i ricordi del loro primo appuntamento, quando andarono a vedere un film di Spike Lee (Do the Right Thing).

Obama è la stampella più o meno solida alla quale è appeso il fragile Joe Biden, che di Obama fu vice-presidente, e anch’egli è inviso agli stessi ambiti che odiano Trump, anche se oggi ne è ancora funzionale: serve, infatti, a scalzare il tycoon dalla Casa Bianca.

E però, morisse Trump, Biden sarebbe una seccatura, un ostacolo al ritorno dell’America ai fasti della presidenza di George W. Bush e delle guerre infinite, garantiti invece dai vice-presidenti di entrambi i partiti (Mike Pence e Kamala Harris).

Insomma, disgrazie diverse ma in certo senso parallele angustiano il campo repubblicano e democratico e gettano ombre oscure sulle presidenziali Usa, tanto decisive per i destini del mondo.