Cina-Usa: i venti contrari e le tigri volanti
Tempo di lettura: 2 minutiUno dei capitoli meno noti della Seconda Guerra Mondiale, anche se tra i più sanguinosi e più lunghi, essendo incominciato addirittura nel 1937, riguarda l’invasione Giapponese della Cina.
E’ all’interno di questo conflitto che si colloca la storia delle Tigri Volanti. Quando gli Usa entrarono in guerra, decisero infatti di appoggiare il governo cinese con un corpo di spedizione formato da “…alcune centinaia di piloti, avieri, meccanici e 100 aerei da caccia P-40… Erano tutti volontari…Hollywood, in cerca di copioni gloriosi dopo Pearl Harbor, scritturò John Wayne per il suo primo film di guerra”.
Così si legge all’interno di un articolo pubblicato lo scorso 27 luglio nella rubrica America-Cina del Corriere della Sera, che ricorda questo episodio apparentemente così lontano, ma in qualche modo attuale, se è vero che, prosegue l’articolo, “…il consolato cinese di Houston in Texas ha donato 11 mila dollari di generi alimentari a un ospedale della Louisiana in difficoltà nella lotta al coronavirus. Quel centro medico è intitolato al capitano Chennault, il fondatore delle Tigri Volanti…”.
Il corrispondente da Pechino, Guido Santevecchi, autore dell’articolo, riporta una frase della lettera che il console cinese ha scritto come accompagnamento a quella donazione: “Ci sono venti contrari nelle nostre relazioni politiche al momento, ma l’amicizia tra i popoli delle nostre due grandi nazioni non è mai messa in dubbio”.
Nella temperie della nuova Guerra Fredda, il consolato cinese di Huston è stato chiuso (vedi articolo di Piccole Note del 23 luglio) e, in risposta, la Cina ha chiuso quello americano di Chengdu.
Le Tigri volanti sono un ricordo del passato, come anche l’impegno cinese nella lotta contro l’imperialismo del Giappone, alleato della Germania nazista. Un impegno pagato caro, circa venti milioni i morti cinesi. Un tributo di sangue secondo solo a quello russo.