Gerusalemme: la Tempesta perfetta
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Nell’annunciare il trasferimento dell’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme, Trump ha parlato di un Tributo alla pace. In realtà la decisione rischia di diventare un Tributo di sangue.
Le proteste nel mondo arabo montano e annunciano Tempesta. Un’onda d’urto che andrà a incrociarsi con la tragedia del conflitto che da anni oppone Iran (e i suoi alleati) a Israele e Arabia Saudita (e loro alleati).
Non solo. La decisione alimenterà al parossismo lo scontro di civiltà, immaginato e realizzato dai neocon grazie anche al supporto del Terrore globale, nemico necessario e necessitato, ché gli opposti estremismi si alimentano a vicenda.
Il mondo islamico moderato troverà serie difficoltà a contendere spazi, politici e non, al radicalismo. Che a sua volta il Terrore, al quale la decisione apre spazi di manovra inattesi, sta cavalcando (l’Isis e al Qaeda hanno minacciato gli Usa).
Un’azione che fornisce, per una eterogenesi dei fini alquanto ovvia, giustificazione postuma all’improvvida iniziativa del presidente americano.
Difficile immaginare come andrà a finire. Si può solo registrare che chi ha provocato questo disastro globale lo ha fatto per un’utilità immediata.
Netanyahu per carpire un successo politico, il più grande della sua carriera politica, che lo aiuta in un momento di seria difficoltà, stante le inchieste della magistratura a suo carico e le proteste contro il suo tentativo di ingabbiarle per legge.
Non solo un favore a Netanyahu, al quale Trump ha pagato pegno per l’aiuto ricevuto nella sua vincente campagna elettorale (altro che influenza russa sulle elezioni…). Il presidente americano ha voluto fare anche una decisiva concessione ai neocon, che con il Russigate lo stanno stringendo in un angolo.
Obiettivi immediati e non a lungo termine, dunque, dietro l’improvvida decisione. Il che rende possibile, paradossalmente, alla lunga e non oggi, un suo eventuale ridimensionamento.
Ci sono spazi in tal senso. Il presidente americano ha evitato di parlare di una Gerusalemme una e indivisa e ha invece dichiarato che occorre cercare dei limiti alla nuova capitale israeliana, da rinvenirsi attraverso un negoziato.
Da qui la possibilità di una Gerusalemme capitale di Israele e di una gemella al-Quds, come chiamano la città santa gli islamici, nella zona Est. Che oggi è prevista, certo, ma lasciando agli arabi l’estrema periferia della città.
Forse si potrà negoziare per ottenere di più, nonostante le tante difficoltà. Una prospettiva che però si aprirà, semmai si aprirà, dopo l’incendio, che oggi divampa rischiando di incenerire tutto il Medio oriente (e non solo).
E avverrà solo se i pompieri di oggi giocheranno bene le loro carte. Pompieri che sono in parte i Paesi europei, critici della determinazione unilaterale statunitense; ma soprattutto Putin, l’unico leader che oggi interloquisce con tutti i Paesi arabi.
Ma questo domani. Oggi le ondate scatenate dall’annuncio di Trump, alimentate dalle onde d’urto del conflitto inter-arabo (sauditi e israeliani vs iraniani), ulteriormente rafforzate dalla nera marea del Terrore flagellano il mondo. È la Tempesta Perfetta. Non sarà facile uscirne.
Per chi volesse, ho scritto un pezzo analogo sugli Occhi della guerra (cliccare qui).