La criticità di Zaporizhzhia e l'incidente stradale di Zelensky
Tempo di lettura: 4 minutiDopo che gli ucraini hanno ripreso la regione di Kharkiv con lo snodo chiave di Izyum, l’attenzione della guerra ucraina si sposta nella regione di Zaporizhzhia, dove avevamo preannunciato un massiccio dispiegamento militare ucraino che sembra preludere a un’imminente offensiva.
Questo spiega il ritiro dei russi da una parte del territorio di questa regione: Salutato con enfasi dai media occidentali come un’altra grande vittoria ucraina, in realtà si tratta di un ridispiegamento atto a consolidare le difese. I russi, infatti, non hanno alcuna intenzione di sloggiare Zaporizhzhia, come indica l’arrivo delle forze speciali cecene in loco.
Zaporizhzhia: offensiva nucleare?
Difficile comprendere perché, con un fronte tanto ampio, si stia ipotizzando di attaccare proprio nell’area che ospita la centrale nucleare più grande d’Europa, già bersagliata da tempo dai missili ucraini.
Facciamo uno scenario di fantasia, usando i deliri di alcuni Stranamore d’Occidente, secondo i quali tale rovescio avrebbe tanto frustrato Putin da fargli accarezzare l’idea di usare le atomiche tattiche.
Da qui lo scenario di fantasia: un attacco nell’area della centrale atomica provoca un incidente radioattivo e la colpa sarebbe data a Putin che l’avrebbe fatta saltare per frustrazione.
La guerra diventerebbe un inferno e le conseguenze sarebbero subite da tutta l’Europa, con gli Stranamore di cui sopra che vedrebbero rafforzata la loro spinta a sostenere Kiev, consegnando agli ucraini armi ancora più potenti negate finora. E potrebbe anche spingerli a chiedere addirittura l’applicazione dell’articolo 5, dal momento che potrebbe configurarsi un’offesa diretta ai Paesi Nato. Uno scenario da terza guerra mondiale… ma resta la premessa che siamo nel campo della fantasia.
Per tornare alla realtà, il fatto che i russi abbiano abbandonato alcune aree controllate a Zaporizhzhia per consolidare le postazioni difensive conferma quanto scritto nella nota precedente, cioè che anche nella regione di Kharkov c’è stato un ritiro controllato simile, del quale gli ucraini hanno approfittato per lanciare un’offensiva che gli consentisse di poter annunciare al mondo una gloriosa vittoria.
La visita protetta a Izyum
In attesa di un eventuale attacco nella regione di Zaporizhzhia, dove potrebbe consumarsi una vera e propria ecatombe dato il rafforzamento di ambedue gli schieramenti (tale la follia di questa guerra), c’è da segnalare la visita a sorpresa di Zelensky a Izyum, un set fantastico per la propaganda e per le industrie belliche, per le quali i successi ucraini sono una manna, perché possono alimentare la narrazione della vittoria ucraina e continuare la vendita di armi.
E però tanti hanno notato un particolare insolito in questa visita, cioè che Zelensky, che normalmente, quando visita un luogo poco sicuro, indossa pesanti protezioni, – elmetto e giubbotto anti-proiettile – nell’occasione, nonostante si trovasse in una zona di conflitto, a pochi chilometri dal fronte e dove piovevano missili come pioggia, si è presentato con un golfino, ovviamente in stile militare come le sue usuali magliettine (serve a dare l’idea del presidente combattente, poco importa che mentre lui appare sui teleschermi di mezzo mondo al macello vadano altri).
Una scena invero inusuale, che fa sorgere il legittimo sospetto che vi fosse un qualche accordo sottobanco con i russi che hanno evitato di colpire la zona, nella quale Zelensky si è pure trattenuto alquanto a lungo, nonostante il pericolo.
Un accordo che fa intuire che tra le parti ci sia un qualche dialogo sottotraccia, nonostante tutto. Quale sia il tema di tale dialogo è un mistero: di certo, e al di là delle ovvie controversie belliche, a tema sarà una certa gestione del conflitto, per evitare che gli ucraini oltrepassino quella “soglia strategica”, posta alcuni ambiti atlantisti più moderati, che distingue una guerra per procura da uno scontro diretto Nato-Russia (per riprendere un concetto espresso di recente da David Ignatius).
Ma per tornare nel campo della fantasia, è pur possibile, sebbene in via aleatoria, che la visita a Izyum abbia coinciso con una finestra di opportunità per l’apertura di un qualche negoziato, dal momento che il successo aveva la potenzialità di abbattere l’ostacolo principale a tale prospettiva. cioè il fatto che un accordo con la Russia in Occidente sarebbe percepito come una vittoria di Putin (ne accenna anche l’articolo Ignatius succitato).
Di incidenti stradali e linee rosse
Possibile, anche se appunto, è solo un’ipotesi aleatoria. Al di là, l’ipotizzato accordo sottobanco con i russi, non ha evitato a Zelensky incidenti di percorso, anzi. Così, tornando da Izyum, è stato coinvolto in un incidente stradale alquanto bizzarro, nel quale non ha riportato “ferite gravi“, come ha riferito il suo portavoce, sottintendo, quindi, che comunque è rimasto ferito, come lascia intuire anche il fatto che non si sia mostrato sano e salvo subito dopo l’accaduto, come vorrebbe la sensibilità mediatica dei suoi gestori.
Incidente strano, dal momento che il presidente non si muove certo solo con la sua autovettura, ma in un convoglio e che normalmente le strade che attraversa sono presidiate, come vuole un qualsiasi protocollo istituzionale, ancor più ferreo in tempo di guerra.
Ma al di là die misteri stradali, che tali restano, va registrato che sono giorni cruciali. I neocon spingono per fornire a Kiev missili a lunga gittata, come da richiesta ucraina da loro alimentata. La Russia ha detto chiaramente che ciò supererebbe chiaramente una nuova linea rossa, dal momento Kiev potrebbe colpire in profondità non solo la Crimea, come da motivazione ufficiale, ma anche il territorio russo.
Non solo, l’Ucraina ha stilato un documento sulle garanzie di sicurezza del suo territorio che intende far firmare ai partner occidentali: di fatto è una partecipazione alla Nato mascherata, dal momento che potrebbe portare l’Occidente a coinvolgersi nel conflitto.
L’America, come ha scritto Ignatius, ha già superato più volte le linee rosse tracciate dai russi. Finora Mosca non ha reagito, ma non è detto che sia sempre così, anzi.