Notes, 20 novembre 2014
Tempo di lettura: 1 minuteMinacce. In genere non riportiamo notizie su possibili minacce alla sicurezza di papa Francesco, che a volte abbiamo incontrato su web e giornali. Certe minacce, diciamo così, appartengono al rischio del mestiere. Ma quando il Corriere della Sera dedica il titolo di prima pagina e le prime paginate a un possibile attentato al Papa, dettagliando i vari rischi che corre sia dentro Casa Santa Marta che fuori, non possiamo esimerci dal prendere in considerazione la cosa.
Non riportiamo nel dettaglio l’articolo, chi vuole può leggerlo, accenniamo soltanto al fatto che molti dei timori passati in rassegna da Massimo Franco, il quale riporta in proposito anche le fibrillazioni dei servizi segreti, si fondano su minacce provenienti dai cosiddetti lupi solitari che nel Califfato che minaccia Roma troverebbero sostegno e ispirazione.
Sia che si tratti di lupi solitari, sia che si tratti di lupi travestiti da agnelli, è difficile negare che intorno al Santo Padre l’aria è più pesante di altri giorni. D’altronde le tensioni internazionali vanno a crescere sempre più, stante la «terza guerra mondiale combattuta a pezzi», secondo una semplice immagine usata da Francesco, che sta sconvolgendo questo povero mondo. Un clima che purtroppo può rendere possibile anche la fine improvvisa di questo pontificato.
Come poveri cristiani, come poveri peccatori, non possiamo nulla, se non una povera preghiera, che il Signore esaudisce secondo i Suoi felici e, per nostra fortuna, misteriosi disegni. Una cosa da nulla la preghiera, secondo i criteri dei rapporti di forza che regolano il mondo (e a volte anche la Chiesa). E però, nella speranza e nella trepidazione, questa povera preghiera, oltre che inerme strumento di difesa della Chiesa, è conforto al cuore di quanti credono e sono amati dal Signore; e che a Lui si abbandonano, secondo una felice immagine cara a don Giacomo Tantardini, come bambini quieti in mezzo alla tempesta.