2 Agosto 2018

Ripristinato il vecchio confine Siria-Israele

Ripristinato il vecchio confine Siria-Israele
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Il generale Sergej Rudskoj, comandante delle Forze russe in Siria, ha dichiarato che Damasco ha ripreso il controllo di tutto il Sud del Paese, ripristinando la vecchia frontiera tra Siria e Israele.

Il gradimento a sorpresa del falco israeliano 

A sorpresa, lo sviluppo è stato salutato positivamente dal ministro della Difesa israeliano Avigdor Liberman: “La situazione sta tornando come era prima della guerra civile, il che significa che c’è un vero indirizzo, un responsabile e una regola centrale” (Sputnik).

Insomma, meglio i siriani che il caos. Parole che possono suonare sorprendenti data la fama di falco di Liberman e il forte sostegno accordato da Israele al regime-change siriano.

In realtà il ministro della Difesa di Tel Aviv ha più volte accompagnato dichiarazioni di fuoco a un pragmatismo di fondo, in questo in sintonia con il comando dell’esercito di Israele, meno propenso all’avventurismo rispetto ai loro leader politici.

Resta una sacca di terroristi, nascosta nel campo profughi di Rukban nei pressi dell’area di al Tanf, controllata dagli americani. Una circostanza che rivela ancora una volta le ambiguità che hanno contraddistinto la presenza americana in Siria.

Forse proprio contro tali terroristi era diretto l’attacco compiuto stanotte da un aereo dell’aviazione israeliana, notizia rimbalzata stamane sui media israeliani senza ulteriori specifiche.

Un’operazione che segue da presso un analogo bombardamento dell’IDf (Israel Defense Forces) contro i terroristi oltreconfine.

Insomma, sembra che il clima tra Israele e Siria stia cambiando, anche se restano nodi e conflittualità.

Per avere un’idea di tale cambiamento riportiamo un tweet di tal MikeAlsua (nickname che sembra appartenere a un russo) riportato nelle pagine ufficiali di twitter dell’IDF “Grazie, Israele. Uno di questi giorni la Siria restituirà il favore e attaccherà i terroristi nel vostro paese”.

L’Iran in Siria

Resta aperto il problema della presenza iraniana in Siria, che il governo israeliano vuol veder sparire. Ad oggi le forze iraniane e di hezbollah si sono ritirate di 85 Km dal confine israeliano, come da richiesta russa.

A Tel Aviv non basta, ma è evidente che comunque l’iniziativa di Mosca ha trovato tacito apprezzamento in ambito israeliano, dato il ridimensionato delle tensioni al confine.

Come è evidente che il nodo della presenza iraniana in Siria può essere risolto solo attraverso una trattativa più globale. Presumibilmente da attuarsi sulle direttrici Washington – Teheran – Mosca – Tel Aviv.

Sul possibile dialogo Usa-Iran abbiamo scritto in altra nota. Ma val la pena aggiungere  quanto riporta oggi il sito israeliano Debkafile, più che informato.

Debka riferisce l’acuirsi delle tensioni tra Iran, Israele e Stati Uniti dopo l’annuncio di un’esercitazione navale iraniana nello stretto di Ormuz.

Un tratto di mare più che strategico per il commercio globale. Con questa iniziativa Teheran fa intendere che in caso di un attacco americano si attiverà per bloccarlo.

Si tratta di schermaglie non nuove nel clima infuocato che arroventa la direttrice Teheran – Washington.

Più che interessante, invece, la conclusione della nota di Debka: “Le nostre fonti paragonano il clima relativo a un possibile vertice Usa-Iran a quello che ha portato all’incontro del Presidente Donald Trump con il leader della Corea del Nord, Kim Jong-un, a Singapore”.

“Anche quello è stato preceduto da un drammatico aumento delle tensioni belliche, mentre i preparativi per il grande evento proseguivano senza interruzione”.

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