Il redivivo Mohamed bin Salman e Putin
Tempo di lettura: 3 minutiUna sorpresa geopolitica nel mondiale delle sorprese calcistiche: Mohamed bin Salman (MbS) è tornato. Notizia che ha avuto meno risonanza dello stop di Argentina, Brasile e Germania, ma non meno importante.
La scomparsa di Mohamed bin Salman
Il principe ereditario dell’Arabia saudita si è fatto vedere a fianco di Vladimir Putin nella partita inaugurale, quando i russi hanno battuto 5 a 0 i sauditi. Era da aprile, da quando il palazzo reale è stato preso d’assalto, che il principe non appariva in pubblico.
Tanto che sui media arabi si ipotizzava che fosse stato ferito o ucciso nell’attacco. Che qualcosa sia successo è indubbio. Infatti, da allora il principe è scomparso e nel Paese è nata una fronda a lui avversa, che vede coinvolti anche membri della Casa reale.
Ma questo è il passato. A Mosca il principe, o chi per lui, è apparso in piena salute. Un ritorno da analizzare.
La pax calcistica
Anzitutto il fatto che MbS sia stato presente all’inaugurazione del mondiale indica che questo è “sorvegliato” dal punto di vista del terrorismo.
L’Arabia saudita è centro sorgivo del wahabismo fondamentalista, che conserva con le Agenzie del Terrore legami più o meno segreti.
Contiguità, connivenza o semplice ambiguità, comunque lo si chiami tale legame data dai tempi in cui Osama bin Laden arruolava wahabiti di tutto il mondo per mandarli contro i russi in Afghanistan.
La presenza di Mohamed bin Salman a Mosca sta dunque a significare che il principe (e i suoi sponsor internazionali) non tollererà attentati durante i mondiali.
Non basta a rassicurare del tutto, stante appunto l’ambiguità dei rapporti tra fondamentalisti e Agenzie del terrore, che a volte vedono convergenze (guerra in Siria) e a volte no (Afghanistan).
Sia come sia, il principe ha voluto mettere tutto il suo peso politico in questa moratoria del Terrore: una pax olimpica in formato calcistico. Speriamo tenga.
Il trono vacillante di MbS
In secondo luogo MbS, in chiara difficoltà interna, ha chiesto l’aiuto di Putin. Lo zar non è certo alleato del Regno, stante l’antagonismo con l’Iran, partner chiave della Russia in Medio oriente.
Ma la mossa ricalca quella di re Salman: quando pensò di destituire il vecchio principe ereditario Mohamed bin Nayef in favore del figlio, cercò, oltre al placet occidentale, anche quello di Putin, che incontrò in una storica visita a Mosca.
MbS: ritorno al petrolio
Infine, MbS e Putin hanno rilanciato la partnership sul petrolio. I primi due Paesi produttori al mondo si sono accordati per gestirne la produzione e il prezzo.
Putin lo vuole alto, dato che l’economia russa si regge sulla sua esportazione, come anche MbS, che vede le casse del Regno dissanguate per le troppe guerre intraprese.
L’accordo sul petrolio sembra segnare anche una svolta per MbS, che aveva legato il suo avvento al potere al progetto Vision 2000.
Abbandonata la dipendenza petrolifera, l’Arabia saudita avrebbe dovuto abbracciare un’economia in stile occidentale per conservare la primazia economica nel mondo arabo.
Vision 2000 può dunque attendere: ora c’è da salvare il Regno dal dissesto. Con il petrolio.
Tragedia Yemen
Da notare, infine, la nefasta coincidenza temporale tra la ricomparsa di MbS e la tragica offensiva saudo-emiratina contro Hodeydah in Yemen (vedi Piccolenote).
Un attacco che potrebbe dare una svolta all’annosa guerra tra i ribelli houti e il governo yemenita sostenuto dai Paesi del Golfo.
Difficile immaginare una luce verde di Putin a tale nefandezza, che vede invece coinvolti gli Stati Uniti (come da denuncia del New York Times).
MbS vuole legare il suo ritorno alla vittoria su quel fronte, così piccolo quanto decisivo. Quella guerra l’ha fortemente voluta lui e non può perderla. A costo di un’ecatombe.
Detto questo, l’incontro tra il principe e Putin potrebbe ridurre le rischiose tensioni tra Ryad e Teheran. Il presidente russo, infatti, potrebbe fare da moderatore. Ma il condizionale è d’obbligo.
Nella foto: Vladimir Putin e Mohamed bin Salman alla goleada russa contro i sauditi.