Notes, 27 gennaio 2014
Tempo di lettura: 2 minutiColombe. Triste presagio ieri a piazza san Pietro: le colombe liberate dopo l’Angelus dalla finestra del Palazzo apostolico sono state preda di due volatili meno propensi al dialogo, un gabbiano e una cornacchia. Scena tragica nel suo simbolismo, che ha fatto il giro del mondo. Immagine di come la pace soccomba alla cattiveria del mondo. E di come siano vane le speranze della Chiesa di tentare riconciliazioni in un mondo in cui abita il conflitto.
C’è di che rattristarsi, certo. Disperarsi? Immaginare che inane sia il tentativo del Papa e di tanti cristiani che percorrono le perigliose vie della pace in un mondo di conflitti? Che sia inutile questo volo di colombe?
Ci soccorre la speranza cristiana, che ha in Gesù il suo fondamento. Fosse della Chiesa in quanto organizzazione umana, quel volo di colombe non avrebbe speranze. Ma non è nostro quel che appare inane volare, è del Signore. È lui che dà ali di colomba a poveri peccatori impossibilitati a staccarsi da terra. Lui a sostenere quel volo, nonostante i tanti apparenti insuccessi. Lui a dare la più grande testimonianza di come il più grande, tragico scacco della speranza, la morte del Salvatore, sia invece la Sua più grande vittoria, attraverso quell’impossibile resurrezione. Impossibile agli uomini, possibile a Dio.
Ci soccorre, più laicamente, un cantautore non certo cattolico. Ché la speranza, il buon Dio l’ha distribuita un po’ dappertutto. Quella speranza che fa alzare ogni mattina anche l’uomo più lontano da Dio e gli fa battere il cuore per un mondo che immagina migliore. Quanta speranza nel cuore negli uomini ha distribuito il buon Dio, come è piaciuto a lui…
Dicevamo del cantautore: Francesco Guccini, in una delle sue tante canzoni, racconta del volo di altri uccelli, anatre stavolta. E di una migrazione alla ricerca di un tempo, un mondo, migliore. Cinque anatre è appunto il titolo della canzone, a indicare il numero dei volatili che spiccano quel volo d’incanto. E però è avverso il destino. E una dopo l’altra le anatre fanno una triste fine: il freddo, i cacciatori… La sorte imperversa cattiva. Questo il finale:
Cinque anatre andavano a sud: forse una soltanto vedremo arrivare,
ma quel suo volo certo vuole dire che bisognava volare, che bisognava volare,
che bisognava volare, che bisognava volare…
(chi volesse sentire la canzone può cliccare qui)
Così che altre colombe tenteranno quel volo. Da piazza san Pietro o da altri luoghi scelti dal Signore nella sua fantasia infinitamente creativa (d’altronde è il creatore). E alcuni di quei voli saranno coronati da successo. Altri, i più forse, da tragici esiti, secondo lo standard umano. Ma quel loro volo vibra ugualmente d’incanto. Come accade per le meraviglie del Signore.