Muore Salah, l'islamico che ha sventato una strage di cristiani
Tempo di lettura: < 1 minuteQuella di Salah Farah è una storia nota. Il 21 dicembre, in Kenya, miliziani di al-Shabaab, cellula somala di al-Qaeda, assaltano un autobus diretto a Mandera. Fanno scendere i passeggeri e li dividono in due gruppi: i musulmani da una parte, i cristiani dall’altra. Operazione che prelude alla strage. Ma Salah e gli altri islamici si ribellano. Inermi, dicono ai terroristi o ci uccidete tutti o li lasciate andare. Salah è il più assertivo dei suoi: gli sparano, e con lui a un altro ragazzo.
Ma poi gli assassini se ne vanno, frustrati nelle loro intenzioni. Il 18 gennaio Salah è morto per le ferite riportate, in un ospedale del Kenya. Un eroe, come lo ha definito il capo della polizia del suo Paese. Al quale guardare, potremmo aggiungere. Fosse accaduto in Italia qualcosa del genere, quanti cristiani avrebbero messo a rischio la propria vita per proteggere dei musulmani? Quanti di quelli che “gli islamici non devono venire in Europa” avrebbero fatto qualcosa di simile per un proprio concittadino?
Salah era insegnante nel suo Paese. E ha insegnato al mondo cosa vuol dire essere umani nel profondo del cuore. Laddove si gioca il destino dell’umanità (e quindi anche la lotta al terrorismo), quella che Salah e i suoi amici islamici hanno nobilitato con quel gesto che ha acceso una piccola grande luce nelle tenebre del mondo.