29 Giugno 2014

Notes, 29 giugno 2014

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Don Giacomo Tantardini. «Ma lo sa che io Roma non la conosco? Pensi che la Cappella Sistina l’ho vista per la prima volta quando ho preso parte al conclave che elesse Benedetto XVI (2005 ndr). Non sono nemmeno mai stato ai musei. Il fatto è che da cardinale non venivo spesso. Conosco Santa Maria Maggiore perché ci andavo sempre. E poi San Lorenzo fuori le mura dove sono andato per delle cresime quando c’era don Giacomo Tantardini». Così il Papa in un’intervista rilasciata al Messaggero del 29 giugno a Franca Giansoldati.

Un piccolo accenno, quello a don Giacomo e alla messa di San Lorenzo fuori le Mura (il sacerdote ambrosiano, ma romano d’adozione, vi celebrava la messa vespertina), che rallegra e rende grato il cuore. Per una storia di grazia accaduta e che, nonostante l’accanimento del diavolo, non è finita. Quando capitano cose, quando la grazia di Dio ancora suscita e sorprende, stupisce, tocca cuori, conserva alla fede (la cosa più importante), c’è ancora spazio per la “corsa” – è un vocabolo ricorrente in san Paolo, come si legge anche nella lettura di oggi che è la sua festa -, spazio per stupirsi delle cose che il Signore opera nel mondo e nella vita personale, nonostante i nostri limiti.

Certa pignora salutis: è una frase di una preghiera in onore di san Paolo così cara al cuore di Giacomo che la volle mettere come titolo a un piccolo quartino contenente gli inni che la tradizione indica di recitare nelle diverse Basiliche romane. Indizi certi di salvezza: così va la vita cristiana, che è confortata e vive di piccoli indizi che partecipano al nostro povero cuore, noi poveri peccatori, la stupenda grazia del Signore.

 

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