Work me, Lord - Janis Joplin
Guidami Signore, guidami Signore,
ti prego, non abbandonarmi
mi sento così inutile quaggiù
senza qualcuno da amare.
Anche se ho guardato ovunque
non riesco a trovare nessuno da amare.
Perciò guidami Signore, usami Signore,
sai quanto è duro
cercare di vivere da sola?
Ogni giorno provo ad andare avanti
ma qualcosa mi spinge a fondo,
qualcosa mi tiene stretta a me,
al mio modo di vivere.
Quindi non dimenticarti di me, quaggiù, Signore.
No, no, no, no, no
non dimenticarti di me Signore.
So bene di non essere speciale,
ma credo che Tu non possa trovare un altro
che ti ha cercato come ho fatto io.
La cosa peggiore che si può dire di me
è che sono sempre insoddisfatta.
Perciò non andartene, non abbandonarmi Signore
No, no, no, no, no
non andartene, non lasciarmi.
Posso farti vedere com’è dura
vivere completamente sola?
Ti prego, ti prego, ti prego,
non dimenticarmi quaggiù, non dimenticarmi, Signore.
Non andare via, ti prego non abbandonarmi.
Vi prego, per favore (“please”) ascoltate questa canzone di Janis Joplin, questa preghiera disperata, ascoltate questa voce così vera e dura, fastidiosa, che riesce solo a chiedere, urlare, piangere. Ascoltatela leggendo il testo.
Janis Joplin è una cantante grandissima e unica, dove unica non è un modo di dire o il più grande complimento che si possa fare. E’ unica perché nessuno ha cantato come lei. Nessuno è stato capace di tirare fuori (sembra un parto!) la propria vita e cantarla con energia. Nessuno si è messo a nudo cantando su un palco come lei.
Janis dà fastidio, Janis parla, Janis chiede, chiede con forza, piange. Non si può tenere in sottofondo. Questa non è musica rilassante, per studiare, lavorare o per fare yoga. Quel grido o si ascolta o si spegne lo stereo.
E’ un po’ quello che succedeva ai suoi concerti. Gli applausi e le grida all’inizio, poi in silenzio ad ascoltare e le facce stupite, alla fine del brano, incapaci di dire una sola parola. E un tuono di applausi, da tutti. Non sarà stato certo facile per il pubblico andare dietro al canto di Janis Joplin, cantare insieme a lei quel lacerante grido che veniva diretto dalla sua vita, ma certo colpisce quel silenzio durante le canzoni.
Nessun virtuosismo o tecnica sopraffina nel suo cantare, ma un sovrabbondare energico di cuore, di paure, di vita che non basta a se stessa. Janis attraverso la musica si dona totalmente al pubblico, a noi.
Janis Joplin: quel filmato di Woodstock
Che abissale differenza con le canzoni di oggi (sono passati cinquanta anni), con le belle voci che escono dai talent. Voci che non dicono, che non fanno vedere. Cantare per lei non è un mestiere. Anche questa è la sua grandezza.
Work me, Lord (Guidami, Signore) è una meravigliosa e disperata preghiera che Janis Joplin ha registrato nel 1969 e interpretato anche a Woodstock in maniera particolarmente toccante.
Scritta per lei dall’amico Nick Gravenites è, come tutti i brani che ha cantato, totalmente sua nel momento in cui la canta. La canta e diventa sua, attraverso la vita che se ne impadronisce.
Possiamo ascoltarla guardando le bellissime immagini del film: Janis canta scalza, indossa una bellissima camiciona blu da figlia dei fiori, ha mille bracciali quasi a coprire le braccia e tanti anelli alle mani. Subito dà tutto di se, si agita, canta a modo suo, invoca, chiede aiuto.
E che bello, commuovente il finale, nel quale con un filo di voce rauca, rotta, ripete più e più volte quel “please” al Signore, e ancora e ancora quel “ti prego non abbandonarmi, non dimenticarti di me, non lasciarmi quaggiù”.
Le immagini rallentate la colgono stravolta e sorridente sull’ultima parola, Signore, fino a scomparire con un’ultima giravolta nel buio del palco, dove le luci rosse e blu non arrivano più ad illuminarla.
Cos’è cantare se non tirare fuori e regalare pezzi di vita (Piece of my heart)?
Work me, Lord (live a Woodstock) – Pieces of my heart – Ball and chain (live a Monterey Pop Festival) – Cry baby – Janis Joplin (giovanissima nel 1964) e Jorma Kaukonen