Big Pharma e Bill Gates contro la liberalizzazione dei vaccini
Tempo di lettura: 4 minuti“L’industria farmaceutica sta riversando risorse nella crescente lotta politica sui vaccini generici contro il coronavirus. […] oltre 100 lobbisti sono stati mobilitati per contattare i membri del Congresso e dell’amministrazione Biden, per spingerli a opporsi a una proposta di rinuncia temporanea ai diritti della proprietà intellettuale da parte dell’Organizzazione mondiale del commercio che consentirebbe di produrre i vaccini generici per tutto il mondo”
Così inizia un interessante articolo di The Intercept del 23 aprile che ci ricorda che ad oggi solo l’1% dei vaccini disponibili è sato destinato ai paesi a basso reddito e che, con questo ritmo, gran parte della popolazione mondiale non potrà essere vaccinata prima di 3/4 anni.
La follia di questa situazione è evidente. Se occorrono 4 anni per vaccinare l’intero pianeta, anche le vaccinazioni nei paesi ricchi dovranno essere ripetute (moltiplicando così anche i favolosi ricavi dei produttori dei vaccini).
The Intercept tuttavia dà conto anche della nutrita pattuglia di politici delle due sponde dell’atlantico, guidati da Bernie Sanders, impegnati a sostenere la battaglia per la liberalizzazione delle licenze avviata da India e Sudafrica.
Battaglia durissima, stante la forza dell’avversario che sta mettendo in campo ogni mezzo per ribadire la propria strategia: difesa della proprietà intellettuale e Covax, come guru Bill Gates ebbe a sostenere già lo scorso anno.
Bill & Melinda Gates Foundation, la grande lobby
La Fondazione non cambia idea. Infatti, poche settimane fa sul sito dell’Istituzione che spadroneggia all’OMS, l’amministratore delegato, Mark Suzman, ha ribadito che la strategia attuale, che consiste nel lasciare il monopolio dei vaccini a Big pharma, è la migliore e l’unica possibile.
Ma è lui stesso a raccontarci, involontariamente, come fino a ora tale strategia, imposta all’OMS più di un anno fa, sia fallimentare. A quasi 9 mesi dall’annuncio del primo vaccino al mondo, lo Sputnik, e a quasi 8 dal primo vaccino occidentale “…75% delle dosi di vaccino COVID-19 è stato somministrato solo in 10 nazioni ricche, mentre alcuni paesi stanno ricevendo solo ora le prime spedizioni di vaccini. Questo è sbagliato su molti livelli. Se i vaccini per il COVID-19 saranno disponibili solo in alcuni paesi, il numero delle vittime nel mondo sarà raddoppiato e la ripresa economica sarà più lenta per tutti. E se le comunità non vengono immunizzate, il virus probabilmente continuerà a mutare”.
Che il programma Covax sia riuscito ad oggi a distribuire solo 32ml di dosi di vaccino, una goccia nel mare, lo abbiamo già detto. Ma questo non ferma l’entusiasmo di Suzman che celebra il recente stanziamento di 4,3 miliardi di dollari come un grande successo.
In effetti rappresenta quasi il 50% dell’intero ammontare delle donazioni al progetto Covax. Da cui si desume che potrà probabilmente produrre un’altra goccia nel mare.
Nel frattempo i vaccini producono proventi mostre per Big pharma: “Vaccini Covid, per Big Pharma: un affare da 150 miliardi solo nel 2021” titolava solo un mese fa il Corriere della Sera. Soldi con i quali è facile pagare tutti i lobbisti tra le due sponde dell’atlantico e he fanno sembrare le donazioni al Covax una ben misera cosa.
Filantropia Vs politica
Ma la fondazione ha obiettivi ben chiari: “La filantropia – prosegue Suzman – ha il suo ruolo da svolgere nel colmare le lacune, nel riunire i partner e nel creare incentivi affinché l’industria si concentri sui più poveri”.
In realtà, tali lacune dovrebbero essere materia della politica e delle istituzioni preposte. Infatti, erano già state superate oltre un anno fa dall’OMS come abbiamo raccontato in un recente articolo.
L’OMS era riuscito a costruire un grande alleanza internazionale contro il virus che coinvolgeva anche l’industria, ma che prevedeva la liberalizzazione dei vaccini e dei farmaci, una volta individuati. Tale alleanza è stata smontata delle pressioni del lobbista Gates e di Big Pharma, che hanno inventato il bradipico Covax.
La tesi di Bill&Melinda è sostenuta anche da tutti i lobbisti all’opera su questa importante partita. The Intercept riporta le dichiarazioni di Michelle McMurry-Heath, presidente della Biotechnology Innovation Organization, il gruppo commerciale che rappresenta Moderna, Pfizer e Johnson & Johnson: “La scarsità di vaccini non è dovuta alla proprietà intellettuale, ma ai deplorevoli problemi di produzione e distribuzione”. Come se anche questo non fosse un problema ascrivibile all’industria farmaceutica e come se liberalizzando non si moltiplicasse la produzione.
Continua Michelle McMurry-Heath: “La petizione [quella di India e Sudafrica contro la proprietà intellettuale dei vaccini n.d.r.] è tra le “iniziative vane che rimettono il costo e la responsabilità sulle spalle dei paesi più bisognosi” (sic).
La soluzione migliore, conclude McMurry-Heath: è “continuare l’approccio guidato da Covax, un’organizzazione no profit sostenuta dal filantropo miliardario Bill Gates che facilita gli acquisti e le donazioni di vaccini destinati al mondo in via di sviluppo”.
Ovviamente nulla importa che la maggior parte della gente comune sia contraria ad una politica protezionistica che va tanto palesemente a scapito della lotta al virus. The Intercept riferisce l’esito di un sondaggio del Data for Progress e Progressive International, secondo il quale il 60% dei cittadini Usa sono favorevoli a liberalizzare i brevetti. Tale sondaggio, continua il sito, “chiarisce che Biden ha un mandato popolare per agire contro l’apartheid vaccinale…”.
Ancora una volta vediamo un mondo fatto di opinione pubblica e politici che tentano di opporsi a potenti élite che vogliono applicare politiche naziste al riparo di una patina di buonismo. È una partita giocata altre volte, purtroppo, con esiti scontati…