9 Aprile 2024

Zaporizhzhia, le bombe sulla centrale atomica

"Ora siamo un impero e, quando agiamo, creiamo la nostra realtà", questo il credo a cui rispondono i nostri media, anche sui resoconti, striminziti, dell'ultimo rischio corso dalla centrale nucleare.
Zaporizhzhia, le bombe sulla centrale atomica
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Dopo l’oblio dell’attacco al Crocus da parte dei media d’Occidente, preoccupati solo di discolpare l’Ucraina dalle evidenti responsabilità, come peraltro accaduto varie volte  in passato – a parte eccezioni che confermano la regola – per altre azioni oscure di Kiev, anche l’attacco di droni alla centrale atomica di Zaporizhzhia è passato sottotraccia, come qualcosa di marginale.

L’attacco alla centrale di Zaporizhzhia e i topos delle guerre infinite

E ciò nonostante la gravità dell’accaduto: se l’attacco fosse riuscito al 100% poteva creare una nuvola radioattiva al confronto della quale quella di Chernobyl sarebbe stata una barzelletta, essendo quella di Zaporizhzhia la centrale atomica più grande d’Europa.

Pochi e stringati gli articoli e, al solito, debordanti sciocchezze. Due casi esemplari, con Repubblica che, pur ricordando che la centrale atomica è da “due anni occupata dai russi”, riferisce che “Russia e Ucraina si accusano a vicenda”.

Al di là dell’ironia dei russi che si auto-bombardano e mettono a rischio radioattivo i propri soldati, va segnalato che quello di eludere le responsabilità ucraine evocando le accuse reciproche dei contendenti è ormai un topos abusato in questa guerra.

Un po’ come si usava per la guerra siriana: quando cadevano le bombe di Damasco si specificava il responsabile, se a bombardare erano i cosiddetti ribelli o non se ne parlava – come si fa anche per i missili ucraini che uccidono i civili del Donbass – oppure si usava una formulazione vaga, cioè si dava conto solo dell’esplosione e delle vittime.

Se abbiamo fatto l’esempio siriano è perché nell’occasione la presa della propaganda di guerra sui media mainstream è stata totalizzante, portando a compimento il processo del controllo della narrativa mainstream sui conflitti iniziato con l’invasione dell’Iraq, rispetto al quale uno dei consiglieri di Bush ebbe a dire: Ora siamo un impero e, quando agiamo, creiamo la nostra realtà.

''We're an empire now, and when we act, we create our own reality.

Da allora, sugli avvenimenti che l’Impero ritiene essenziali i media di establishment sono stati chiamati a raccontare tale realtà, piuttosto che quella dettata dalle cose. Da cui aberrazioni come l’articolo de La7, che riferisce che a bombardare la centrale nucleare sono stati certamente i russi… tant’é.

Un attacco tanto folle, che mette a rischio l’Europa induce ancor più a pensare che l’Ucraina fosse implicata nell’attacco del Crocus, nel quale si è manifestata tanta pazzia assassina.

Il guscio del reattore presso la centrale nucleare di Zaporizhzhia, situata nel sud dell'Ucraina, è stato danneggiato dai droni lanciati recentemente dalle forze armate russe

Al di là del particolare, pure agghiacciante, resta la guerra Ucraina e le diuturne lamentele per i fondi bloccati al Congresso Usa, che metterebbero a rischio di collasso la Difesa di Kiev.

In realtà, essa è già al collasso e quanti lamentano il blocco succitato lo sanno perfettamente. Solo non vogliono rinunciare ai cento miliardi di dollari in ballo, che andranno nelle casse dell’apparato militar industriale Usa, e alla loro guerra per procura contro la Russia.

La guerra ucraina, la fantasia al potere

Ne scrive anche Matthew Blackburn sul National Interest, rilevando come inviare altri aiuti a Kiev non cambierà la situazione, com’è accaduto per gli aiuti pregressi, risultati inutili. Eppure l’Occidente non fa che reiterare azioni e narrazioni sempre uguali a se stesse.

The Looming Ukraine Debacle

Di interesse un passaggio dell’articolo nel quale analizza le narrazioni usate per proseguire questa guerra: un “modello consolidato è la ripetizione del linguaggio binario moralistico. L’Occidente ‘non può lasciare che la Russia vinca’. L’’ordine basato sulle regole’ potrebbe venire meno. Poi c’è la nuova teoria del domino: se l’Ucraina cade, le orde russe si riverseranno più a ovest. La personalizzazione del conflitto su un uomo malvagio, Vladimir Putin, continua con la morte di Alexei Navalny. È una lotta manichea tra il bene e il male, la democrazia e l’autoritarismo, la civiltà e l’oscurità. Non può esserci ‘pace finché il tiranno non cade’. L’alleanza occidentale non deve vacillare nel suo impegno nei confronti dell’Ucraina”.

“Ciò che manca in tutto il discorso è il realismo. Qual è il reale equilibrio di potere tra le nazioni in guerra, e cosa si può concludere da due anni di dura competizione tra Russia e NATO? Non sorprende che i leader occidentali siano riluttanti ad ammettere che la terribile situazione che l’Ucraina si trova ad affrontare è legata ai loro fondamentali errori di valutazione riguardo alla Russia”, che gli hanno fatto perdere la guerra per procura.

“[…] La mancanza di realismo nel discorso occidentale è evidente. Esiste infatti il ​​serio rischio che, invece di dare una lezione alla Russia e mettere Putin al suo posto, possa accadere il contrario. La Russia, infatti, sta istruendo l’Occidente su cosa significhi usare l’hard power e scatenare conflitti tra stati nelle condizioni del ventunesimo secolo? La Russia sta rendendo pubblica la sua versione di sovranità da grande potenza, in cui uno Stato unito, resiliente e incrollabile può sconfiggere la sovranità condivisa dell’UE e della NATO”.

Di ancor più grande interesse la conclusione dell’articolo: “Abbiamo tutti sentito l’obiezione secondo la quale semplicemente non ci si può fidare di Putin e che egli non vuole altro che la completa eliminazione dell’Ucraina come Stato indipendente. Tuttavia, la cieca continuazione del disfunzionale Piano A dell’Occidente [cioè la prosecuzione ad libitum della guerra ndr] non minaccia anch’essa la totale distruzione fisica dell’Ucraina? È per questo motivo che Papa Francesco ha invitato i leader occidentali a non ‘vergognarsi di negoziare prima che le cose peggiorino’”.

“Un nuovo approccio alla guerra in Ucraina non emergerà da proclami retorici e moralistici. Le sole parole non impediranno la vittoria russa. Ciò che serve è una chiara contabilità di ciò che può essere realisticamente ottenuto con i mezzi disponibili, nonché dei costi, dei rischi e dei benefici dei diversi scenari. Dopotutto, provare ciò che prima ha fallito in precedenza [cioè gli aiuti ndr] e aspettarsi risultati diversi non è una ricetta per il successo”.