9 Novembre 2016

Costantino e San Giovanni

Costantino e San Giovanni
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Oggi la Chiesa fa festa per la dedicazione della Basilica di San Giovanni in Laterano. Era l’inizio del quarto secolo allora, e l’imperatore Costantino volle costruire la chiesa che per secoli avrebbe ospitato le celebrazioni liturgiche dei papi, per i quali fece edificare una residenza presso la basilica stessa.

 

Significativo che la Chiesa voglia ricordare tale dedicazione e la proponga a tutti i suoi fedeli come evento di cui esser grati. E ancor più significativo che tale memoria sia legata non tanto a un’iniziativa papale, ma a quella di un imperatore, quel Costantino che la Chiesa venera come santo, in particolare quella Ortodossa.

 

A dimostrazione che il Signore non ha bisogno che siano i papi a promuovere o attuare cose. Ci pensa lui, usando chi vuole. Così anche questa piccola festa aiuta a guardare con la giusta ironia certa papolatria imperante, dalla quale fa più che bene a mettere in guardia Francesco.

 

Aiuta a mettere le cose al loro posto. «Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia chiesa», promette Gesù all’apostolo che il Padre aveva scelto come primo papa. Dove in quell’«edificherò» c’è tutto.

 

Si può provare a immaginare una cosa opposta. Una promessa di Pietro al Signore: «Ti prometto che edificherò la tua Chiesa»…

 

Più che pretenziosa, tale dichiarazione suonerebbe di un umorismo sperticato. E dire che tanti ecclesiastici, tanti analisti della Chiesa si profondono in tale vano esercizio senza rendersene minimamente conto.

 

Bizzarria della modernità, dove la fede nel Signore è stata sostituita da un affannoso darsi da fare.

 

Conforta in tal senso anche il fatto che la Chiesa che sarebbe stata il cuore della cristianità non sia stata dedicata a Pietro, ma anticamente al Salvatore e poi a Giovanni.

 

Così da far memoria della resurrezione, senza la quale vana sarebbe la nostra fede, e poi al precursore, il prediletto tra i profeti, e al piccolo Giovanni, l’evangelista che pose il suo capo sul petto del Signore all’ultima cena. E che, apostolo fanciullo, amava meno il Signore di Pietro, ma che era più felice perché più amato dal Signore, come ripeteva tanto spesso don Giacomo Tantardini.

 

A indicare la dinamica propria della Chiesa, che poi è la meravigliosa dinamica della predilezione del Signore.

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