La Russia vince la corsa al vaccino, ma non vale...
Tempo di lettura: 2 minutiLa Russia ha annunciato di avere il vaccino del coronavirus e che a settembre inizierà a produrlo in maniera massiva. Vince così la gara globale innescata dalla pandemia. Una notizia fausta, ma, al solito, politicizzata.
L’Occidente non può accettare un simile scacco, da cui l’ondata di scetticismo di varie comunità scientifiche. Un rigetto apriori, dato che non sanno nemmeno di cosa stanno parlando.
Invece, per quanti hanno seguito la corsa al vaccino russo, non è affatto inattesa: Mosca aveva subito annunciato di avere diversi candidati e aveva dato conto dell’avanzamento del proprio lavoro.
Possibile che il vaccino russo abbia lacune, dato che tutte le autorità sanitarie hanno messo in guardia sulle tante incognite dei vaccini, ma, appunto, le incognite valgono per tutti (ad es. National Interest: “Fauci sul vaccino contro il Coronavirus: “Le probabilità che sia efficace al 98% non sono molte“).
Nel dare la notizia Putin ha dichiarato di aver vaccinato una delle sue figlie, annuncio teso a dissipare dubbi sulla sua pericolosità. Ma non basta a dissipare la cortina fumogena alzata per dilavare la notizia, che, se data da Washington o da altro Paese gradito, avrebbe provocato un’ondate globale di felicitazioni.
È necessario, anzi obbligatorio, non concedere a Mosca la palma della vittoria e continuare a perseguire un vaccino nostrano, uno dei tanti sui quali sono stati investiti miliardi di dollari.
Peraltro, sono in ballo davvero tanti soldi, basti pensare anche alle vaccinazioni indirizzate verso quei Paesi che certamente non ne svilupperanno uno (l’India?).
In altra nota avevamo accennato come la Russia avesse a sua disposizione il background della Guerra Fredda, quando aveva ingaggiato una guerra segreta con gli Stati Uniti sulla ricerca delle armi batteriologiche.
E rispetto all’Occidente ha potuto giovarsi di un ambiente scientifico che ha lavorato in sinergia, al contrario di quanto avvenuto da noi, dove la comunità scientifica è stata preda di lotte intestine, giochi di potere, invidie, discordie e quanto altro.
Confusione alimentata in alcuni casi da politicizzazioni indecorose, come in quello dell’idrossiclorochina che, essendo stata suggerita da Trump, è stata oggetto di una battaglia politica anche sporca (vedi il romanzo criminale della Surgisphere).
Ciò non ha giovato alla causa, ha anzi creato una notevole confusione, sia all’esterno, con i cittadini bombardati da messaggi contrastanti, sia all’interno del ristretto ambito scientifico, nel quale ognuno ha fatto la sua corsa, inseguito le sue terapie, fatto i suoi test, etc…
Grate eccezioni, certo, peraltro misconosciute, hanno purtroppo confermato la regola.
La Russia ha evitato tutto questo, anche per una guida politica che ha incanalato risorse ed energie del Paese, peraltro molto più esigue di quelle dispiegate altrove, in un’unica direzione. Ha vinto Putin, che lo si voglia o no.
Non si tratta di esaltare lo zar russo, ma di prendere atto di una sconfitta globale. Se il mondo fosse stato unito contro il nemico comune, tutto sarebbe stato più semplice. Non è andata così, né il futuro si prospetta diverso.
Ps. Secondo Mosca, almeno venti Stati si sarebbero detti interessati al vaccino (Cnn). Il presidente delle Filippine Rodrigo Duterte lo ha chiesto pubblicamente per il suo Paese, aggiungendo che lui vuol essere il primo a utilizzarlo (Reuters)… nonostante il contrasto, il vaccino russo trova strade, almeno per ora.