Notes, 18 maggio 2014
Tempo di lettura: < 1 minuteEresie e altro. Segnaliamo la bellissima omelia del Papa del 16 maggio, perché le cose che dice non si riferiscono solo a eresie del passato, in particolare alla «pazzia» della gnosi antica, ma alle difficoltà in cui si dibatte la Chiesa oggi. Il rischio di conoscere Gesù come si conosce la geografia o la storia, con tutte le conseguenze della devianza della Rivelazione verso fini e idee personali (ultimamente a scopo di potere), non appartiene al passato né è deriva solo di alcuni teologi, ma è pietra di inciampo attuale di pastori e semplici fedeli. Bello il modo indicato da Francesco per evitare tale rischio: la preghiera, i sacramenti (commovente l’accenno alla “celebrazione” dei sacramenti) e l’imitazione di Gesù.
Quanto a quest’ultimo aspetto, anche qui c’è poco da inventare, altrimenti si torna alla pazzia delle proprie idee, per rimanere all’omelia di Francesco: non si tratta di sforzarsi di fare come ha fatto Gesù. È un dono dello Spirito Santo l’adeguamento dei propri pensieri e azioni ai disegni di Dio, ché da soli non facciamo che danni. Anzi si rischia di fare danni “religiosi”, più perniciosi dei danni che può fare un non credente (vedi la follia degli estremisti religiosi, che non sono solo islamici). Come imitare Gesù allora? Non serve scervellarsi, basta stare al Vangelo, come ha suggerito il Papa, e leggere quella bellissima quanto semplicissima indicazione di Gesù: «Imparate da me che sono mite ed umile di cuore». La mitezza, l’umiltà del cuore, doni anche questi della grazia di Dio, bastano. Nell’umiltà e nella mitezza il cuore diventa capace di riconoscere e seguire i segni che il Signore pone nella vita personale e nel mondo. E rende lieti, di quella letizia che in questo tempo pasquale, nel quale la Chiesa invita a recitare il Regina Coeli, risuona più commossa e carica di riconoscimento: «Il Signore è veramente risorto, alleluia».