Altro veto Usa al cessate il fuoco, altre bombe a Israele
Ancora una volta gli Stati Uniti chiudono la porta al cessate il fuoco: l’ambasciatrice alle Nazioni Unite, Linda Thomas-Greenfield, ha avvertito che Washington si opporrà alla mozione algerina che chiede di deporre le armi. Gli Stati Uniti hanno già respinto due risoluzioni simili e ora fanno svaporare anche la terza, che in tal modo nasce morta, potendo servire, al massimo, come richiamo morale. Un richiamo che ovviamente rimarrebbe inascoltato a Tel Aviv.
Parole vuote e bombe Usa
Tutti gli infingimenti Usa sono caduti, il re è nudo, anche perché il niet della Greenfield è accompagnato da un altro carico di bombe diretto a Tel Aviv, come ha rivelato il Wall Street Journal (si ricordi che al 2 novembre gli analisti avevano rivelato che su Gaza era stato sganciato un potenziale esplosivo pari alle due bombe atomiche che hanno devastato Hiroshima e Nagasaki… tre mesi e tante bombe fa).
Così riportiamo quanto scrive, in proposito, Gideon Levy su Haaretz: “Basta con le parole. Basta con gli inutili tour del segretario di Stato americano Antony Blinken e con le parole taglienti del presidente Joe Biden. Non portano da nessuna parte […]. Si potrebbe, anzitutto, imparare qualcosa dalle parole incredibilmente semplici e vere del ministro degli Esteri della Ue Josep Borrell, il quale ha detto: “Se credete che vengano uccise troppe persone, forse dovreste fornire meno armi [a Israele]”.
Alla Conferenza di Sicurezza di Monaco Borrell ha anche affermato che non esiste una soluzione militare per Hamas, ribadendo, di fatto, quanto emerso da uno studio dell’esercito israeliano.
Lula e il massacro di Gaza
Quanto ai morti, a Gaza siamo ormai a 29mila, di cui la maggior parte bambini. Sul punto, ha fatto scalpore quanto affermato da Ignacio Lula da Silva, che avrebbe fatto un parallelo tra la leadership israeliana e il nazismo, da cui l’indignazione di Tel Aviv e la conseguente designazione del presidente brasiliano come “persona non grata” nel Paese.
Lula ha affermato che quanto sta avvenendo nella Striscia “ricorda un altro periodo storico, quando Hitler decise di uccidere gli ebrei” E sul taglio degli aiuti umanitari ai palestinesi ha aggiunto: “Mi chiedo quale coscienza abbiano questi politici e che cuore; essi distolgono lo sguardo da quanto sta accadendo nella Striscia di Gaza, nella quale è in corso non una guerra, ma un genocidio; non è una guerra nella quale dei soldati combattono contro altri soldati, ma è una guerra tra un esercito ben preparato contro donne e bambini”.
E ha concluso: o la classe politica dell’Occidente cambierà approccio oppure “la gente cambierà la classe politica”, frase che riecheggia il suo passato rivoluzionario, ma che fa un certo effetto. Detto questo, Lula potrà anche essere giudicato estremo per il paragone che in tanta parte di Occidente risulta inaccettabile, ma il numero di morti, dei feriti e degli affamati a Gaza richiede un sussulto.
Detto questo, val la pena ricordare come i media abbiano paragonato leader classificati come canaglia (Saddam, Gheddafi, Assad, Putin) a Hitler per aver intrapreso azioni, vere o asserite che fossero, molto meno cruente di quelle che si stanno consumando a Gaza. E nessuno ha trovato, né allora né oggi, nulla da ridire.
Nessun limite alla follia
Infine una notazione che annoda due cose apparentemente distanti tra loro. Il leader dei neoconservatori al Senato, Lindsey Graham, commentando la morte di Alexej Navalny, ha suggerito che Putin dovrebbe essere designato “terrorista”. Alcuni giorni fa, parlando di Gaza, ha dichiarato che gli Stati Uniti non dovrebbero “porre alcun limite” alle azioni di Israele rispetto alle vittime civili.
In effetti, non si riscontra alcun limite alla follia dei padroni del vapore d’Occidente, quelli, per inciso, che stanno prolungando a oltranza la guerra ucraina e si adoperano perché nessuno rechi disturbo alle operazioni militari israeliane, che anzi vorrebbero che innescassero una guerra regionale.