Un Notes per don Maurizio
Nella mattina di mercoledì scorso, 29 novembre, è morto don Maurizio Ventura, sacerdote romano. Tra i suoi tantissimi amici, di ogni età, anche molti lettori di “Piccole Note”.
A lungo insegnante di religione in alcuni licei della capitale, e da anni direttore e preside dell’Istituto scolastico San Gabriele, don Maurizio è stato legato da profonda amicizia con don Giacomo Tantardini.
Sabato scorso, 25 novembre, quattro giorni prima della morte, confidava a un suo caro amico la propria contentezza per essersi imbattuto, pregando l’Ufficio delle Letture, in un brano tratto dalle “Conferenze” di san Tommaso d’Aquino, un passaggio in cui il Doctor Angelicus descrive in maniera mirabile la felicità della vita eterna.
Lo riportiamo qui di seguito. Crediamo possa essere un modo per ringraziare il Signore che ci dona anche in questa vita occasioni di pregustare quella gioia indescrivibile, di cui don Maurizio in Cielo adesso gode pienamente e definitivamente.
Il profeta Zaccaria raffigura così tale gioia: «Le piazze della città saranno piene di ragazzi e ragazze che si divertono».
È un’immagine non a caso amata da don Maurizio, che la utilizzò come esergo della cartolina-ricordo realizzata in occasione della sua ordinazione sacerdotale. Un’immagine che molte volte, per grazia di Dio, ha preso corpo davanti agli occhi lieti e grati di don Maurizio e di tanti suoi amici.
Quando saranno compiuti tutti i nostri desideri, cioè nella vita eterna, la fede cesserà. Non sarà più oggetto di fede tutta quella serie di verità che nel «Credo» si chiude con le parole: «vita eterna. Amen».
La prima cosa che si compie nella vita eterna è l’unione dell’uomo con Dio.
Dio stesso, infatti, è il premio ed il fine di tutte le nostre fatiche: «lo sono il tuo scudo, e la tua ricompensa sarà molto grande» (Gn 15,1). Questa unione poi consiste nella perfetta visione: «Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa, ma allora vedremo faccia a faccia» (1Cor 13,12).
La vita eterna inoltre consiste nella somma lode, come dice il Profeta: «Giubilo e gioia saranno in essa, ringraziamenti e inni di lode» (Is 51,3). Consiste ancora nella perfetta soddisfazione del desiderio. Ivi infatti ogni beato avrà più di quanto ha desiderato e sperato.
La ragione è che nessuno può in questa vita appagare pienamente i suoi desideri, né alcuna cosa creata è in grado di colmare le aspirazioni dell’uomo. Solo Dio può saziarlo, anzi andare molto al di là, fino all’infinito.
Per questo le brame dell’uomo si appagano solo in Dio, secondo quanto dice Agostino: «Ci hai fatti per te, o Signore, e il nostro cuore è senza pace fino a quando non riposa in te».
I santi, nella patria, possederanno perfettamente Dio. Ne segue che giungeranno all’apice di ogni loro desiderio e che la loro gloria sarà superiore a quanto speravano.
Per questo dice il Signore: «Prendi parte alla gioia del tuo padrone» (Mt 25,21); e Agostino aggiunge: «Tutta la gioia non entrerà nei beati, ma tutti i beati entreranno nella gioia. Mi sazierò quando apparirà la tua gloria»; ed anche: «Egli sazia di beni il tuo desiderio».
Tutto quello che può procurare felicità, là è presente ed in sommo grado. Se si cercano godimenti, là ci sarà il massimo e più assoluto godimento, perché si tratta del bene supremo, cioè di Dio: «Dolcezza senza fine alla tua destra» (Sal 15,11).
La vita eterna infine consiste nella gioconda fraternità di tutti i santi. Sarà una comunione di spiriti estremamente deliziosa, perché ognuno avrà tutti i beni di tutti gli altri beati. Ognuno amerà l’altro come se stesso e perciò godrà del bene altrui come proprio.
Così il gaudio di uno solo sarà tanto maggiore quanto più grande sarà la gioia di tutti gli altri beati.