Notes, 24 febbraio
Tempo di lettura: 2 minutiLiturgia. Di ritorno dal monastero di Le Barroux, uno dei più vivi di Francia e forse del mondo, con i suoi 54 monaci che vivono di preghiera e lavoro secondo l’antica regola benedettina. Abitano nella Tradizione, anche per quanto riguarda la Liturgia latina, che il Concilio Vaticano II ha stabilito sia conservata come un tesoro prezioso; per questo incontrano ostilità da parte di certi ambienti pseudo-progressisti in seno alla cristianità. Periferia del mondo e della Chiesa, quindi, per delle contrapposizioni che non appartengono alle dinamiche della grazia del Signore, che nella sua infinita fantasia fa convivere, in un mirabile intreccio, il nuovo con l’antico. Come, tra l’altro, ha dimostrato in maniera commovente l’abbraccio tra Francesco e Benedetto XVI in occasione della messa con i nuovi cardinali del 23 febbraio. Per chi volesse sapere di più sul monastero, sulla sua storia e sulla vita che vi si svolge (e su altro), rimandiamo a un articolo di 30giorni.
In questa sede, più semplicemente, piace riportare alcune frasi che abbiamo trovato in una piccola pubblicazione messa a disposizione dei visitatori, che suggerisce come partecipare all’Ufficio liturgico del monastero; conforto per il cuore anche in altre latitudini e situazioni.
Sulla santa messa: «Quello che è richiesto al monaco come al semplice fedele, è un’attitudine di fede in presenza del divino: guardare l’ostia, guardare il crocifisso, guardare i gesti del sacerdote, i movimenti della comunità. Fare come i bambini, guardare: la liturgia è fatta essenzialmente per essere guardata».
Accennando alla preghiera incessante, quella del monastero (ma che può valere per ogni fedele, dal momento che Gesù, nella notte oscura del Monte degli Ulivi, chiede ai suoi di pregare sempre per non cadere in tentazione… ), don Romain Banquet scrive: «il flusso dell’orazione scorre senza interruzione in mezzo ai bambini di san Benedetto, e l’anima che dimora costantemente sulla sua riva benedetta può abbeverarsi per lunghi tratti»
Ancora sulla santa messa: «Avete constatato che l’azione liturgica, come tutti i drammi sacri, si presenta sotto il velo del mistero: tutto quello che ha un rapporto intimo con Dio partecipa del mistero di Dio. È la stessa evidenza. Occorrerà dunque prendersi la testa tra le mani e concentrarsi? No, al contrario. Basta entrare nell’ufficio divino con un animo pacificato e sereno. Può esser sufficiente per questo ritrovare la freschezza della vostra anima bambina, perché la santa liturgia, come il Regno di cui parla Gesù, appartiene ai bambini e a quanti gli assomigliano».