L'India, gli S-400 e il vento nuovo d'Oriente
Tempo di lettura: 3 minutiL’india persegue l’acquisto degli S-400 russi. Giovedì scorso, il ministero della Difesa ha infatti deciso in tal senso. Ora sta al ministero delle Finanze e, in ultima istanza, al gabinetto per la Sicurezza nazionale, presieduto dal primo ministro Narendra Modi, approvarne l’acquisizione (The Times of India).
Gli S-400 russi e i rapporti tra India e Cina
Il sistema d’arma antiaereo S-400, fiore all’occhiello della tecnologia militare russa, negli ultimi tempi ha assunto un valore geopolitico primario per Mosca, divenendo parte integrante della sua diplomazia.
La sua acquisizione ha sigillato il riposizionamento di Ankara, che si è sganciata dalla Nato per guardare alla Russia. Tanto che gli Stati Uniti hanno fortemente osteggiato la mossa turca, fino al punto di minacciare sanzioni. Come accaduto anche con l’India.
Lo scacco subito dalla pressione Usa dà alla vendita un significato ancora più alto: è segno della perdita di influenza di Washington anche nei confronti di Nuova Delhi e, al contempo, della nascita di un nuovo rapporto tra India e Russia.
Washington considera l’India un alleato indispensabile per l’Asia, asse portante della politica di contenimento della Cina insieme a Tokio e Seul.
Asse peraltro più che cruciale per Washington, stante che il Dragone è visto come minaccia esistenziale alla sua influenza globale.
Gli Stati Uniti immaginavano che la storica rivalità tra India e Cina, e la prossimità di quest’ultima al Pakistan (antagonista dell’India), sarebbe bastata a evitare il (relativo) allontanamento di Nuova Delhi.
Non è andata così. Evidentemente il nuovo vento dell’Est, avviato dall’accordo tra Usa e Corea del Nord, che ha visto anche l’affievolirsi dei rapporti tra Seul e Washington, ha cambiato le cose.
Il nuovo rapporto tra Russia e India potrebbe produrre un rapporto più disteso tra Nuova Delhi e Pechino (che di Mosca è alleata necessaria).
Da tempo la Cina persegue tale distensione. E passi in tal senso sono stati compiuti (vedi Piccolenote). L’acquisto degli S-400 potrebbe dare un’ulteriore spinta in tal senso.
Non solo il sofisticato sistema d’arma. L’India sta facendo ricorso in maniera massiccia all’Asian Infrastructure Investment Bank, banca di investimenti creata principalmente con denaro cinese, per incrementare il suo sviluppo.
E se finora non ha voluto integrarsi nel sistema One Belt one Road, asse portante dello sviluppo economico-geopolitico cinese, proprio il ricorso all’Abii potrebbe indurla a mutare opinione, seppur con le cautele del caso (vedi Globaltimes).
Mattis in Cina
Venti nuovi spirano sull’Asia. E anche il conflitto tra Cina e Usa, che è insieme commerciale (vedi i dazi di Trump) e geopolitico (vedi pretese cinesi sul Mar cinese meridionale contrastate da Washington), sembra destinato a un’attenuazione.
Ne fa fede la recente visita del ministro della Difesa americano James Mattis a Pechino. A dare l’idea della rilevanza di tale visita il fatto che non si sia incontrato con il suo omologo, ma con il presidente Xi Jinping.
Pechino ha comunicato di aver ribadito le sue aspirazioni sul Mar cinese meridionale, ma Mattis non è abilitato a far concessioni sul punto. Eppure il suo ruolo alla Difesa indica che Washington vuole evitare conflitti con il Dragone.
Probabile che la visita di Mattis abbia qualche rapporto simbolico con la svolta degli S-400 indiani. Per gli Stati Uniti di Trump, infatti, potrebbe essere arrivato il momento di accettare che il Dragone non è più contenibile. E pur nelle ovvie rivalità, di adire a un accordo globale con il celeste Impero.
Sarebbe arrivata cioè l’ora di una nuova Yalta con Cina e Russia, che, finita la pretesa Usa di farsi unica potenza globale, gli assicuri, come in passato, l’egemonia su parte del mondo, ad oggi non scontata. Significativo in tal senso anche, e soprattutto, l’incontro tra Trump e Putin del prossimo 16 luglio.