Notes, 19 ottobre 2013
Tempo di lettura: 3 minutiIdeologia. «Guai a voi dottori della legge, perché avete portato via la chiave della vera conoscenza». È la frase di Gesù che ha usato papa Francesco nell’omelia di una messa celebrata in Casa Santa Marta per denunciare il pericolo di una deriva ideologica della fede cristiana. Che non è un fatto del passato, ma di stretta attualità. E quanta ironia in quella frase, dal momento che tale deriva è propria della gnosi (termine greco che significa appunto conoscenza): ovvero la costruzione di un sistema perfettamente cristiano ma senza Gesù vivo e vitale.
Quando la fede diventa ideologia? Quando non è sospesa all’accadere dei gesti del Signore: i sacramenti, anzitutto, e i Suoi miracoli.
Spiegava don Luigi Giussani in termini didascalici (sintetizzo) che tre sono i tipi di miracoli che il Signore compie: il primo è quello della vita, della creazione; il secondo quello che interessa il cuore del singolo fedele; il terzo è talmente prodigioso da poter essere documentato (le guarigioni di Lourdes, ad esempio). Ecco il Signore non manca mai di compiere quei miracoli che concernono la «vita del singolo fedele», per mezzo dei quali Dio richiama l’uomo «ad attendere alla sua presenza, a togliersi dalla distrazione. È questo un miracolo in un senso più determinato [di quello della creazione ndr.] come di un accento determinato degli avvenimenti che richiama inesorabilmente a Dio» [Don Giussani, Perché la Chiesa. Edizioni Jaka Book].
Così che stare sospesi all’accadere della grazia del Signore è proprio l’attesa di imbattersi in queste piccole, grandi, grazie che accadono, quando lui vuole, nell’esperienza più comune: un cenno, un gesto, un accento ritrovato; che toccano il cuore, commuovono e muovono. L’uomo, ha concluso il Papa nella sua omelia, è custodito in questa adorata povertà, che attende tutto dal Signore, dalla preghiera.
Quando non si vive dell’accadere della grazia di Dio resta l’ideologia, cristiana appunto, pericolo che corriamo tutti, nessuno escluso.
Quando tale ideologia non è solo una caduta momentanea del singolo fedele, ma devianza organizzata e sistematica che si contrappone al libero accadere della grazia di Gesù, all’azione dello Spirito, è quanto di più contrario ci sia al Vangelo (impugnare la verità rivelata è uno dei peccati contro lo Spirito santo, che sono i più gravi): alcune ideologie sono persecutorie, altre dissipano, questa invece tocca il cuore della rivelazione cristiana. La snatura anzitutto irrigidendo in regole ciò che si può accogliere solo nello stupore, una delle parole più frequenti del Vangelo, usata per “fotografare” l’atteggiamento degli apostoli di fronte ai gesti del Signore; ma anche perché non fa attendere più nulla, né dal Creatore né dalle sue creature, essendo la verità conclusa e rinchiusa nella dottrina posseduta (la verità non è un possesso, ma un abbraccio, ha ricordato Papa Francesco nella sua enciclica).
Le grazie del Signore, dunque, che avvengono senza alcun merito nostro (siamo tutti poveri peccatori), per Sua gratuita misericordia: la più bella parola cristiana, della quale, tra l’altro, il vescovo di Roma sta dando stupenda testimonianza in parole e opere. Diceva Albino Luciani: «Il vero dramma della Chiesa che ama definirsi moderna è il tentativo di correggere lo stupore dell’evento di Cristo con delle regole».
Luciani diceva queste cose negli anni settanta, ma, in fondo, certe ideologie si perpetuano con noiosa monotonia. Solo se il cristianesimo accade come novità di grazia può suscitare l’interesse del cuore: anzitutto di quei tanti “lontani” dal cristianesimo ai quali questa dottrina pseudocristiana suscita infastidita noia. Ma anche ai poveri fedeli (dove la parola poveri è decisiva) che quella novità, che vibra d’antico, custodiscono e attendono nella preghiera quotidiana.
La preghiera è «totum atque summum negotium / l’attività totalizzante e somma» della vita cristiana, scriveva sant’Agostino. Frase che don Giacomo Tantardini amava ripetere ai suoi con commossa gratitudine. Piace ricordarla con altrettanta commossa gratitudine.