Ancora con le armi chimiche di Assad...
Tempo di lettura: 3 minutiGià, ancora le armi chimiche di Assad… È passata solo una settimana da quando è iniziata la campagna militare siriana per riconquistare il quartiere di Ghouta Est e già sono state sganciate due bombe mediatiche di distruzione di massa.
La armi chimiche nordcoreane
Esperti dell’Onu asseriscono (meglio, asserirebbero) che la Siria riceve armi dalla Corea del Nord. Come, hanno i russi in casa, che certo di armi se ne intendono, e vanno a chiederle a uno Stato che le ha di cartapesta?
E che per farle arrivare in Siria dovrebbe ricorrere a mille espedienti, stante che le sue navi sono monitorate al millimetro? Questa, comunque, la boutade del giorno.
Non si tratterebbe di ordigni convenzionali, ma addirittura di armi chimiche o componenti delle stesse: letali «mattonelle resistenti agli acidi», dettaglia la Repubblica, micidiali «termometri», «valvole» assassine.
Una Fake news che fa il paio con la bufala del solito Osservatorio siriano per i diritti umani, ovvero di Rami Abdel Rahman, che ne è capo anche perché ci lavora solo lui dalla sua casa di Coventry, dove è ben pagato da un Paese europeo (forse la Gran Bretagna, azzardiamo in base alla geografia).
Davvero Assad sarebbe così sciocco da usare delle armi chimiche che sa perfettamente scatenerebbero l’intervento dell’Occidente contro di lui? E per farne cosa, dal momento che ha ben altre armi cui ricorrere senza far scattare l’evenienza di cui sopra?
Detto questo, è istruttivo rileggere quanto scritto dall’Osservatorio nell’aprile del 2017: Khan Sheikhoun è stata colpita da «armi chimiche», scrive l’Osservatorio-Abdel Rahman, in un raid «effettuato da jet governativi siriani».
«Il direttore Rami Abdulrahman», si legge in una nota dell’Osservatorio, «ha detto alla Reuters che la valutazione secondo cui la colpa ricadeva sugli aerei da guerra del governo siriano era basata su diversi fattori come il tipo di aeromobile, tra cui i Sukhoi 22 jet, che hanno effettuato il raid». Vista incredibile (da Coventry)!
Il 2 febbraio scorso, interpellato su quell’attacco, il ministro della Difesa James Mattis ha rivelato che gli Stati Uniti non hanno ancora trovato alcuna prova dell’uso di armi chimiche da parte di Assad (Piccolenote). A quanto pare l’Osservatorio si era scordato di passarle agli Stati Uniti…
Non importa che la Fake sia credibile
Una propaganda affatto rozza, alla quale non importa più neanche dare parvenza di credibilità alle notizie tossiche che propala.
Non serve più, sanno bene che non importa essere credibili, ma costruire una buona campagna mediatica. Serve cioè far rimbalzare la Fake da media a media: più forte il martellamento, più forte sarà l’effetto convincente sul pubblico.
Se poi la Fake, come nel caso siriano, si inserisce in una narrativa pre-confezionata e consolidata, che vede Assad nel ruolo del cattivo, essa troverà un terreno già pronto. A darle credibilità nell’oggi sarà appunto la narrativa pregressa e il fatto che davvero pochi osano cantare fuori dal coro.
È un mondo che va veloce il nostro. non c’è tempo per le domande. Un mondo veloce che dimentica presto. Pochi andranno a ricordarsi delle armi di distruzione di massa di Saddam Hussein.
Un mondo talmente veloce che pure una balla grossolana va a bersaglio: seppure verrà sbugiardata in futuro, avrà intanto sortito l’effetto desiderato. Quando decadrà, infatti, sarà già parte di un passato non più interessante.
Come avvenuto per le armi di distruzione di massa di Saddam, appunto: il fatto che per la causa del regime-change iracheno si siano fatte carte false non dice nulla del presente, come invece dovrebbe.
Così ora abbiamo il leader nordcoreano che spedisce armi al suo omologo “canaglia” Assad, il quale, passato il pericolo di esser spazzato via da un intervento americano dopo due asseriti attacchi chimici (Ghouta nel 2013, Khan Sheikhoun nel 2017), prova ancora una volta a suicidarsi…
Davvero poca fantasia in questa epoca di Fake News, propalate peraltro dagli stessi ambiti che stanno conducendo la battaglia contro le Fake News…
Ma al di là della ottusità di certe centrali di disinformazione permanente, resta che due Fake di tale livello nel giro di una settimana inquietano. Una tale potenza di fuoco mediatico indica la determinazione con cui si è rimesso in moto il progetto di regime-change siriano.