La Cina rilancia e accende un "Sole artificiale"
Tempo di lettura: 2 minutiIl 4 dicembre la Cina ha messo in funzione il suo nuovo ‘sole artificiale’ – un impianto con “reattori a fusione nucleare che funziona a una temperatura 10 volte superiore a quella del sole”, riporta il South China Morning Post. Si tratta di un altro passo avanti del gigante asiatico nella ricerca di energia pulita attraverso la fusione nucleare. L’impianto è stato attivato a Chengdu, nella provincia del Sichuan della Cina sud-occidentale, come informa il Global Times.
Secondo la China National Nuclear Corporation (CNNC), l’apparato HL-2M Tokamak può sviluppare 150 milioni di gradi Celsius: 10 volte la temperatura del Sole. E aggiunge: “la capacità di generare una temperatura così alta è essenziale per la ricerca del processo di fusione”. Si tratta, in buona sostanza, di replicare il modo in cui il sole produce energia con idrogeno e deuterio come combustibili: il sole funziona “solo” a una temperatura di 15 milioni di gradi Celsius, da qui le possibilità intrinseche del nuovo impianto.
Russia Today (RT) spiega che “il progetto è parte del coinvolgimento della Cina nella ricerca avviata dall’Istituto per il Reattore Sperimentale Termonucleare Internazionale (ITER), con sede in Francia. L’ITER è il più grande progetto del mondo per realizzare la fusione nucleare, con risorse per circa 20 miliardi di euro (24 miliardi di dollari), coinvolge 35 paesi e dovrebbe essere completato nel 2025”. Prospettiva molto vicina, dunque, anche se gli imprevisti sono inevitabili.
Secondo RT la fusione, che definisce “il Santo Graal” delle risorse energetiche, “è ciò che alimenta il Sole, ma raggiungere la fusione è estremamente difficile e costoso”. Di fatto, se l’esperimento riesce, “è possibile attingere a un’energia pulita quasi illimitata. I ricercatori di tutto il mondo cercano di raggiungere questo obiettivo da decenni. Il problema principale è quello di trovare un modo economico per contenere il plasma caldo in un sito e mantenerlo abbastanza stabile da permettere la fusione”.
Alcune note del pezzo del South China Morning Post sono rilevanti: “la Cina mira a sviluppare la sua tecnologia di fusione, poiché prevede di costruire un reattore sperimentale già l’anno prossimo, di costruirne un prototipo industriale entro il 2035 e di commercializzarlo su larga scala entro il 2050”.
Tutto questo documenta l’intento di Pechino di realizzare progressi nelle tecnologie chiave, quali l’intelligenza artificiale, la scienza aerospaziale e l’esplorazione della Terra e degli oceani.
Non bisogna dimenticare, in ambito spaziale, che la “sonda Chang’e 5 giovedì ha prelevato 2 kg di polvere e rocce dalla Luna per riportarle sulla Terra, mentre la sonda Tianwen-1 Mars dovrebbe arrivare sul pianeta rosso entro tre mesi”.
Si tratta di uno sviluppo tecnologico sempre più accelerato, che tanto Occidente non vede come un’opportunità, ma come una minaccia. Ma è inutile spendere ulteriori righe su questo confronto evitabile quanto dannoso per tutti, del quale ci siamo occupati in altre note del nostro sito.