Il Segretario di Stato Usa e Putin
Tempo di lettura: 3 minutiInfine la nomina tanto attesa è giunta. Donald Trump ha annunciato il prossimo segretario di Stato americano: è Rex Tillerson, amministratore delegato della compagnia petrolifera Exxon Mobil.
Il suo nome era filtrato da alcuni giorni, ma la conferma non era scontata, date le feroci resistenze.
Tillerson infatti non ha mai fatto mistero dei suoi legami con Mosca, e con Putin in particolare.
Rapporti che lo hanno visto assurgere a interlocutore del Cremlino. Vincoli anche di interesse, stante che la Exxon ha investito, e tanto, in Russia. Da qui anche una sua presa di posizione per la revoca delle sanzioni contro Mosca, dannose anche per la sua Compagnia.
Scegliendo un uomo di tale profilo Trump conferma quanto ha dichiarato durante la campagna elettorale, ovvero di voler attutire le tensioni con Mosca.
Non sarà facile, come si è visto anche dalle difficoltà che hanno caratterizzato questa nomina, giunta dopo lunghe e faticose trattative (vedi nota precedente).
Secondo l’Huffington post Tillerson potrebbe essere addirittura bocciato dal comitato per le relazioni estere del Senato, al quale spetta il compito di confermarlo: basterebbe un voto repubblicano contrario.
Se ciò avvenisse, la palla passerebbe al Senato, e anche qui ci potrebbero essere repubblicani non disposti a dare il proprio assenso. D’altronde i politici americani, democratici e repubblicani, propensi a proseguire nella linea russofobica imboccata durante la precedente amministrazione son legione.
Certo, per un repubblicano oggi sarebbe difficile votare contro il proprio presidente, ma se continuasse a montare la polemica antirussa le cose cambierebbero.
Da giorni, infatti, la Cia batte su un presunto complotto ordito da hacker legati a Mosca per favorire l’elezione di Trump. Rivelazione alla quale il neo-presidente ha replicato ricordando le topiche prese in passato dell’Agenzia di Langley, in particolare la vicenda delle armi di distruzione di massa di Saddam.
Interessante il commento sul tema del superfalco John Bolton, che certo non può essere tacciato di filo-putinismo. In una dichiarazione pubblicata dall’Huffington post ha affermato che in realtà l’operazione di hackeraggio ai danni del partito democratico ha i connotati di una «false flag operation».
Un po’ quel che accadeva nei film western, dove i banditi uccidevano coloni innocenti con tecniche proprie degli indiani per scatenare una guerra (son cose che non accadono solo nei film…).
Un commento pesante, quello di Bolton, il quale ha giustamente fatto notare che «un servizio di intelligence sofisticato non lascerebbe nessuna impronta digitale» nel compiere operazioni del genere. E il personaggio di operazioni di intelligence se ne intende.
Il nome di Bolton, circolato in un primo tempo come candidato a Segretario di Stato, filtra ora come possibile vice di Tillerson. La sua secca quanto autorevole presa di posizione potrebbe quindi essere dettata da tale motivazione.
Ma al di là del particolare, resta di grande interesse, perché indica che parte dei neocon, dei quali Bolton è esponente di punta, stanno riposizionandosi, attenuando la loro cieca russofobia.
E se davvero andasse al Dipartimento di Stato, potrebbe favorire quel compromesso necessario con i nemici che Trump deve perseguire a tutti i costi se non vuole fallire.
Ma questo è il futuro. Oggi, con la nomina di Tillerson, Trump dice alto e forte che intende fare quello per cui è stato eletto: riannodare il dialogo con Mosca. Tanto che Putin, nello stesso giorno, ha chiesto di poter incontrare al più presto il nuovo presidente.
Una nota di colore, ma non tanto, per concludere le considerazioni sul tema.
Tillerson non è l’unico Ceo di una compagnia petrolifera occidentale amico di Putin. Lo era anche Cristophe de Margerie, amministratore delegato della Total, morto in un misterioso incidente aereo a Mosca che a molti ha ricordato quello di Mattei. Con grande disappunto del presidente russo.
Una pagina di cronaca nera che val la pena ricordare. Aiuta a capire quanto sarà difficile il cammino del nuovo Segretario di Stato americano.