L'Iran, il Pakistan e il Terrore
Tempo di lettura: 2 minuti«Quella al confine fra Iran e Pakistan è una guerra peggio che dimenticata, praticamente ignorata dal mondo, neanche una guerra in senso tecnico, ma che fa un sacco di morti
». Così Lucio Grassia sulla Stampa del 27 aprile, riportando la notizia dell’uccisione di dieci guardie di frontiera iraniane, avvenuta nella notte di mercoledì 26 aprile nei pressi di Mirjaveh, città al confine irano-pakistano.
L’azione omicida è stata prontamente rivendicata da Jaish ul-Adl o “Esercito della Giustizia”, gruppo terroristico facente capo al takfirismo sunnita e operante nella province iraniane del Sistan e del Baluchistan. Episodio dunque, come accenna Grassia, purtroppo non inedito per quella terra.
Negli ultimi quattro anni, infatti, i militanti di Jaish ul-Adl hanno compiuto numerosi attacchi ai danni di civili e militari presenti nelle aree di frontiera tra Iran e Pakistan. L’ultimo, l’11 aprile scorso, con l’assassinio di Rouhllah Aali, un comandante dei Pasdaran iraniani.
Eppure, quanto avvenuto nelle ultime ore presenta ulteriori elementi di rilevanza. Proprio lo scorso 21 aprile, infatti, il presidente dell’Assemblea nazionale del Pakistan, Sardar Ayaz Sadiq, si trovava a Teheran per una visita di cinque giorni, nel corso della quale ha incontrato il ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif e numerosi altri esponenti dell’esecutivo.
Il passaggio nella capitale iraniana del leader del parlamento pakistano era finalizzato a concludere un memorandum d’intesa per lo sviluppo delle relazioni economiche e commerciali tra i due Paesi. Accordi che riprendono e ampliano quanto già convenuto a Islamabad nel dicembre 2014 e prospettano un avvicinamento tra Pakistan ed Iran.
Tale prospettiva è stata resa possibile dall’accordo sul nucleare iraniano, che ha riaperto all’Iran le porte del mondo. Accordo che però ha suscitato più di qualche malumore in Occidente e in Israele, e che Trump ha dichiarato di voler denunciare.
Va segnalato che il 21 aprile scorso il parlamento pachistano dava il via libera alla nomina di Raheel Sharif, già capo delle forze armate del Pakistan, quale comandante della cosiddetta Nato sunnita (cui accennavamo in altra nota).
La coalizione militare guidata dall’Arabia Saudita e concepita in funzione anti-iraniana vede pertanto la designazione al proprio vertice di un generale pachistano; fatto che ha generato apprensione – e non poca – a Teheran (Islamabad ha l’atomica).
Probabile che la visita del presidente del Parlamento pakistano in concomitanza con tale nomina servisse anche a rassicurare il potente vicino sulle intenzioni non bellicose di Islamabad.
Molte dunque le variabili in campo, e diversi gli scenari nei quali si inquadra l’attivismo del Terrore che, avendo nella destabilizzazione il suo brodo di coltura naturale, tenta di minare con le sue azioni omicide le iniziative geopolitiche che hanno funzione stabilizzante, come appunto un possibile appeasement tra Iran e Pakistan.
Vincenzo di Alessandro