Usa-Ue: lo scontro su Instex e la crisi iraniana
Tempo di lettura: 3 minutiGli Stati Uniti stanno esercitando pressioni sull’Unione europea perché non attivi Instex, un meccanismo finanziario studiato per comprare il petrolio iraniano aggirando le sanzioni imposte da Washington sull’oro nero di Teheran.
In pratica il sistema prevede una sorta di baratto, petrolio in cambio di aiuti umanitari. È stato istituito, ma ad oggi non ha trovato ancora attuazione, dati i timori delle aziende europee di incappare egualmente nelle sanzioni americane.
Washington ha infatti minacciato più volte ritorsioni, e una via per farle scattare, al di là di altre possibilità, è quella di accusare tali aziende di finanziare il terrorismo, dato che gli aiuti umanitari potrebbero pervenire ed essere gestiti dalle Guardie rivoluzionarie, inserite dagli Usa nella blacklist del Terrore.
Instex e il commercio globale
Ieri il Wasgington Post spiegava che il varo di Instex rischia di mandare in fumo la pressione esercitata dall’amministrazione Usa su Teheran.
Anche perché il meccanismo, che oggi interessa solo alcune nazioni, se andasse a regime, potrebbe interessare altri: il Wp cita la Spagna, che starebbe valutando la sua adesione, ma anche l’India – cliente importante dell’Iran -, che starebbe studiando un meccanismo simile.
“Se Instex o altri meccanismi alternativi dovessero avere successo – scrive il Wp -, i sistemi di commercio internazionale che bypassano la valuta degli Stati Uniti potrebbero limitare la capacità futura delle amministrazioni degli Stati Uniti di utilizzare le sanzioni come strumenti di politica estera”.
Da qui la dura reazione, che il Wp spiega con una motivazione ancora più generale e ben più pericolosa per la leadership Usa: “Se [il sistema] si dilatasse, potrebbe sfidare il dominio globale del dollaro statunitense, che viene utilizzato normalmente per le transazioni internazionali, consentendo agli Stati Uniti di avere un certo controllo sull’economia globale”.
Secondo il Wp i pericoli suddetti rendono la campagna Usa contro Teheran – che il giornale Usa marchia come “bullismo” – affatto controproducente, dato che Washington rischia sia di perdere gli alleati europei sia di dare una spinta alla de-dollarizzazione del commercio globale, scenario del quale si parla da anni.
Forse gli allarmi del Wp sono esagerati. Di per sé il meccanismo non è altro che una riedizione ammodernata di quanto avvenne per il petrolio iracheno, quando la scure della sanzioni si era abbattuta contro il governo di Saddam Hussein tra la prima e la seconda guerra irachena.
Si trattava del meccanismo “oil for food” – petrolio in cambio di cibo – e permise al greggio di Baghdad di restare in commercio, anche se in misura più che ridotta.
Peraltro, come scrive il New York Times, il varo di tale meccanismo potrebbe contribuire non poco a frenare la folle corsa verso la guerra.
Il vertice di Gerusalemme
Ma ad oggi sono troppe le spinte contro Teheran e l’attuazione di Instex resta a rischio. Ma come si può notare la partita è molto più alta della sola crisi iraniana, dato che sul punto, peraltro, si sta consumando l’ennesimo duello tra Stati Uniti ed Unione europea, alla quale è prefigurato un destino da colonia americana.
Uno scontro che si sta dipanando sottotraccia, ma che certo non è meno duro di quello che oppone Washington e Teheran. Ci torneremo.
Sulla criticità iraniana va segnalato che agli inizi di giugno a Gerusalemme si incontreranno i consiglieri per la sicurezza nazionale di Russia, Stati Uniti e Israele (Nikolai Patrushev, John Bolton e Meir Ben-Shabbat).
La specializzazione dei partecipanti in tema di sicurezza indica che il summit non vuole trovare soluzioni alla crisi – per la quale serve la diplomazia – quanto cercare di tracciare linee rosse che i contendenti non devono superare, istituire canali di comunicazione per evitare incidenti a rischio catastrofe. È un inizio.
Sempre sulla criticità iraniana, in altra nota avevamo riferito che Shinzo Abe si era proposto come mediatore, ricevendo la benedizione di Trump. Di ieri la notizia, fonte giapponese, che la Russia avrebbe mostrato analogo gradimento all’idea (Reuters).
Il premier giapponese al prossimo G-20 incontrerà in via separata Putin. Parleranno di tante cose, tra cui l’Iran.