Rapporto Usa: la repressione che vige in Ucraina
Su Strana il rapporto del Dipartimento di Stato Usa sui diritti civili in Ucraina. Un quadro impietoso e alquanto bizzarro per un Paese che dovrebbe costituire un fulgido esempio di democrazia e un baluardo della stessa contro l’autoritarismo avverso.
Oltre ad alcuni casi di omicidi di alto profilo sui quali il rapporto è particolarmente critico rispetto alle forze di sicurezza ucraine – casi isolati che lasciano intravedere l’esistenza di altri casi meno eclatanti non segnalati – il rapporto denuncia molteplici episodi di “detenzione arbitraria di civili, sia da parte delle forze dell’ordine che delle forze armate”, alcune delle quali sono ricomprese nella fattispecie delle “sparizioni forzate”.
Si parla di persone costrette in “isolamento in strutture di detenzione non ufficiali per periodi che andavano da poche ore a quattro mesi e mezzo”. Molti di questi detenuti hanno denunciato di essere “stati torturati o maltrattati dalle forze di sicurezza ucraine, in particolar modo in strutture di detenzione non ufficiali e talvolta in centri di detenzione preventiva”. I sequestrati non potevano avere “accesso a un avvocato e [le autorità] si sono rifiutate di rivelare informazioni ai loro parenti”. Chi conosce un po’ la storia dei desaparecidos argentini non potrà non notare i nefasti richiami.
Scopo delle torture quello di “estorcere confessioni, solitamente legate a una presunta cooperazione con la Russia”. Inoltre, “i prigionieri hanno riferito che le autorità e i cosiddetti assistenti dei prigionieri hanno inflitto trattamenti crudeli e degradanti, nonché violenza fisica e sessuale”, mentre alcuni “attivisti per i diritti umani hanno documentato le torture tramite elettroshock nella colonia n. 43 di Kharkov”.
Passando poi alla corruzione, il rapporto segnala che in Ucraina persiste una “corruzione sistemica tra giudici e pubblici ministeri”, il cui esito è che i processi “a volte sembravano predeterminati dal governo o da altre interferenze”. Inutile dire che funziona anche il metodo più prosaico della “dazione”.
La libertà di stampa in Ucraina, solo sulla carta (costituzionale)
Quanto alla libertà di stampa, se è vero che la Costituzione la sancisce, i media non allineati con le posizioni del governo sono stati vessati, intimiditi e chiusi, “a fine dicembre”, spiega il rapporto, “erano stati bloccati 1.152 siti web per questi motivi”. Il rapporto del Dipartimento di Stato è annuale, ricordiamo, quindi si tratta di quelli chiusi solo nell’ultimo anno…
Stesse vessazioni, intimidazioni e minacce hanno subito i cronisti non graditi, tanto che “molti giornalisti hanno riferito che l’autocensura è aumentata a causa delle restrizioni alla libertà di parola introdotte dalle autorità per combattere la disinformazione russa”.
Nel mirino, articoli “che potevano essere considerati non sufficientemente patriottici dall’opinione pubblica o potevano essere utilizzati dalla Russia per scopi di propaganda’” (informare sul colossale numero di vittime al fronte è presumibilmente anti-patriottico, d’altronde tali informazioni latitano anche in Occidente; e per lo stesso motivo).
Nel rapporto del Dipartimento di Stato, le lamentele di tanti cronisti attenzionati che hanno denunciato come il governo abbia “utilizzato la sicurezza nazionale come scusa per mettere a tacere i media che criticavano le loro attività”.
Per quanto riguarda l’informazione, pochissimi i canali autorizzati a dare notizie sulla guerra, tra questi la “National Television Marathon – una piattaforma di canali televisivi che segue la linea del governo nella copertura della guerra – che ha avuto un livello di controllo senza precedenti sulle notizie televisive in prima serata”.
Sul punto, diversi “osservatori dei media hanno espresso preoccupazione sul fatto che l’esistenza di un’unica trasmissione televisiva potrebbe facilitare il controllo del governo sulle trasmissioni”… commento che appare alquanto edulcorato.
Nel rapporto Usa, anche un cenno al sito Myrotvorets, “che secondo quanto riferito ha stretti legami con i servizi di sicurezza”. Il Dipartimento di Stato scrive che sul sito vengono pubblicati i dati personali di giornalisti e personaggi pubblici “le cui dichiarazioni e azioni sono state bollate come antipatriottiche”. Nel documento, però, non viene specificato che finire su quel sito equivale più o meno a una condanna a morte se si è ucraini, ma porta sfortuna anche ai tanti stranieri ivi segnalati.
La violenza sui bambini
Orrore, poi, per quel che scrive il rapporto sui bambini sfollati senza genitori, spesso privati di accesso ai centri di accoglienza governativi. “Alcuni bambini senza accesso agli orfanotrofi gestiti dal governo hanno dovuto affidarsi a reti private per il cibo, l’alloggio e le altre necessità, esposti così ad abusi, alla tratta e ad altre forme di sfruttamento”.
Inoltre, il documento denuncia come “una quantità significativa di pornografia infantile che finisce su Internet” provenga proprio dall’Ucraina. Inoltre, che anche “i bambini provenienti da contesti svantaggiati, come anche quelli affidati all’assistenza pubblica, continuano a essere ad alto rischio di sfruttamento sessuale a fini commerciali, compreso il traffico sessuale e la produzione di pornografia”.
A questo catalogo di orrori e repressione, scrive Strana, mancano “due temi di cui si parla molto in Ucraina: la mobilitazione (si menziona solo il fatto che il governo ha chiuso le frontiere alle persone obbligate al servizio militare) e la questione della Chiesa (tentativi di vietare la Chiesa ortodossa ucraina, procedimenti penali contro sacerdoti e sequestri di chiese).
Da tempo gli ucraini sono reclutati per strada, sulla metropolitana o nei locali, dove sono presi di peso e spediti al fronte. Una pratica dilagata con il recente allargamento della coscrizione. Di tanto in tanto emergono sui media ucraini – ma è solo la punta dell’iceberg – casi di gente che tenta la fuga nei Paesi limitrofi, di sparatorie tra recalcitranti e reclutatori e tanto altro.
Al rapporto citato, ci permettiamo aggiungere un’inchiesta, pubblicata sempre su Strana, sulla “violenza di massa nelle carceri ucraine”, che dettaglia l’inferno delle prigioni, dove i detenuti comuni sono normalmente picchiati e torturati per estorcere loro denaro o altro.
Questo il baluardo della democrazia occidentale, al quale sono stati consegnati miliardi di euro/dollari in finanziamenti e armi. Forse si poteva chiedere che almeno conservasse le apparenze di uno Stato di diritto.
Non è avvenuto non solo per evitare di mettere in difficoltà il prezioso alleato, ma anche e soprattutto perché le forze che stanno alimentando questa guerra per procura contro la Russia – quelle vere, non i burattini politici che usano -sostenendo alzo zero l’Ucraina e contrastando le voci dissenzienti, sono fortemente anti-democratiche, per cui non trovano affatto commendevole tale situazione.
Più si rafforzano, più sarà forte la loro presa sulle democrazie occidentali, che stanno soffocando anno dopo anno, guerra dopo guerra, con una decisa accelerazione negli ultimi anni. A proposito di scontro tra democrazia e autoritarismo…