Notes, 5 giugno 2013
Tempo di lettura: 2 minutiGnosi. «Lo Spirito Santo ci fa entrare nel mistero del Dio vivente e ci salva dal pericolo di una Chiesa gnostica». Così Papa Francesco nella messa della solennità della Pentecoste alla quale hanno partecipato i movimenti ecclesiali. Un breve cenno, quello del vescovo di Roma, che non ha avuto grande risonanza. Eppure quelle parole erano state dette in un’occasione solenne e dalla sede più autorevole della Chiesa cattolica, non la Casa Santa Marta ma la Basilica di San Pietro. Segno che si voleva dare a quell’accenno una valenza diversa e più alta.
Un allarme, quello lanciato da Francesco, del pericolo che la perversione della gnosi possa introdursi nella Chiesa, anzi che questo pensiero possa diventare egemone nella stessa – per stare alla lettera di quanto ha detto –, che forse è suonato familiare ai lettori del mensile 30giorni. Don Giacomo Tantardini, che di quel giornale era l’anima, aveva paventato più volte questo pericolo, suggerendo articoli e approfondimenti sul tema. Conforta, e non poco, che l’angoscia di don Giacomo per quel pericolo abbia avuto eco in così alta sede. Non che quella di don Giacomo fosse vox clamantis in desertum, ché tanti nella Chiesa erano in sintonia con i contenuti del mensile. Ma quel pericolo non era mai stato esplicitato in maniera così chiara. Forse i tempi non erano maturi, forse quel pericolo non era ancora percepito come così incombente, forse altro. Ma al di là delle ipotesi interpretative, che lasciano il tempo che trovano, resta il dato. E la sollecitazione alla preghiera che il Papa ha voluto trasmettere ai fedeli perché il pensiero gnostico non diventi egemone nella vigna del Signore.
«Chiediamo oggi al Signore che il nostro parlare sia il parlare dei semplici, parlare da bambino, parlare da figli di Dio», ha detto ieri il Papa nell’omelia tenuta alla Casa Santa Marta. E c’è un rimando profondo tra quell’allarme e questo invito alla preghiera affinché il cuore rimanga bambino. Questo cuore bambino non conosce derive gnostiche. Derive cioè di chi immagina di poter costruire lui, piuttosto che attendere il manifestarsi della grazia di Dio. Ma anziché aggiungere parole nostre, rimandiamo, per chi non l’avesse letta o volesse rileggerla, a una catechesi di don Giacomo pubblicata sul nostro sito. Anche questo può essere un modo per accogliere l’invito del vescovo di Roma a pregare affinché la Chiesa rimanga di Gesù Cristo e non abbia a snaturarsi e diventare una Chiesa gnostica.