Bannon si appella alle forze anti-Ue
Tempo di lettura: 3 minutiSteve Bannon è stato in Italia durante le ultime elezioni, dimostrando la sua soddisfazione per i risultati.
Infatti, la Lega e i Cinquestelle, secondo Bannon, anche se rappresentative di istanze diverse e diversificate, si inserirebbero nell’onda lunga che ha visto l’affermazione della Brexit e la vittoria di Trump. Forze populiste, anti-sistema e anti-globalizzazione.
In particolare, tali forze politiche, opponendosi all’egemonia totalizzante di Bruxelles, sarebbero portatrici di istanze rivoluzionarie all’interno dell’Unione e alla lunga ne provocheranno la dissoluzione.
Più che un’analisi, quella di Bannon vuol essere una profezia. A riportare le sue dichiarazioni è Maurizio Molinari (La Stampa).
Il profeta del trumpismo ha voluto essere presente anche al rilancio del partito di Marine Le Pen.
Un’assemblea rifondativa, quella voluta da Marine. Che intende cambiare fisionomia al Front national nel tentativo di smarcarlo dal marchio di anti-semitismo che lo insegue, condannandolo all’isolamento nazionale e internazionale.
Insomma, lo scopo di Bannon e dell’ambito che rappresenta non è affatto nascosto: l’America isolazionista, come anche la Gran Bretagna post Brexit, vede l’Unione europea come un avversario (economico-politico) da abbattere.
L’Unione europea, infatti, è stata sempre avversata dal mondo anglosassone di riferimento Atlantico.
Se è stata accettata è stato solo quando la Ue è divenuta un motore imprescindibile della globalizzazione e strumentale alla stessa, in posizione ancillare rispetto al più importante motore Atlantico.
Le forze che in America e in Gran Bretagna avversano la globalizzazione, quindi, hanno tutto l’interesse a far inceppare e collassare tale motore.
Tale il disegno altrui, resta da vedere se le forze italiane ed europee terminali di tale interlocuzione risponderanno all’appello o meno.
Bannon e l’irriformabilità della Ue
Di certo la dialettica delineata da Bannon si pone. E a livello alto. E attraversa gli scenari più strettamente politici oggetto dell’attuale dibattito politico italiano.
Il punto è che la rigidità dell’Unione europea a trazione tedesca ha creato l’attuale reazione. Il perdurare di tale rigidità non farà altro che portare alle estreme conseguenze un conflitto sempre più dilaniante.
Di per sé le forze anti-sistema non sono necessariamente portatrici di istanze rivoluzionarie. Possono, come visto in questi anni, attestarsi su vie riformiste.
Il punto è che a oggi la Ue appare irriformabile. O quantomeno, come accenna Tonia Mastrobuoni (La Repubblica), i suoi dirigenti non sembrano aver alcuna fretta di affrontare i nodi cruciali della controversia, anzi.
Infatti, «i falchi dei cristianodemocratici hanno salutato con entusiasmo la lettera dei giorni scorsi degli otto Paesi del Nordeuropa, capitanati dai Paesi Bassi, che hanno tirato il freno a mano sulle riforme dell’eurozona».
Anche l’idillio Macron-Merkel, che sembrava foriero di improvvise riforme, conosce raffreddamenti e nuove incertezze.
Tale rigidità, appunto, non può che accrescere le dialettiche interne alla Ue. A tutto vantaggio di quanti sperano in un suo collasso.
Ora, se è vero che l’Unione europea, sequestrata da una ristretta élite consegnata al Credo della Finanza globale, è diventata un Moloch, è pur vero che non era questa l’aspirazione propria dei suoi fondatori.
Anzi l’attuale Ue è una perversione elitaria dell’aspirazione primigenia volta a realizzare un destino comune per i popoli europei.
Se ci sarà dissoluzione, la responsabilità (o li merito che dir si voglia) non sarà solo di quanti la contestano facendosi portatori di istanze negate di democrazia e libertà, ma anche, e soprattutto, di quelle forze che ottusamente stanno perseverando in un cammino distruttivo e auto-distruttivo.