Notes, 17 dicembre 2013
Tempo di lettura: 2 minutiAvvento. Nel ricercare il brano del Vangelo di domenica 15 dicembre mi è capitato tra le mani uno scritto di Giuseppe Dossetti che lo commenta. In particolare, la riflessione del politico-teologo italiano si sofferma su quel passo del Vangelo nel quale Giovanni Battista, dal carcere, fa chiedere a Gesù se davvero sia lui il messia atteso. Così Dossetti: «La risposta di Gesù è singolare e leggermente provocatoria. Egli manda a riferire a Giovanni i suoi miracoli». Constatazione mirabilmente semplice, nella quale c’è tutto il cristianesimo, che non ha altro modo di dimostrare la sua verità se non attraverso i miracoli. Alla quale Dossetti fa seguire un’osservazione ulteriore, ovvero che tra i miracoli elencati da Gesù al messaggero di Giovanni Battista non c’è la liberazione dei prigionieri, quella che avrebbe interessato maggiormente il carcerato. Questo, osserva Dossetti, perché Gesù vuol dire ai suoi interlocutori che «i segni ci sono, basta saperli vedere, senza pretendere che siano quelli che vogliamo noi». E così la condizione necessaria per riconoscerlo è quella di «mettersi tra i poveri» perché «il povero è abituato a pensare di non aver diritti e che tutto è grazia». Osservazione di una bellezza sfolgorante. Alla quale segue: «Ma davanti a Dio, o alla vita, siamo tutti poveri, irrimediabilmente poveri. Proprio per questo ciò che ci dovrebbe apparire come la cosa più preziosa è proprio il messaggio di Gesù, messaggio di misericordia, di perdono e di tenerezza, ma anche di una speranza che va oltre il tempo, proprio perché questo amore è eterno».
Così concludo con un accenno personale, riferito a un altro passo di quello stesso brano del Vangelo, quando Gesù dice: «In verità io vi dico: fra i nati da donna non è sorto alcuno più grande di Giovanni il Battista; ma il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui». Com’è vera e semplice questa osservazione per noi, poveri peccatori, che ci possiamo nutrire del corpo di Gesù attraverso l’eucaristia e partecipare della grazia santificante del suo Corpo, cosa negata al precursore. E ancora di più mi commuove il ricordo del commento di don Giacomo Tantardini a questa frase (ispirata intuizione): «Il più piccolo del Regno dei cieli, cioè Gesù». Il più piccolo perché il più umile, in tutto dipendente dalla volontà del Padre.
È iniziata la novena dell’Avvento, tempo nel quale è più facile ritornare, almeno per qualche istante, piccoli; attendere, piccoli, il piccolo Gesù.