L'opzione apocalisse e la Siria
Tempo di lettura: 3 minutiStati Uniti e Francia stanno coordinando un’azione comune in caso di attacco chimico di Assad. Probabile che l’asse franco-americano andrà a saldarsi il 14 luglio, quando il presidente degli Stati Uniti si recherà a Parigi per la commemorazione della presa della Bastiglia.
Significativa la tempistica: due giorni fa la Casa Bianca ha annunciato di avere le prove che Assad si accingerebbe a usare nuovamente le armi chimiche nel conflitto che da anni dilania il Paese.
Il giorno successivo le agenzie diffondono il contenuto di una conversazione telefonica intercorsa tra Donald Trump e il presidente francese Emmanuel Macron, i quali avrebbero concordato sulla necessità di «lavorare a un risposta comune» in caso di un attacco chimico.
Oggi la notizia che il presidente americano ha accettato di partecipare alle celebrazioni del 14 luglio è stata rilanciata con enfasi insolita da media e Tv.
Tutto è pronto per una nuova guerra neocon. Questo nonostante la Russia abbia avvertito in maniera categorica che ritiene «inammissibile» un intervento straniero in Siria, il che vuol dire che siamo sull’orlo di un vero e proprio baratro.
Ovviamente Assad non ha alcun motivo di portare un attacco chimico, dal momento che sta letteralmente sgretolando i suoi avversari, ovvero i terroristi armati e finanziati dalle Petromonarchie del Golfo e dall’Occidente, i quali, a breve, saranno costretti a capitolare sotto la spinta inarrestabile dell’esercito siriano e delle milizie sciite alleate di Damasco.
Da questo punto di vista, Assad non ha alcun motivo di portare un attacco chimico, dal momento che sarebbe un vero e proprio suicidio politico-militare.
Allo stesso tempo, gli sponsor dello jihadismo internazionale che hanno lavorato attivamente per attuare il regime-change in Siria reputano «inammissibile» che il loro piano venga vanificato, anzi ribaltato dall’evoluzione del conflitto.
Infatti, se non si verificheranno imprevisti, la guerra porterà alla creazione della mezzaluna sciiita, che congiungerà Teheran a hezbollah, una ipotesi geopolitica che prima della guerra non era neanche contemplata nel campo delle possibilità.
Per scongiurare tale evoluzione del conflitto serve un intervento diretto dell’Occidente, simile a quello realizzato in Iraq o Libia. Il problema è che in Siria ci sono i russi e tutto andrà a complicarsi dal momento che Mosca non può accettare tale eventualità.
A quanto pare la possibile risposta russa non rappresenta un freno per i neocon. L’ambasciatrice all’Onu Nikki Haley ha anzi messo anche Mosca e Teheran nel mirino: in caso di attacco chimico saranno ritenute complici del regime di Damasco, il che vuol dire che anche l’Iran subirà l’intervento americano.
Siamo sull’orlo di una guerra nucleare? Il rischio c’è. Perché i neocon hanno fatto della follia la cifra della loro proiezione globale. Tanto da non escludere, anzi, un conflitto diretto con la Russia. L’opzione apocalisse, appunto, che resta come orizzonte ultimo della loro dottrina esoterica.
Pare che il Pentagono freni, come dimostrano le parole del segretario alla Difesa James Mattis, il quale, in una conferenza stampa tenuta ieri (cliccare qui), ha affermato che gli Stati Uniti non vogliono essere trascinati nella guerra civile siriana e ha elogiato il funzionamento del meccanismo di deconflicting che ha impedito incidenti tra russi e americani durante il conflitto.
Probabile che non sia il solo generale americano a comprendere la portata della follia che si sta preparando, ma lo scontro tra tali ambiti e i neocon si annuncia all’ultimo sangue. Per questi ultimi, infatti, quella che si annuncia è una battaglia esistenziale; e a costo di non perdere sono disposti a tutto.
Come dimostra quanto si sta preparando. Dapprima l’accusa della preparazione di un attacco chimico (del quale, al solito, non vengono mostrate prove), accusa che andrà poi ad avverarsi attraverso una montatura, una delle tante di questa sporca guerra.
Il fatto che l’opinione pubblica possa avere coscienza di un artificio fabbricato ad arte per iniziare una guerra non ha la minima importanza. Anzi, rappresenta una ulteriore dimostrazione di forza degli ambiti neocon, dal momento che in questo modo dimostrano di non aver neanche bisogno di una giustificazione credibile per dare inizio a una guerra.
Frenare tale deriva si annuncia esercizio difficile. Si può solo sperare che gli uomini di buona volontà, che pure restano in Oriente come in Occidente, riescano, nonostante i forti venti contrari.
Nota a margine. Per chi non l’avesse letto, rimandiamo all’articolo di Seymour Hersh sul presunto attacco chimico portato dall’aviazione di Assad a Khan Sheikhoun (cliccare qui). Nella foto, James Mattis.