WP: nessuna prova sul quartier generale di Hamas ad al Shifa
Non c’è nessuna prova che sotto l’ospedale di al Shifa si nascondesse il quartier generale di Hamas: questo il verdetto degli analisti del Washington Post che hanno esaminato le asserite prove presentate nel merito dalle forza di difesa israeliane (IDF).
Così il giornale: “Settimane prima che Israele inviasse i propri soldati contro l’ospedale al-Shifa, il suo portavoce iniziò a costruire un caso presso l’opinione pubblica. Le sue affermazioni erano molto specifiche: asseriva che i cinque edifici ospedalieri erano direttamente coinvolti nelle attività di Hamas; che sorgevano su tunnel sotterranei utilizzati dai militanti per dirigere gli attacchi missilistici e i miliziani; infine, che ai tunnel fosse possibile accedere dall’interno dei reparti ospedalieri. Tali affermazioni sono supportate da ‘prove concrete’”, disse il portavoce dell’IDF Daniel Hagari in un briefing del 27 ottobre”.
L’assalto all’ospedale di al Shifa
“Dopo aver preso d’assalto il complesso il 15 novembre, l’IDF ha pubblicato una serie di fotografie e video che, secondo essi, dimostravano quanto affermavano. ‘I terroristi da questo luogo dirigevano le loro operazioni’, ha detto Hagari in un video pubblicato il 22 novembre, guidando gli spettatori del video attraverso un tunnel sotterraneo mentre illuminava stanze buie e vuote sotto al-Shifa”.
“Ma le prove presentate dal governo israeliano non riescono a dimostrare che Hamas avesse utilizzato l’ospedale come centro di comando e controllo, secondo un’analisi del Washington Post che ha studiato le immagini open source, quelle satellitari e tutti i materiali resi pubblici dall’IDF. Ciò solleva interrogativi cruciali, dicono alcuni esperti legali e di diritto umanitario, sul fatto che il danno civile causato dalle operazioni militari israeliane contro l’ospedale – accerchiamento, assedio e infine saccheggio della struttura e del tunnel sottostante – sia proporzionato alla minaccia valutata”.
“L’analisi del Wp dimostra che ‘Le stanze collegate alla rete di tunnel scoperte dalle truppe dell’IDF non mostravano prove evidenti di un loro uso militare da parte di Hamas. E nessuno dei cinque edifici ospedalieri identificati da Hagari sembrava essere collegato alla rete di tunnel. Non ci sono prove che fosse possibile accedere ai tunnel dall’interno dei reparti ospedalieri'”.
Infine, “prima che le truppe dell’IDF entrassero nel complesso, l’amministrazione Biden ha declassificato le valutazioni dell’intelligence statunitense che, secondo questa, confermavano le affermazioni di Israele. In seguito al raid, i funzionari israeliani e statunitensi sono rimasti fermi sulle loro dichiarazioni iniziali”.
Prove mai esibite
“Il governo degli Stati Uniti non ha reso pubblico il materiale declassificato, né il funzionario ha voluto condividere l’intelligence su cui si basava questa valutazione”. Insomma, documenti senza nessuna prova a supporto.
La domanda sull’esistenza di mostrare del materiale probatorio più specifico è stata posta anche all’IDF, ma, al di là delle dichiarazioni su asserite “prove inconfutabili” in loro possesso, “quando è stato chiesto se siano disponibili ulteriori prove su al-Shifa, il portavoce ha detto: ‘Non possiamo fornire ulteriori informazioni’”.
“Il fatto che un alleato degli Stati Uniti abbia preso di mira un complesso che ospitava centinaia di pazienti malati e morenti e migliaia di sfollati non ha precedenti negli ultimi decenni. L’attacco ad al-Shifa ha causato il collasso dell’operatività dell’ospedale. Mentre le truppe israeliane si avvicinavano e i combattimenti si intensificavano, il carburante finiva, i rifornimenti non potevano entrare e le ambulanze non riuscivano a prestare soccorso alle vittime nelle strade”.
“Prima che i soldati entrassero nel complesso, i medici hanno scavato una fossa comune per circa 180 persone, hanno riferito le Nazioni Unite ragguagliate dal personale ospedaliero. L’obitorio, infatti, aveva cessato di funzionare da tempo. Diversi giorni dopo, quando i medici dell’OMS giunsero in loco per evacuare le persone che si trovavano ancora all’interno della struttura, dissero che quel luogo di guarigione era diventato una ‘zona di morte’. Almeno 40 pazienti – tra cui quattro bambini nati prematuri – sono deceduti nei giorni precedenti il raid e per le sue conseguenze, hanno affermato le Nazioni Unite“.
I tunnel e l’ospedale
Dopo aver descritto nello specifico l’ecatombe consumata nell’ospedale e aver dato conto del rinvenimento in uno dei suoi reparti di alcune armi, poche in verità e sulle quali non si ha contezza di come siano finite lì, annota il media Usa (facile portarle dall’esterno…), il Wp rammenta come l’IDF abbia pubblicato video e immagini satellitari di un pozzo che si apriva “all’interno di un piccolo edificio che avevano demolito”.
“In seguito, i militari hanno pubblicato video di loro soldati e di Hagari mentre esploravano la rete di tunnel collegata al pozzo. Il filmato mostrava un lungo tunnel che si estendeva a est dal pozzo e correva verso sud, sotto l’unità di chirurgia specialistica; un’altra sezione si dirigeva a nord, lontano dal complesso ospedaliero. Dai video non è stato possibile determinare la distanza o la direzione finale della sezione nord del tunnel”. L’DF, prosegue il WP, non ha esplorato più di tanto, perché afferma che il tunnel è stato “sigillato”.
“Il Post ha mappato il percorso del tunnel geolocalizzando i siti scavati all’interno di al-Shifa e analizzando i video fotogramma per fotogramma per determinare la direzione e la lunghezza della rete. Il Post ha poi sovrapposto i percorsi dei tunnel sulla mappa rilasciata dall’IDF il 27 ottobre, che si diceva mostrasse l’intera estensione dell’infrastruttura di comando e controllo di Hamas”.
“Nessuno dei cinque edifici [dell’ospedale] evidenziati dall’IDF sembra collegarsi ai tunnel e non è stata prodotta alcuna prova che dimostri che si potesse accedere ai tunnel dall’interno dei reparti dell’ospedale, come invece aveva affermato Hagari“.
Il video di Hagari
“In una sezione sotto l’edificio dell’ambulatorio, due bagni angusti, con lavandino, e due stanze vuote apparivano collegati a un tunnel. Hagari ha detto che le stanze e il tunnel ricevevano elettricità, acqua e aria condizionata da al-Shifa. Una delle stanze, ha detto Hagari, era la ‘sala operativa’, indicando il collegamento elettrico come prova delle sue affermazioni”.
“Ma le stanze spoglie, piastrellate di bianco, non mostravano alcuna prova di un loro utilizzo, sia per funzioni di comando, controllo o altro. Non c’era alcun segno che fosse stato abitato di recente, come rifiuti, contenitori per cibarie, vestiti o altri oggetti personali”.
“Questa stanza è stata evacuata con tutta l’attrezzatura. Immagino che sia stato evacuato quando hanno saputo o capito che saremmo entrati nell’ospedale di Shifa”, affermava Hagari nel video.
“Non ha spiegato, però, quando i militanti avrebbero operato nel tunnel o quando è avvenuta la loro presunta fuga. L’IDF non ha risposto alle richieste di chiarimenti”. Peraltro, si potrebbe aggiungere, perché portar via anche i rifiuti e vestiti? Perché ripulire tutto, lasciando il tutto lindo e pinto?
“Il giorno successivo, l’IDF ha pubblicato un’ulteriore prova: il filmato di una telecamera di sicurezza che mostrava militanti armati che il 7 ottobre trasportavano due ostaggi […]. Uno di questi sembrava ferito ed era su una barella. Non è chiaro se gli ostaggi siano stati portati in ospedale perché gli fossero prestate cure mediche o per altri scopi”. Hamas disse che erano stati portati nell’ospedale perché feriti.
La confessione di al-Kahlot e le domande sul caso
Il WP riferisce poi come martedì scorso il direttore dell’ospedale, Ahmed al-Kahlot, in un video ammetteva di “essere un membro di Hamas e affermava che l’ospedale era sotto il controllo delle Brigate Izzedine al-Qassam”. Sul punto il WP non si pronuncia, ma rende conto del comunicato di Hamas, secondo il quale al-Kahlot sarebbe stato intimidito e minacciato, se non torturato, da cui la confessione, resa peraltro una decina di giorni dopo il suo arresto.
Al di là della presenza o meno del quartier generale di Hamas, resta la grande domanda: se anche fosse vero quanto afferma l’IDF, perché, una volta bonificato, non si è lasciato che continuasse ad operare al servizio della gente? Una volta che l’IDF ne aveva preso il controllo, avrebbe potuto continuare a svolgere quel lavoro sotto la vigilanza israeliana. Invece, il personale è stato evacuato e la struttura è rimasta inutilizzata, nonostante l’immane bisogno delle folle in fuga dalle bombe. La domanda sul fatto che l’attacco all’ospedale – come gli analoghi contro le altre strutture sanitarie della Striscia – sia ricompreso in una strategia altra dal contrasto di Hamas, appare legittima.
Resta, infine, la domanda sul perché il WP abbia pubblicato tale articolo. Media mainstream per eccellenza, non affronta temi tanto sensibili invano. Probabile che la pubblicazione sia parte delle pressioni che l’amministrazione Biden sta esercitando su Israele perché moderi la sua azione. La minaccia sottesa è quella di rivelazioni ben più imbarazzanti dell’attuale scoop, che peraltro può essere facilmente soffocato.